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Frammenti di uno specchio nel mare

Un suggestivo viaggio attraverso le coste del Mediterraneo, alla scoperta di ciò che differenzia i popoli, ma anche di ciò che sorprendentemente li accomuna. Uno studio mediato da due obbiettivi: quello del filmmaker siciliano Salvo Cuccia e quello del fotografo corso Antoine Giacomoni. di Massimo Arciresi

Salvo CucciaLa nuova fatica di Salvo Cuccia, regista palermitano, classe 1960, che preferirebbe non essere definito documentarista tout court, votato a uno sperimentalismo formale dettato non da ambizione ma da genuina curiosità e che può già vantare numerose soddisfazioni nazionali (per esempio, la trasmissione di sue opere sulla tv generalista) e internazionali (la partecipazione a Locarno del corto “La cena informale”, con Vincent Schiavelli, o l’apprezzamento di Martin Scorsese al Tribeca Film Festival della sua ricognizione sul conterraneo Vittorio De Seta, “Détour De Seta”), è stata presentata in anteprima nella sua città alla fine di novembre, ed è tuttora felicemente avviata verso una diffusione catodica e in dvd.

S’intitola appropriatamente “Fuori rotta”, è stata realizzata con la collaborazione della pionieristica Soprintendenza del Mare della Regione e si propone come un’esplorazione irregolare, quasi errabonda lungo le coste mediterranee (punteggiata dagli interventi recitati del formidabile attore iracheno Yousif Latif Jaralla), alla quasi stocastica ricerca di tratti storicamente e culturalmente comuni fra le popolazioni che le abitano, indagando di sbieco sulle ragioni di allontanamenti, scontri, problematiche interne.

TangeriNe vien fuori un originale e scomposto road movie melodiosamente multilingue (oltre a Francia e varie località sicule, si toccano la Spagna, il Marocco e l’Albania), tra la dissertazione e il ritratto. E non è un risultato da poco: il viaggiatore “pedinato” da noi spettatori è Antoine Giacomoni, prestigioso fotografo corso reduce da una temporanea cecità (sventura a lieto fine che gli permette di usufruire di quei “nuovi occhi” che Voltaire giudicava essenziali nell’intraprendere un vero viaggio), inventore del mirror-concept, una speciale sessione nella quale ogni soggetto – nel passato professionale del nostro alcune importanti rockstar come Nico o i Sex Pistols, nel lavoro di Cuccia le persone, celebri o meno (poeti e pescatori, botanici e musicisti, cineasti e maestri sufi), che incontra e intervista – viene immortalato di fronte a uno specchio contornato da lampadine. Un modo per mettere a nudo e contemporaneamente, nel caso particolare, evocare antiche reminiscenze etniche, frantumare le immagini per confrontarne i cocci e portare alla luce qualche misterioso affratellamento.