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Sicilia

Ciak Sicilia!

Tante e svariate le produzioni al nastro di partenza, in corso o in previsione in Sicilia, ad opera di autori locali ma anche provenienti dall'estero. Merito soprattutto della propulsione data dalla Film Commission regionale, che in pochi anni di attività ha già permesso l'allestimento di prestigiosi set. di Massimo Arciresi

Giuseppe TornatoreIl momento è particolarmente favorevole per girare un film in Sicilia. Non già per una di quelle periodiche e purtroppo passeggere mode che nell'ultimo decennio hanno puntato i fari di volta in volta sulla Puglia, sulla Sardegna, sulla Campania o sul Piemonte, e neppure per un ritorno a quell'indignato e glorioso cinema d'impegno civile che in passato ha condotto ripetutamente nell'isola maestri quali Rosi o Damiani.

Giusto per intenderci: gli annosi e incancreniti problemi legati al vergognoso fenomeno criminale comunemente conosciuto sotto il nome di mafia ci sono ancora, fortunatamente li si combatte con un po' più di convinzione di prima ma vanno costantemente additati, impugnati e risolti senza sconti, e sarebbe un errore scordarsene al cinema (purché si varino gli schemi troppo consolidati, come per esempio prova a fare La siciliana ribelle di Marco Amenta, recentemente visto al Festival di Roma). Però emerge di prepotenza la volontà, anche per un senso di rivalsa, di rivolgere lo sguardo altrove, verso realtà - almeno apparentemente - incontaminate. La Sicilia Film Commission, guidata dall'esperienza di Alessandro Rais, si propone, tramite oculate erogazioni, di invogliare per l'appunto coloro che, siciliani e no, desiderino utilizzare alcuni degli splendidi scenari a disposizione nell'isola (valorizzandoli, ovviamente, ma senza scadere nella cartolina ostentata a tutti i costi) per raccontare le loro storie.

Palermo ShootingSe Rosso Malpelo di Pasquale Scimeca, ambientato nel catanese, e La Terramadre di Nello La Marca (realizzato a Palma di Montechiaro, provincia di Agrigento, in attesa di adeguata distribuzione) si concentravano, pur parlando di sentimenti universali, su situazioni tristemente localizzate (il lavoro minorile, l'emigrazione in guisa di sola via di fuga dalla povertà cronica), il già discusso e in uscita a breve Palermo Shooting di Wim Wenders (vicenda di un fotografo tedesco in crisi che dopo essere atterrato nel capoluogo per lavoro decide di trattenervisi), visivamente ricco e decurtato di una ventina di minuti dopo la proiezione cannense, e il prossimo L'aquilone sul vulcano, progetto coltivato da Antonioni che svilupperà sua moglie Enrica, anelano a un respiro internazionale. Ma non sono i soli.
L'imbroglio nel lenzuolo del messicano Alfonso Arau narra delle meraviglie destate dall'arte cinematografica ai suoi albori, e può contare su un cast che annovera, fra i tanti Maria Grazia Cucinotta, Anne Parillaud e Ernesto Mahieux, mentre il documentario Tony Scott, dedicato all'omonimo musicista, rivela il lato melomane di Ciprì e Maresco (e del medesimo genere possiamo citare Mille chitarre di Mario Bellone e Matar es mi destino di Giovanni Massa). Più “italici” si annunciano Sottovento di Roberta Torre e L'ultima estate di Eleonora Giorgi (titoli provvisori). Ma non sono che alcuni dei lungometraggi finanziati dall'ente.

Ficarra e PiconeE al di fuori di esso? Due sembrano le operazioni di maggiore rilievo. Una è senz'altro Baaria (ovvero Bagheria) di Giuseppe Tornatore, che però sta utilizzando in buona parte set tunisini; fra i numerosi divi in cartellone, Bellucci, Bova, Lo Verso, Lo Cascio, Gullotta, Salemme, Frassica, i fratelli Fiorello, perfino Aldo del trio e Ficarra & Picone. E proprio questi ultimi stanno completando a Catania, con l'aiuto dietro la macchina da presa di Giambattista Avellino, la commedia La matassa, atteso per marzo, che promette di bissare l'exploit al botteghino del precedente Il 7 e l'8.

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