"Louise-Michel" di Benoit Delepine, Gustave Kerven
Il consiglio di Elisabetta Randaccio

Della trama meglio non svelare le sorprese, che iniziano con l'identità dei personaggi principali, due attori non noti al pubblico italiano, ma molto bravi: Yolande Moreau e Bouil Lanners. Però, si può raccontare il punto di partenza del plot, che evoca allo spettatore situazioni familiari, purtroppo, in questo periodo di devastante crisi economica.
Una fabbrica tessile sta per fallire, a lavorarci sono un gruppo di operaie che hanno condiviso per anni i ritmi duri della catena di montaggio, accettando condizioni sfavorevoli pur di mantenere in piedi l'industria. Un giorno, con il loro bel grembiulone nuovo, donato il giorno prima da un dirigente assai viscido, si ritrovano davanti a un capannone vuoto: nessuna macchina è rimasta, per loro una buona uscita ridicola, dopo vent'anni, di duemila euro.

“Luis- Michel” ha certamente una struttura diseguale, ma, pur in maniera esagerata, raccontandoci la lucida idiozia, ambientata in una provincia che allude a qualsiasi luogo geografico dove la “new economy” e i suoi manager rampanti hanno resettato l'occupazione, mostra il naufragio della società occidentale, senza compiacimento tragico, ma con un ultimo amaro sberleffo.