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Percorso

"Meduse" di Shira Geffen e Etgar Keret

di Sergio Scavio

''Meduse''E' uscito in dvd per la "Warner Home video", dopo essere stato distribuito in sala (poco per la verità: solo 34.000 spettatori) sotto la selezionata egida della "Sacher film" di Moretti, un piccolo film che, per una modesta rubrica militante è materiale pregiato per cui vale la pena sostenere una campagna di “filmdiversità”. Il lavoro in questione è "Meduse", pellicola israeliana dal gusto nordeuropeo, vincitrice della "Camera d’or" al festival di Cannes 2007, opera di scrittori affermati che provano per la prima volta l’esperienza di regia. Tre storie femminili si incrociano, legate nel senso, divise narrativamente. Le vicende sono proprio minime: Karen soffrirà per un viaggio di nozze rimandato a causa di un infortunio capitato proprio durante il matrimonio. La giovane e frustrata cameriera Batya vedrà comparire dalle acque una bambina che porta con sè un mistero. La filippina Joy bada ad un anziana nevrotica, sperando inutilmente di rivedere il figlio lontano. I registi, la coppia Shira Geffen ed Etgar Keret, rifuggono il consueto affresco politico-militare del loro paese, Israele, per deviare su una poetica del quotidiano, e in questo caso l’ordinario, come qualche volta al cinema accade, diventa universale.
 
''Meduse''La forza del film sta proprio qui, nell’empatia che la pellicola trasuda e nella sua composta sincerità. Il titolo, come a volte accade, pone l’accento al film. Le meduse, infatti, si lasciano trasportare, impotenti, dalle correnti. Sono fatte di acqua e nell’acqua vivono da questa dominate, aderenti ma senza mai esserne parte integrante.
Così, allo stesso modo, soffrono e vivono le protagoniste del film, dirette con mirabile talento, dentro una messa in scena impeccabile.
Come osserverebbe Michelstaedter, filosofo ebreo, "ognuno è solo e non può sperar aiuto che da sé: la via della persuasione non ha che questa indicazione: non adattarti alla sufficienza di ciò che t'è dato". Un film fatto di piccoli riscatti, piccole cadute, accennati sorrisi.
 
''Meduse''Poteva essere un nuovo clone dei film corali di Altman o, peggio, la versione europea e ottimistica di "Magnolia", ma il pericolo è stato abilmente scavalcato dentro una sceneggiatura ferrea ed originale.
In sintesi: finalmente un film di poesia e non poetico. Il dvd, ahimè, non soddisfa curiosità o pruderie: nessun extra, nessuna intervista che ripaghi curiosità o semplicemente la voglia di restare un altro po’ con i protagonisti ed autori di questo piccolo, prezioso film, per continuare a rimanere a galla, trasportati dalla corrente.

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