Percorso

Wall-E di Andrew Stanton

 di Massimo Melis

Wall∙E è un robottino compattatore di rifiuti solidi urbani. Da 700 anni compatta e accumula parallelepipedi di immondizia, disegnando il nuovo sky line di una metropoli in un mondo in cui gli esseri umani sono oramai estinti da secoli.
Wall∙E da perfetto “Travet” del futuro monta e smonta dal lavoro con il salire e scendere del sole, si porta dietro la sua gavetta in cui mette alcuni  degli strani oggetti quotidiani appartenuti agl’uomini , e la notte torna a dormire nel suo container insieme alla sua unica amica, una blatta indistruttibile.
Questa routine viene interrotta dall’arrivo di Eve, un robot supertecnologico potentissimo che con la sua etica ferrea, farà innamorare il nostro Wall∙E ; trascinandolo in un odissea strabiliante, sino a diventare, suo malgrado, il leader di un gruppo di robot freak, svirgolati, fuori di transistor, sulla nave madre che tiene in crociera nello spazio, gli ultimi esseri umani, in attesa di un nuovo mondo in cui vivere.
Questo ultimo lavoro di animazione della Pixar è un vero gioiellino, una chicca per i cinéfili appassionati di fantascienza . Il film riesce ad essere poetico , divertente, impegnato con una leggerezza invidiabile. Le citazioni sono tantissime, da Alien (Wall∙E che si allontana dalla nave madre dentro la capsula di salvataggio) a E.T., da Guerre stellari (Wall∙E si esprime come il robot non antropomorfo di Guerre Stellari, R2-D2) all’immenso 2001 Odissea nello spazio di Kubrick , fra tutti, il più omaggiato dagli sceneggiatori.
Una delle strategie vincenti di questo film è stata quella di non dare ai protagonisti, ( robot /uomini ) i volti di attori famosi per creare una facile e sterile identificazione che sfrutta solo la moda o l’attore del momento, ma dare ai robot sentimenti universali, e dotarli di un etica propria, di una serie di valori che danno spessore ai personaggi e ne condizionano le azioni.
 
Wall∙E è piccolo , imbranato, combina guai, fa tenerezza per la sua dolcezza , fa ridere  per la sua comicità involontaria, ma   ragiona come una macchina ( la scena del cucchiaio-forchetta è esemplare), lo stesso fa Eve implacabile nella sua determinazione nel seguire la sua “Direttiva”come solo gli esseri di sesso femminile sanno essere.
Ma c’è di più , c’è Asimov  con le tre leggi della Robotica,  c’è Blade Runner, c’è uno spassoso e terribile HAL 9000 che compare in tutti i ritratti dei capitani succedutosi al comando della astronave madre, sempre più obesi per la totale inattività fisica, svolta totalmente dalle macchine.
La prima mezz’ora di film è muta, attraverso la magia delle immagini (l’ unico sonoro è costituito dalle canzoni di Hellò Dolly), noi respiriamo Poesia, in mezzo all’ unico tappeto di immondizia che avvolge la Terra.
La cura per i dettagli è maniacale, piccole cose che apparentemente scorrono veloci sullo schermo non immediatamente registrate, come lo sfocarsi delle lenti della macchina da presa , fanno dimenticare che si è in un film d’animazione, in cui non possono esserci gli effetti tipici delle riprese reali. Un punto di non ritorno per l’animazione digitale.
In questo film potè più la sceneggiatura della regia, i tempi, i ritmi, i colpi di scena, i momenti romantici, l’azione sono al servizio dei personaggi, totalmente.
Quando Wall∙E  galleggia nello spazio con Eve, nelle orecchie risuonano le note del valzer di Strauss.
 
La recensione di Elisabetta Randaccio: Wall-e
Powered by CoalaWeb

Accesso utenti e associazioni