Percorso

"Valzer con Bashir" di Ari Folman

di Elisabetta Randaccio

Valzer con Bashir

Lo si appellerà ancora, con una certa sufficienza, “cartone animato”, genere destinato ad allietare l'infanzia o gli adolescenti di ritorno? Dopo l'opera di Ari Folman, crediamo proprio di no. “Valzer con Bashir” , infatti, annulla definitivamente qualsiasi stereotipo sull'arte dell'animazione, semmai ne mostra, se ce ne fosse bisogno, la straordinaria libertà estetica e di espressione che la caratterizza.

Il regista Ari Folman aveva solo diciannove anni quando si arruolò nell'esercito israeliano nei giorni del devastante conflitto libanese degli anni Ottanta. Fu testimone di una delle pagine orrende e vergognose della storia contemporanea: l'inutile e feroce massacro avvenuto nei campi profughi palestinesi di Sabra e Shatila. Di questo orrore la sua mente cancellò il ricordo per difendere l'equilibrio psichico, per non mettere ossessivamente in correlazione le memorie narrate dai genitori su Auschwitz e le scene di morte e efferatezza, avvenute in Libano, così simili a quelle nelle dinamiche e nel sangue. Dopo vent'anni, Folman sente la necessità di ricostruire a qualunque costo i fatti, i volti, i luoghi distorti dall'istinto di sopravvivenza e presenti costantemente a livello inconscio in sogni simbolici e angosciosi. Il film risulta essere un viaggio terapeutico nella paura della memoria attraverso una tecnica di animazione mista, assai efficace e una sceneggiatura perfetta, che riesce a saldare il percorso psichico, l'analisi storico politica attraverso le esperienze di testimoni, allora giovanissimi, e una tensione emotiva che si scioglie con la rievocazione della “scena primaria” finale, dove il disegno lascia spazio alle immagini reali realizzate nell'inferno dei campi da un noto reporter israeliano. "Valzer con Bashir” cita nell'immaginario di guerra “Apocalypse now”, “Full metal jacket” e “Platoon”, approfondendo con chiarezza la patologia delle vittime e dei carnefici. Uscito casualmente (purtroppo) in un momento in cui il conflitto in medioriente si è riacutizzato violentemente con i soliti “effetti collaterali” di troppe morti civili, l'opera di Ari Folman ci aiuta a comprendere la realtà, ma commuove fortemente e, senza un filo di retorica, ci aiuta a capire come le guerre siano sempre e comunque feroci e inutili.

Powered by CoalaWeb

Accesso utenti e associazioni