Percorso

"I love shopping", di P. J. Hogan

di Clara Spada
 
''I love shopping''Ho letto con molta prevenzione il libro di Sophie Kinsella "Confession of a shopaholic" e si è rivelato una piacevole sorpresa. Leggero, divertente, bene ambientato e inserito nello humor londinese, ricco di piacevoli colpi di scena. E anche con una sua calibrata morale.
Queste le motivazioni che mi hanno spinto a vedere il film che ne è stato tratto, al top degli incassi. Ogni tanto una commedia divertente e spensierata vale una serata di relax al cinema.
Sono rimasta delusa. Sì, come nei "film panettone", scappa qualche risata, alcune battute si ricordano ("l'intimo è un diritto inalienabile!") e l'incipit del film è tutto un programma. Pubblicitario. Il cuore della protagonista "si scioglie come una noce di burro su un toast caldo" di fronte alla sfilza di vetrine allettanti, colme di cianfrusaglie colorate con il logo bene in vista, richiamo irresistibile -nella breve stagione dei saldi- per torme di donne assatanate, all'arrembaggio di qualsiasi oggetto purché scontato e di marca prestigiosa. Ma dove, ma quando? Penso ai negozi vuoti di Roma ancora con i saldi invernali che a breve saranno sostituiti da quelli estivi. Saldi ovunque, dal gioielliere e dal pizzicagnolo. Dove è finito quel mondo di consumi sfrenati?

''I love shopping''Girato nel 2008 e ambientato a New York, prima dell'era Obama e del crollo delle borse, questo film, un po' favola e un po' "Sex and the City", non è leggero e leggiadro come il libro. Isla Fisher, ultratrentenne, fa bene la parte di ragazzina invasata all'inseguimento della borsetta irresistibile, dell'abitino imperdibile, del giovanotto (un anonimo Hugh Dancy) che sa parlare "in pradese", e ha la madre ricca. Lei, più che inseguire il lavoro di pseudogiornalista, è una "shophaolic" che, col suo candore stile Cenerentola pronta per il ballo a corte, ottiene tutto con le sue carte di credito scadute: lavoro, marito ricco, nuove carte di credito: A dispetto di una madre ex risparmiatrice e di un padre che sembra stia per urlare "Irma porta la clava!". New York non è Londra e la differenza si nota. Manca lo stile de "Il diavolo veste Prada" e la tenerezza di "Pretty woman". Il ritmo allegro del libro è sparito, spariti diversi fatti importanti, restano tanti negozi illuminati, identici  a quelli di tutte le strade dello shopping nel mondo, abbondano sorrisi e occhi sbarrati, balletti e ventagli, pesci in faccia.
E una lunga fila di manichini ammiccanti, allineati come guardie d'onore, che indicano alla protagonista la via verso il cuore del principe azzurro.
Per il resto vuoto assoluto.
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