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"Uzumaki" di Higuchinsky

di Filippo Primo

''Uzumaki'', locandinaIn principio era “Ringu” –“The ring” per noi occidentali- di Hideo Nakata, tratto da un romanzo horror di Koji Suzuki (definito lo Stephen King giapponese). Da allora, 1998, è stato tutto una moda, un fiorire di remake, a volte pessimi, ma soprattutto una colonizzazione al contrario che ribalta la classica direttrice da occidente verso oriente.
In altre parole si è gettato un raggio di luce sul poco conosciuto cinema orientale, nella fattispecie quello horror debitore della tradizione degli obake-mono e dei kaidin-eiga, film di fantasmi e spettri che ebbero successo negli anni ’50 e che attingevano ad un genere letterario in cui convergevano racconti spiritici e storie di folclore locale vicine all’animismo. L’horror è stato spesso simbolo di un periodo storico: Gorge Romero nella sua tetralogia dei morti viventi ci ha mostrato metaforicamente la sua visione dell’ America; i fantascientifici film degli anni ’60 riflettevano le angosce della guerra fredda, mentre l’ horror giapponese (a tratti anche quello proveniente dalla Corea del Sud e da Hong Kong), dalla fine degli anni ‘90 in poi, diviene una cartina di tornasole della realtà nazionale, evidenziandone i progressi ma anche le inquietudini. Finalmente anche in Europa possiamo conoscere i tanti autori di questa nouvelle vague e la loro capacità di raggiungere l’obiettivo principale - da tempo ormai perduto - del cinema horror : quello di far paura e turbare i nostri sonni.
 
''Uzumaki''Tra le tante pellicole provenienti dal mercato orientale in questi ultimi decenni, analizzanti i vari aspetti della vita pubblica: la disumanizzazione dell’individuo a vantaggio dall’alienazione industriale (“Tetsuo” vero capostipite del genere); lo sviluppo indiscriminato della tecnologia ( “Kairo/”Pulse”); l’identità culturale confusa e ingovernabile sotto la metafora di spiriti e fantasmi (“Ringu”/”The ring"; “Ju On/”The Grudge”), questa settimana ci soffermeremo su un film che non si colloca nell’ambito della critica sociologica ma si presenta come una surreale favola macabra:“Uzumaki”(2000) noto anche come “Vortex” o “Spiral” che ne rappresentano la traduzione letterale. Il film costituisce l’esordio alla regia del regista Higuchinsky, nome d’arte di Akiro Higuchi. Fortunatamente da circa 2 anni “Uzumaki”è approdato nel mercato dell’home video italiano, per cui possiamo gettare uno sguardo più ravvicinato a questa “malata” pellicola quasi omaggiante i vortici e le spirali di memoria futurista.

''Uzumaki''Divisa in 4 capitoli, la storia si svolge in una piccola cittadina giapponese che diviene vittima della maledizione della Spirale. Buona parte dei capitoli ha per protagonisti Kirie, studentessa di un liceo locale e l’amico d’infanzia, il taciturno Shuichi. Tutto ha inizio quando Kirie sorprende il padre del suo giovane amico nell’intento di filmare una lumaca con la videocamera. Un po’ alla volta l’uomo è sempre più ossessionato dai vortici e da tutto ciò che riguarda questa figura fino a quando finisce per impazzire e suicidarsi in una lavatrice che lo trasformerà in una raccapricciante spirale di carne. L’intera cittadina verrà risucchiata nel vortice della follia compiendo le cose più assurde che spesso coincidono con la morte violenta: una conoscente di Kirie finisce ingoiata da uno strano mulinello, gli studenti si trasformano in chiocciole o si ritrovano con capigliature simili a delle Gorgoni. Il cielo stesso è coperto da una gigantesca nube spiraliforme che porterà ad una nevrosi collettiva generante omicidi e suicidi folli sempre più agghiaccianti.
''Uzumaki''Kirie non darà retta al suo amico che l'aveva invitata a fuggire dalla cittadina e dovrà così assistere passivamente al diffondersi della follia che spazza via le coscienze e le vite di tutti.
“Uzumaki” è tratto da un manga di Junij Ito, definito il “Lovecraft del Sol Levante” e se altre volte i manga hanno ispirato i registi giapponesi, qua la simbiosi giunge a perfetto compimento. Sembra di assistere ad un cartone animato horror grazie ad una potente struttura visiva caratterizzata da colori irreali e saturi che restituiscono un'atmosfera straniante. Il montaggio, a tratti molto nervoso, e l’uso massiccio di grandangoli e inquadrature espressionistiche ci danno la sensazione di una sorta di incubo-architettonico di Escher girato da David Lynch. La forma del vortice permea ogni cosa (anche la stessa storia sembra muoversi in senso circolare senza una via d’uscita) e anche se lo spettatore all’inizio non se ne accorge, la Spirale è ovunque: i polpastrelli delle dita, la tromba di una scala a chiocciola, il disegno su un dolciume, le ruote di una bici.
''Uzumaki''Una sorta di invasione aliena che si palesa pian piano, non come metafora di qualcosa ma una vera invasione che non trova spiegazioni apparenti. E’ forse questo il motivo che rende il film più inquietante di altri prodotti di genere basati su mostri e affini ed è anche per questo che ne risulta difficile la descrizione in quanto l’unico modo di goderlo appieno è lasciarsi andare al puro piacere visivo di questo gioiellino di originalità e bizzarria (ma non stupidità!)

Qua un trailer del film.

Citazione della settimana: "La paura è una sensazione che la gente ama provare quando é certa di trovarsi al sicuro” (Alfred Hitchcock)