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"Louise-Michel" di Benoit Delepine, Gustave Kerven

Il consiglio di Elisabetta Randaccio
 
''Louise-Michel''Siete stanchi di un cinema che puzza di già visto? Non sopportate i remake o le commedie di tipo giovanilistico, panettonistico, melanconistico? Allora “Luise-Michel” vi darà soddisfazione. Un tempo, la si sarebbe definita “commedia nera”, vagamente buneliana, forse, è maggiormente adeguato sottolinearne il “politically incorrect” saldato a un umorismo cinico e grottesco, tipico di certo cinema francese, soprattutto del passato.
Della trama meglio non svelare le sorprese, che iniziano con l'identità dei personaggi principali, due attori non noti al pubblico italiano, ma molto bravi: Yolande Moreau e Bouil Lanners. Però, si può raccontare il punto di partenza del plot, che evoca allo spettatore situazioni familiari, purtroppo, in questo periodo di devastante crisi economica.
Una fabbrica tessile sta per fallire, a lavorarci sono un gruppo di operaie che hanno condiviso per anni i ritmi duri della catena di montaggio, accettando condizioni sfavorevoli pur di mantenere in piedi l'industria. Un giorno, con il loro bel grembiulone nuovo, donato il giorno prima da un dirigente assai viscido, si ritrovano davanti a un capannone vuoto: nessuna macchina è rimasta, per loro una buona uscita ridicola, dopo vent'anni, di duemila euro.
 
''Louis-Michel''Che fare? Senza astio, ma con un gioioso cinismo ascoltano il consiglio dell'ultima arrivata, Luis, un donnone analfabeta e poco femminile. Per Luis la vendetta è l'unico rimedio alla presa in giro: con la liquidazione si pagherà un killer professionista per uccidere il padrone. Non pensate a un film alla Samperi prima maniera o a un melodramma, siamo nella commedia più pura che gioca tutte le sue carte: dall'antica trovata dello scambio di ruoli e identità, alle battute argute, da quelle demenziali alle situazioni esilaranti (per esempio il momento in cui si esibisce l'amico ingegnere ossessionato dal complotto dell'11 settembre), fino ad arrivare a un ennesimo colpo di scena dopo....i titoli di testa.
“Luis- Michel” ha certamente una struttura diseguale, ma, pur in maniera esagerata, raccontandoci la lucida idiozia, ambientata in una provincia che allude a qualsiasi luogo geografico dove la “new economy” e i suoi manager rampanti hanno resettato l'occupazione, mostra il naufragio della società occidentale, senza compiacimento tragico, ma con un ultimo amaro sberleffo.