Percorso

"Beket", scommessa vinta

Applausi: al regista, agli attori, alla provincia del medio campidano e anche ai comuni dell'alta Gallura. Perché qualche volta, i complimenti, ce li meritiamo anche noi. Noi sardi, s'intende. di Donatella Percivale
 
Davide Manuli sul setRaramente le buone notizie, cinematograficamente parlando, riguardano anche la nostra Sardegna. Poco urlate, certo, poco pubblicizzate, decisamente mal vendute, però assolutamente concrete. "Beket", scritto e diretto da Davide Manuli (uno che ha studiato all'Actors Studio di New York e ha fatto da assistente ad Al Pacino), film vincitore del Premio della Critica Indipendente a Locarno, esce venerdì nella sale di tutta Italia.
Sua opera seconda dopo "Girotondo, giro attorno al Mondo", che lo ha portato all’attenzione della critica, è una rilettura assolutamente originale e visionaria di "Aspettando Godot" scritto da Samuel Beckett ed interpetato, fra gli altri, da Fabrizio Gifuni, Roberto 'Freak' Antoni, leader degli Skiantos, e da Paolo Rossi.
La notizia in sè, a parte la bella soddisfazione per Manuli, che dopo tanto girovagare finalmente batte cassa, non ha niente di così eccezionale. Tranne che per un piccolo elemento che a noi di Cinemecum interessa alquanto. "Beket" (Il 23 gennaio, alle 21,  la prima del film al Sant'Eulalia di Cagliari, interverrà il critico Sergio Naitza e il regista Giovanni Columbu, presenti anche il regista Davide Manuli e l'attore Luciano Curreli. Il film resterà fino al  21  febbraio)  è stato quasi interamente girato in Sardegna.
 
Sul set di Non la Sicilia, la Puglia, il Piemonte o l'Emilia Romagna ma proprio la nostra Sardegna. E c'è di più: prodotto da Bruno Tribbioli e Alessandro Bonifazi per la Blue Film, in associazione con la Shooting Hope Productions di Davide Manuli, il film è una scommessa finalmente vinta anche dalla Provincia del Medio Campidano che l'ha sostenuto finanziariamente assieme all’Unione dei Comuni dell’Alta Gallura, del Delphina Hotels & Resorts, di Cocoon Art e di Gianluca Vassallo. Segno che qualcosa si muove. Che non dobbiamo sempre guardare fuori dai  nostri confini per vedere dei bei progetti realizzarsi e poi riscuotere anche degli importanti premi. Talvolta, un po' di buon senso, buona volontà, capacità di organizzazione e un pizzico di rischio possono proiettare l'immagine della nostra isola negli occhi di migliaia e migliaia di spettatori. Complici un buon film e quintali di professionalità, si'ntende. Perché sarà bello vedere quel bravo attore di Gifuni muoversi tra i paesaggi surreali del campidano e chissà che magari qualcuno avrà voglia di saperne di più su questa nostra stranissima isola e si organizza pure un bel viaggio in Sardegna.
 
Le riprese di E magari qualche produttore guardando il film, scopre che sono proprio quelle le location che stava cercando da anni e che non sarà costretto ad andare a girare in Africa, in America, o in Australia, perché un deserto di fottuta sabbia gialla, con le dune e le palme e i gigli selvatici che arrivano a sfiorare il mare lo trova anche qui, a solo un'ora di volo da Roma. E già...

Invitato e premiato in diversi altri festival nazionali ed internazionali (a Sulmona ha ricevuto il Premio Speciale della Giuria e a Siena il Premio della Critica), Beket racconta la storia di Freak e Jajà, che, come Vladimiro e Estragone, si trovano in una terra di nessuno, senza data nè tempo. I due protagonisti si incontrano ad una fermata del bus nel bel mezzo del nulla (avete presente il cuore del nuorese?), senza appunto conoscersi. Il bus arriva, arriva, arriva ma alla fine non si ferma. E’ il bus che porta a Godot, il Dio che si manifesta al di là della montagna sotto forma di armonia musicale. E avendo perso il bus, Freak e Jajà decidono di andare a cercarlo a piedi. E per farlo, guarda un po', si attraversano proprio il nostro paradiso.
 
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