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Percorso

La caverna isolana di Platone

di Kenneth Scicluna
La vecchia capitale di MdinaA Malta non ci sono cineasti.  Ci sono pescatori, scrittori, traduttori, fotografi, giornalisti.  C’è chi fa pubblicità, c’è chi fa il tenore.  Una fa l’insegnante, l’altra fa il centranilista con una banca internazionale.  Tutti questi hanno girato un corto o due, grazie ad una coincidenza rara tra buone stelle, tempo libero e l’arrivo di qualche benefattore.
La volontà c’è.  Sin dagli anni cinquanta, il "Malta Cine Circle" (Circolo Cinematografico Maltese) organizza un festival annuale, internazionale, di cortometraggi, che ne attira di tutti i colori. 
Un altro festival, germinato qualche anno fa dal nucleo Kinemastic (con un maggiore apprezzamento estetico), si è sviluppato in una serie di eventi culturali, che spuntano qua e là durante l’anno e  celebrano il corto in tutte le sue varie forme.  E' di  oggi la notizia che  è stato annunciato un ulteriore festival per cortometraggi, in programma, in modo virtuale, su uno dei canali televisivi (per una popolazione di 400,000 persone, qui c’è un abbondanza di ben sette canali).

Ben Stuart in un fotogramma de Il problema è che la rapresentanza maltese in queste manifestazioni è sempre ridottissima.  Non è una percentuale scientifica, tra i concorrenti ogni anno la figura non supera il 15%  rispetto alla maggioranza.

E la domanda nasce spontanea.  Cos’è che spinge noi maltesi indietro? Perché  le nostre mani sono troppo pesanti a scrivere, a prendere una macchina da presa e girare?  Trovare i soldi, sì, è un problema. E' un' apatia culturale che ci stordisce e ci impedisce di pensare al cinema come forma d’espressione. 
Per migliaia di anni abbiamo trovato le sagome sulla parete della nostra caverna, adeguatissime alle nostre menti tenute chiuse dall’impossibilità di pensare independentemente.  Sì, ci sono i pochi che son scappati, nessuno di loro si è riuscito a convincere gli altri a tentare, almeno, di creare nuove sagome.  Di rompere le catene per, se non uscire dalla grotta,  poter ballare di fronte al rogo eterno.

Prima dell’arrivo di Kinemastic, un amico organizzò un piccolo festival privato, per proeittare sei corti realizzati da noi, altri amici suoi.  Incredibilmente, in un' isola così piccola, non sapevamo niente delle opere altrui.  Ancora più interessante, ma meno incredibile, era il fatto che in un modo o l’altro, tutti i corti parlarono di morte. 
Il Forte di Sant'Angelo, nel porto di La VallettaTutti avevamo sentito il bisogno di esporre il cancro artistico, stabilitosi nell’animo maltese.

La speranza c’è sempre.  Il governo, quest’anno, ha dato via ad un fondo sperimentale per cortometraggi, se gli incontri tenuti offrono qualche indicazione, il numero di partecipanti dovrebbe essere incoraggiante.  Però i soldi da soli non bastano. L'unica struttura educativa che insegna il cinema come forma d’arte è l’università.  Se gli studi cinematografici non entrano nelle scuole minori, accanto alla letteratura, alla musica, alla pittura, non ci saranno mai cineasti maltesi, sapienti del linguaggio cinematografico, che potrebbero aumentare la coscienza culturale maltese.


HUNTER di Edward Said (2005).
 
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