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Film Consiglio

"The Wrestler" di Darren Aronofsky

Il consiglio di Elisabetta Randaccio

''The wrestler'', locandinaL'universo dei perdenti, dei loser, degli antieroi che attraversano e vivono un'America di seconda mano, ha prodotto le più strazianti e belle pagine sia della letteratura che del cinema USA. I pugili suonati e i gangster morituri di Hemingway, i contadini falliti di Steinbeck, gli avventurieri destinati al crollo esistenziale di London come pure i personaggi dei film di Huston, Schatzberg, Eastwood, solo per citare qualche nome, ci hanno da sempre riconciliato con l'immagine di un'America oppressa da lustrini e dollari, da happy end fasulli e da sogno a tutti i costi. E' abbastanza sorprendente che un regista anomalo come Darren Aronofski, proveniente da un film insopportabile -“The fountain. L'albero della vita” -, si sia dedicato a un film-novel, dove l'anima della sceneggiatura sia un uomo che troviamo già sconfitto: dagli anni, dagli errori personali, da un fisico provato per l'assunzione di troppo alcool e agenti dopanti. Infatti, The Ram, l'Ariete è un “vecchio” wrestler, con una vita sospesa ai margini della strada. Spesso è costretto a dormire in macchina, a scaricare qualche cassa al supermercato il fine settimana; l'unica sua forza sono i “combattimenti” e i suoi “avversari” con cui pianifica le lotte, pur ricche di sangue e di colpi bassi, che tanto eccitano un pubblico di esaltati, da circo romano, desideroso di sfogare aggressività e rivincita sublimanti vite mediocri e frustrate.
''The wrestler''Aronfsky ci presenta il suo eroe per i primi cinque minuti senza mostrarne il volto. Lo segue di spalle con la camera a mano, con primi piani su un corpo che è il centro del film: corpo ultima merce possibile per l'uomo da esibire e vendere in un girone assai infimo della società dello spettacolo.
Il corpo di Randy, ma anche quello di Cassidy, la spogliarellista quarantenne (bellissima, comunque) che lavora in un locale “per soli uomini”. Anche la sua carne è all'asta e, così, i personaggi, sembrano incontrarsi attraverso un destino di mercificazione, conservando, però, una minima dignità vittimistica che li fa ancora sentire degli esseri umani disposti a lottare per la sopravvivenza e per un po' di serenità. Il plot potrebbe essere simile ad altri racconti del genere, ma è girato con un'originalità di taglio, con una scelta delle location fantastica, che universalizza la storia, per quanto profondamente americana sia.
''The wrestler''Aronfsky sceglie, poi, una fotografia sgranata, sporca, per rendere adeguatamente la realtà descritta. Ovviamente, il film non avrebbe nessun senso se non ci fossero due interpreti toccati dal dio degli attori, cioè Marisa Tomei e, soprattutto, Mickey Rourke. Detto quanto la versione italiana, ancora una volta, non renda le sfumature della recitazione dei due interpreti, la coppia è perfetta, esemplare nel dosaggio dei toni e delle sfumature psicologiche. Impossibile non identificare Randy e la sua discesa agli inferi con lo stesso Rourke, uno degli attori più importanti, geniali che, tra la fine degli anni ottanta e i novanta, ha lavorato con grandi registi e ci ha donato personaggi straordinari. Liliana Cavani, che lo volle testardamente nel “Francesco” del 1988, sottolinea come Rourke venga da una scuola di recitazione di New York tra le più prestigiose e come sia professionale, appassionato nel suo mestiere.
''The wrestler''Ma Rourke è l'emblema dell' artista contemporaneo: non regge la serialità, la fama, il teatrino delle marionette miliardarie di Hollywood e dintorni. Sembrerebbe incredibile che un uomo bello, ricco, universalmente famoso lasci tutto per fare il pugile in incontri devastanti quanto di scarsa importanza nel giro della boxe ufficiale. Il suo lato distruttivo ricorda quello dei poeti della fine dell'Ottocento, una consapevole scelta di ribellione diventata inutile. Ecco, Rourke mette parte della sua vita in un personaggio indimenticabile, ma usa anche tutti i registri d'attore raffinato in suo possesso, per cui Randy, ossigenato wrestler, che ormai deve usare gli occhiali da presbite e l'apparecchio acustico, dai vestiti bucati e dalla calzamaglia improbabile, masochista nel fondo, infartato, segnato da cicatrici nel corpo e nel cuore, diventa un ritratto memorabile a ricordo di tutti i ribelli, perduti del nostro tempo.
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