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I paradossi della distribuzione: "Dal 3 Maggio in nessun cinema"

La produzione cinematografica nel nostro paese: un problema annoso che sembra non trovare soluzioni. Le trappole del sistema di produzione, con regole di marketing spietate e insostenibili spese di promozione, rischiano di soffocare il cinema emergente. Il risultato cui assistiamo tutti i giorni è desolante: una massificazione del gusto che privilegia pellicole di serie B e di “cassetta”.

Oggi il meccanismo di distribuzione è gestito in modo sistematico da cartelli di major che, ovviamente, evitano accuratamente ogni possibile rischio continuando a privilegiare le solite ricette in salsa cinenatalizia. La crisi del cinema italiano si aggrava e non tira aria di cambiamento: il dilagare della pirateria “peer to peer” dimezza gli spettatori, l’aggressiva invasione delle multisale cinematografiche riduce drasticamente il numero di cineteche e cinema d’essai, svuotando la memoria storica dei luoghi.

A latitare, inoltre, è un salutare ricambio generazionale: a fare film sono sempre gli stessi registi gli stessi autori, gli stessi produttori. Insomma: "girare" in Italia è sempre più difficile e, a meno che non si abbia la fortuna di incontrare un produttore illuminato, o ci si renda autonomi attraverso coproduzioni o autofinanziamenti, occorrerà accontentarsi delle solite “Vacanze a New York”.

E i fondi statali? Scarni, pochi e insabbiati. E i finanziamenti? La maggior parte delle volte sono in mano a commissioni poco esperte e a meccanismi clientelari. Il futuro non è certo a tinte chiare: per ridare slancio al cinema, evitando i danni di una politica assistenziale e priva di iniziative, occorrerebbe avviare sinergie reali tra governo e industria, tra politici e addetti ai lavori. Giù il sipario.