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Percorso

"E venne il giorno" di M. Night Shymalan

 di Sergio Scavio
Cosa sta al varco dopo la paura globale, dopo gli attentati sofferti e provocati? M. Night Shymalan prova a dare una risposta con "E venne il giorno", pellicola già nel titolo sospesa. Il regista indo-americano cammina sicuro su strade già battute da sé stesso e da altri registi dalla guerra fredda in poi o, volendo fare i leziosi, dalla Repubblica di Weimar in su, con tutte le morbosità e gli incubi del periodo. Difatti, con un bruciante prologo echeggiante "Il gabinetto del dottor Caligari", il film penetra e si invischia nei gangli delle fobie contemporanee ( forse più dei registi che del popolino comune): gli Stati Uniti, iniziando significativamente da New York, rischiano di essere sterminati da un “virus dei suicidi”. Accadono infatti con gran mistero, in vari luoghi della città e via via nel nord-est americano, una serie di suicidi di massa, apparentemente senza cause precise. Da lì il caos e l'odissea di una giovane coppia, che prova a scappare e contemporaneamente a comprendere le ragioni dello sterminio, forse determinato da una ribellione della natura contro l'arroganza umana. Da soggetti del genere Hollywood ha sempre tratto ispirazione, in particolare all'interno del filone catastrofista, che ha da poco prodotto un film affine come Io sono leggenda.
E venne il giorno"E venne il giorno" ha però, rispetto all'ultimo film citato, un sotto testo più raffinato, volto al confronto tra scienza e natura e al cortocircuito che si potrebbe verificare tra le due categorie, e alle paranoie collettive legate alla pratica del terrore da agenti esterni senza volto, senza immagine. Shymalan, come detto prima, non è mai stato lontano da certi temi,che vengono in questo film amplificati. La paura senza identità, il disastro incombente e che però mai arriva, l'impotenza del razionale verso certi eventi sono spesso costitutivi del cinema del regista. In "E venne il giorno" non si sa cosa, quando e dove temere. Si sa solo che la pena, di portata biblica, è straziante: il corpo si giustizia da sé, non c'è altro campo, metaforicamente, che quello dell'autodistruzione. La scienza non offre soluzione: uno dei protagonisti, un matematico, muore ben prima della metà della pellicola. Lo scientismo è in difficoltà, non ci sono teorie di sostegno e percentuali precise da dare, quando si prova ad ipotizzarle vengono poi smentite dai fatti.
E venne il giornoUnica arma di sopravvivenza concessa, che poi si rivelerà efficace, sarà l'affetto e la comprensione senza giudizio sull'altro, sulla natura, sulla morte. Su certe basi di comprovata efficacia, così attuali in questa nuova epoca del terrore, fare un buon film non è complesso, le fondamenta sono solide e con un buon artigianato la prova potrebbe essere superata senza sudare. Eppure, nonostante il buon materiale, Shymalan riesce a produrre un film mediocre e irritante. E' buona cosa, per vedere il positivo di E venne il giorno, rileggersi "Rumore bianco" di De Lillo. I temi, sostanzialmente identici (nel libro una misteriosa nube chimica minaccia la comunità americana e turba irrimediabilmente il protagonista) sono la base di partenza potente su cui poggiano le due opere, seppur con venticinque anni di differenza, (il libro di De Lillo è del 1983). Ma la tensione nichilista, la calma descrizione di una apocalisse ormai inevitabile che arricchiscono il libro e che vorrebbero costituire il film vengono lasciati per strada da Shymalan, che preferisce rimanere nell'epidermide, nel guscio della narrazione, distraendosi troppo spesso dall'obbiettivo ricercato.
E venne il giornoLa vicenda si trascina dietro lo stesso clichè (la natura misteriosamente minaccia l'uomo che per salvarsi deve isolarsi), diventando meccanica e francamente prevedibile, sorretta un sub-plot, la storia d'amore dei protagonisti che recuperano l'intesa nelle difficoltà, di un'imbarazzante banalità. Insomma, se le perplessità alla visione sono parecchie, queste vengono abbondantemente confermate dando uno sguardo ai ricchi extra del DVD. E' infatti curioso vedere nel backstage come Shymalan si danni alla ricerca di crudi effetti per far diventare il film cruento, per poi tagliare delle sequenze, peraltro presenti negli extra, sostenendo che non rientra nel suo stile mostrare troppo, in realtà per motivi di censura (il film con i pezzi tagliati sarebbe stato vietato ai minorenni, portando un danno economico rilevante). Insomma i possibili presupposti della pellicola, il terrore senza volto, la catastrofe incombente, la natura matrigna e l'auto-distruzione umana, temi post-atomici ma sempre efficaci, vengono annacquati colpevolmente in un esile film, che vorrebbe ma non è.


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