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Percorso

"Redacted" di Brian De Palma

di Sergio Scavio
 
RedactedInauguro questa rubrica, che prova a cimentarsi nell'articolato mondo del home video digitale, con una storia eccentrica. E' infatti capitato uno strano caso dopo la Mostra del cinema di Venezia 2007: il vincitore del premio alla miglior regia, l'irrefrenabile Brian De Palma, prova a vendere un suo film in Italia, come fa con regolarità da decenni. Fatto raro,quasi unico per l'autore, il film non ha acquirenti per le sale e dopo poco viene dirottato nel mercato dell' home video acquistato da Medusa e comprato da Sky Italia per il satellite. Che vuol dire tutto ciò? A dirla tutta, il mercato, spesso carnefice della qualità, è anche curiosamente indice della forza eversiva che un film può o meno avere: un film che prova a mettersi in crisi, cercando di spostare il discorso sull'immagine,  verrà ignorato con ottime probabilità in primis dai distributori. "Redacted" da subito si presenta come un film ortodosso e  respingente, distante dall' ultima traballante prova di De Palma, "The black Dhalia", avvolgente come solo il De Palma's touch sa essere, e tremendamente esile come a volte capita alle pellicole del regista.
Da subito, scientificamente direi, la pellicola  abbandona la via del coinvolgimento  narrativo: il soggetto è pressoché il clone di "Vittime di Guerra", altro film bellico dello stesso autore del 1989, e non si discosta molto da tanti altri racconti medi e mediocri sui grandi conflitti del '900. Nell'ultima campagna di guerra in Iraq degli Stati Uniti, una truppa di servizio in un check point vive in maniera autistica la routine di una guerra senza nemico.
 
Sul set di RedactedIl torpore della gang viene sconvolto da un raid punitivo e cieco nei confronti di una inerme famiglia irachena. Sostanzialmente, tutto qua. La sfida, di poetica e di  sostanza politica, è evidentemente su un altro territorio, maggiormente proprio al cinema di De Palma, ossia quello dell'immagine e della sua identità, nelle sue modificazioni e potenze. Il film scivola via su vari supporti e schermi, alternandosi in una ipotetica “ripresa continua e occulta”:dalle piccole camere digitali dei soldati al documentario francese, dalle camere di controllo ai siti internet, dalla TV irachena alle televisioni europee. La presunta oggettività delle immagini, casuali e spesso rubate, viene subito smentita in nuce dagli stessi autori,che diventano portatori del nuovo credo depalmiano. Nel primo dialogo tra i soldati Salazar, giovane studente di cinema che vuole documentare i fatti,sostiene di “dire le cose come stanno”; McCoy,caporale ed istanza coscienziosa del film, gli ribatte  “dici le cose come stanno o come vuoi che siano?”.
 
RedactedInsomma, per De Palma, come per Bergson, la mappa non è il territorio, le immagini non sono la realtà ma sempre e comunque una sua interpretazione  e dunque ogni esperienza è soggettiva. Il ruolo dell'immagine, digitale in primis, è dunque quella di creare coercizione nello spettatore, che si abbandona in fiducia al media, unica forma di esperienza sulle cose. Ma come si può raggiungere la verità sui fatti se non c'è mai esperienza diretta? Il percorso, peraltro non nuovo per la cinematografia americana (pensiamo a "La conversazione" di Francis Ford  Coppola) è irto e non facilmente risolvibile, e forse De Palma neanche prova ad arrivare alla meta; di certo propone uno status quo e una strada a questo alternativa. Dal fatalismo dello spettatore dall'essere costantemente ripreso, senza poter essere protagonista e senza poter percepire la verità, la via possibile per l'autore è quella della riflessione artistica, in film o in letteratura poco conta. Come per l'unico libro presente nel film, rivelatore della violenza compiuta sulle giovani irachene da parte dei soldati americani, l'arte ha forza veggente, e interpreta attraverso le sue storie il presente per il futuro.
 
RedactedMa, sopratutto, permette un controcampo ad un immagine senza corrispettivi. Per dirla come Debray, “la morale è l'altro. Se l'altro sparisce, come può esserci ancora una morale concepibile?” E Redacted, con coraggio, mostra l'altro, il sommerso, il materiale non redatto, pre-confezionato. Tutto questo nel mercato in “controcampo” a quello cinematografico, il DVD, che per nostra fortuna ci restituisce un film magmatico, a volte eccessivamente programmatico, di certo importante e da vedere. Buoni gli extra, con un ”dietro le quinte” e delle interviste a dei rifugiati politici.
 
 


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