La caverna isolana di Platone
La volontà c’è. Sin dagli anni cinquanta, il "Malta Cine Circle" (Circolo Cinematografico Maltese) organizza un festival annuale, internazionale, di cortometraggi, che ne attira di tutti i colori.
Il problema è che la rapresentanza maltese in queste manifestazioni è sempre ridottissima. Non è una percentuale scientifica, tra i concorrenti ogni anno la figura non supera il 15% rispetto alla maggioranza.
E la domanda nasce spontanea. Cos’è che spinge noi maltesi indietro? Perché le nostre mani sono troppo pesanti a scrivere, a prendere una macchina da presa e girare? Trovare i soldi, sì, è un problema. E' un' apatia culturale che ci stordisce e ci impedisce di pensare al cinema come forma d’espressione.
Prima dell’arrivo di Kinemastic, un amico organizzò un piccolo festival privato, per proeittare sei corti realizzati da noi, altri amici suoi. Incredibilmente, in un' isola così piccola, non sapevamo niente delle opere altrui. Ancora più interessante, ma meno incredibile, era il fatto che in un modo o l’altro, tutti i corti parlarono di morte.
La speranza c’è sempre. Il governo, quest’anno, ha dato via ad un fondo sperimentale per cortometraggi, se gli incontri tenuti offrono qualche indicazione, il numero di partecipanti dovrebbe essere incoraggiante. Però i soldi da soli non bastano. L'unica struttura educativa che insegna il cinema come forma d’arte è l’università. Se gli studi cinematografici non entrano nelle scuole minori, accanto alla letteratura, alla musica, alla pittura, non ci saranno mai cineasti maltesi, sapienti del linguaggio cinematografico, che potrebbero aumentare la coscienza culturale maltese.