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"Primavera di granito" di Ignazio Frogheri

di Francesca Falchi
 
 Cagliari, 1970. Scrittrice, drammaturga, poetessa, attrice. Nel 1994 si diploma alla Scuola di Teatro di Bologna diretta da Alessandra Galante Garrone. Nel 2002 si laurea con una tesi in letteratura comparata dal titolo Pasolini un angel perdido en este inferno sin esperanza de hoy. Nel 2003 pubblica con la Firenze Atheneum la prima parte della tesi nel saggio El juanero Pasolini e la Spagna. Nel 2004 consegue un Master di II livello  in Lingua e Letteratura sarda. Dal 2004 al 2005 collabora con l’Unione Sarda pubblicando un centinaio di recensioni di teatro, danza e video. Nel 2006 su invito della Medusa edizioni scrive la premessa alla prima traduzione italiana di un testo del filosofo spagnolo Ortega y Gasset dal titolo Idea del Teatro. Sempre nel 2006 vince il Premio Teramo, sezione Città di Fantasia con il racconto La peschiera. Collabora con la rivista Sardinews diretta da Giacomo Mameli, con L’Altravoce, quotidiano on-line diretto da Giorgio Melis, con Confindustria Oggi e con Teorema, rivista di cinema diretta da Bepi Vigna. Ha aperto un blog su Il cannocchiale (www.auroratomica.ilcannocchiale.it) dove dà spazio ad eventi e personaggi del “sottobosco” sardo. Nel 2007 debutta con il suo primo testo teatrale Frida che nacque due volte, messo in scena dalla compagnia teatrale Fueddu e Gestu nell’ambito della seconda edizione della rassegna Teatrinversus dedicata alla figura e all’opera di Frida Kahlo. Attualmente è direttore responsabile di Soliana, rivista di arti, cinema, poesia e letteratura fondata dal filosofo Mimmo Bua e cura l’ufficio stampa  del Ce.D.A.C., del Teatro Stabile della Sardegna e dell’Associazione Enti Locali per lo Spettacolo.
 
 
Trash!Anche la Sardegna ha il suo film trash. Forse nessuno sa che "Primavera di granito", del regista nuorese Ignazio Frogheri (in concorso nel 2004 all’Ogliastra Film Festival con Il dolore di un angelo) ha vinto, nel 2002, la prima edizione del premio istituito dal sito Golem, Un diamante nella polvere, dedicato “ai talenti oltraggiati e vilipesi”.
Lo sforzo creativo ma soprattutto il coraggio, hanno valso a Frogheri, “il cui estro e fantasia trovano in Primavera di granito piena e completa realizzazione”, l’ambito riconoscimento.
“Trash”, significa letteralmente “spazzatura”.
Secondo John Walters, il “papà” del trash cinematografico, “il cinema trash è qualcosa che ti stupisce incredibilmente e allo stesso tempo ti fa ridere, perché esso stesso ride di sé”. Tecnicamente, il cinema trash è un cinema prodotto con budget bassi, con effetti speciali di qualità scadente, pieno di sensazionalismi e provocazioni, di humor e cinismo, a volte consapevoli, a volte no.
Il progetto, “Storia segreta del cinema italiano-Italian kings of B” (padrini Quentin Tarantino e Joe Dante), presente alla mostra del cinema di Venezia 2004, ha riportato all’attenzione del pubblico una stagione del cinema italiano, definita comunemente “trash”, simbolicamente rappresentato da due registi come Enzo G. Castellari, padre del poliziesco anni 70’, (La polizia incrimina, la legge assolve), e Ruggero Deodato, che con il suo Cannibal Holocaust è diventato il capostipite dell’horror trash.
 
La Fenech degli anni d'oro del trash italianoIl cinema trash italiano si articola in quatto filoni principali, il più famoso dei quali è quello erotico di Bombolo, Alvaro Vitali, Lino Banfi, Renzo Montagnani, Edwig Fenech, Gloria Guida, Nadia Cassini.
C’è poi il genere spaghetti-western di Spencer ed Hill, di Franco Nero, del regista Sergio Sollima (autore di una trilogia in cui Tomas Milian,  interpreta il ruolo di Cuchillo, un peon scanzonato, abilissimo lanciatore di coltelli), genere che ha formato registi come Deodato e Bava (rappresentanti del filone horror) e Castellari.
Quest’ultimo, insieme a Marino Girolami (regista di Roma violenta, con Maurizio Merli), Mario Caiano (che ha diretto Vittorio Mezzogiorno in Milano violenta) e Bruno Corbucci (indimenticato regista dei film del commissario Nico Giraldi, alias “Er Monnezza”, il personaggio interpretato da Tomas Milian, entrato a far parte dell’Enciclopedia Treccani), hanno dato vita al filone poliziesco anni 70’ (vedi il sito www.pollanetsquad.it, che fornisce una panoramica amplissima in fatto di film, registi e attori protagonisti del genere).
 
Primavera di granitoE proprio ai film polizieschi anni 70’ sembra rifarsi Primavera di granito, con le sue Panda e le sue Peugeot 205 (al posto delle Alfa e delle Citröen),  film d’esordio di Ignazio Frogheri, divenuto un cult del genere trash Made in Sardinia.
Datato 2000 e girato a Nuoro, il film, grazie ad un frenetico passaparola, ha spopolato nell’isola dei bronzetti e del porchetto: come nella migliore tradizione del Rocky Horror Picture Show, gruppi di persone dotate di prodigiosa memoria assistono periodicamente alle vicende di un gruppo di delinquenti locali, “Carezza”, “Mozzicò” e “Whisky”, supportati economicamente dalla studentessa-prostituta Serena ed invischiati in una vicenda di vendita di droga da Monsieur Leblanc (misterioso personaggio dotato di un accento franco-nuorese irresistibile).
Vengono coinvolti nella vicenda un figlio di papà, Sergio, che viene ucciso perché a conoscenza dei particolari di una rapina ad una “Punto” portavalori (ma non si usano i furgoni?) e la sua fidanzata, la candida Vittoria, che si trasforma in una “Nikita” barbaricina, con minigonna e tacchi a spillo, per vendicare l’uccisione di Sergio e lo stupro subito da Johnny, lussuriosa e “granitica” (da qui il titolo…) guardia del corpo di Leblanc.
 
Primavera di granitoIn una girandola di avvenimenti, emergono alcune scene cult che rendono il film di Frogheri primo (e speriamo non ultimo) esempio di trash poliziesco sardo.
Sono nell’ordine:
lo scippo alle poste di Nuoro (le cui scale antistanti si ritirano magicamente come le acque del Mar Rosso…) , compiuto a bordo di un vespino, ai danni di un incauto vecchietto;
la tentata rapina al porta valori, aspettando il puntuale bisognino (sempre alla stessa ora, sempre sullo stesso albero, manco fosse il Big Ben..) della guardia giurata;
l’assassinio di Johnny da parte di Vittoria (preceduto dallo spogliarello di Serena in stile Crazy Horse “de’ noatri”), in perfetto equilibrio sui tacchi (ma come fa?);
la morte di Monsieur Leblanc schiacciato da un blocco di marmo (ma il granito che fine ha fatto?), con schizzo splatter di sangue sul bianco della pietra.
 
Cosa ne direbbe Quentin?L’inevitabile happy-end (con l’imperdibile cameo del vescovo di Nuoro) fornisce una bizzarra morale: i delinquenti si redimono, trovano lavoro e amore,  mentre i buoni, o finiscono stecchiti o diventano assassini.
I fans accaniti aspettano trepidanti il glorioso giorno in cui anche il talento di Frogheri verrà portato alla luce dal genio riconosciuto di Quentin Tarantino ed invocano sulla sua testa una pioggia di soldi come le rane bibliche delle piaghe d’Egitto (legge sul cinema permettendo..).