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Review - F. Primo

I complessi, di D. Risi, F. Rossi, L. F. D’Amico

 di Filippo Primo

''I complessi'' LocandinaArriva l’estate, le sale cinematografiche si svuotano ma la Tv, libera dalla spada di Damocle dello share, ci propone spesso e sovente dei bei film “datati”, visti, rivisti ma che superano in qualità fiction, spettacoli dove il silicone sborda oltre lo schermo e talk show ammorbanti.

Immancabili come ogni anno arrivano le intramontabili commedie all’italiana e anche la rubrica “Review” per questa settimana di giugno, lasciandosi cullare da un fresco maestrale che porta con se “quel profumo di salsedine”, si dedica a rivedere una classica commedia italiana del 1965: “I Complessi” che, come si usava spesso a quei tempi, è composta da tre episodi autonomi firmati da altrettanti grandi registi: Dino Risi, Franco Rossi, Luigi Filippo D’Amico.

Il primo episodio “Una giornata decisiva” ha come protagonista l’impiegato timido e impacciato Guido Raganelli (N. Manfredi) che durante una gita aziendale tenta l’approccio con la collega di cui è segretamente invaghito.

''I complessi''Il mite Raganelli riesce non senza difficoltà a confidare il suo amore all’amata Gabriella (I.Occhini) che durante un breve momento d’intimità accetta anche la sua proposta di matrimonio. L’idillio ha breve durata: Gabriella confida a Guido che il loro collega di lavoro Alvaro (R. Garrone) con cui ha avuto una relazione, è ancora innamorato di lei e non accetterebbe la loro unione. La vigliaccheria di Raganelli -indeciso e poco sicuro di se- farà naufragare la brevissima storia d’amore.

Sarà la zitella del gruppo, brutta ma intraprendente, ad approfittare dell’occasione per accalappiarsi l’ormai disarmato e vinto Guido portandoselo a casa per fargli conoscere la mamma.

''I complessi''L’episodio numero due “Il complesso della schiava nubiana”, vede un perfetto Ugo Tognazzi interpretare l’onorevole Gildo Beozzi, bigotto e moralista all’ennesima potenza. Quando scopre che sua moglie, prima del matrimonio, prese parte ad un film (“Thor e le 4 regine nude”), cade in preda al panico perché preoccupato del danneggiamento della sua immagine immacolata e dello scandalo che ne verrebbe fuori. Affitta un cinema dove visionare da solo la pellicola e capire meglio quanto la sua consorte abbia “osato”. Pur di recuperare il film e tutto il materiale pubblicitario andrà sino in Egitto dove il film sarà trasmesso in versione integrale (in Italia la censura taglia la scena dove la moglie mostra un po’ di seno). Rimangono solo da eliminare gli ultimi negativi e per ritrovare un fotografo si ritroverà nel bel mezzo di in un party segreto per omosessuali dove la buon costume mette in atto una retata: lo scandalo tanto temuto scoppia su tutti i giornali!

''I complessi''Alberto Sordi è invece il mattatore del terzo episodio (senza dubbio il più famoso): “Guglielmo il dentone”. Guglielmo Bertone, dotato di una cultura immensa e di brillante eloquio, decide di partecipare ad un concorso che designerà il nuovo lettore del tg della Rai. Il suo unico difetto è quello di avere una dentatura spropositata che mal si combina con il ruolo che vorrebbe ricoprire alla Tv. La commissione esaminatrice, evidentemente imbarazzata da questo personaggio poco telegenico, tenterà in tutti i modi di farlo fuori anche a costo di tendergli dei tranelli in fase d’esame. Un prete, membro della commissione, gli offrirà anche un posto a Radio Vaticana in cambio del suo abbandono al concorso. La storia è a lieto fine perché Guglielmo grazie alla sua preparazione e la sua caparbietà, mista anche ad una certa petulanza, supererà tutti i concorrenti conquistando il posto di giornalista e risultando anche simpatico al pubblico televisivo.

“Castigat ridendo mores” dicevano i latini e questa commedia –come d’altronde quasi tutte le commedie all’italiana di quel periodo- sembra far propria questa massima (Totò la personalizzò in “ridendo castigo i mori”, ma questa è un’altra storia…). In un’Italia trasformata dal boom economico anche gli italiani hanno nuovi “problemi”; non più la fame degli anni ’50 ma problematiche più sottili e psicologiche ed ecco che affiora “il complesso”. Qua ci sono 3 registi che con estrema capacità di sintesi mettono in luce, in maniera corrosiva, i nuovi tic e le nuove preoccupazioni degli italiani: la timidezza, il moralismo, la telegenìa. Il tutto con 3 grandi attori: l’indimenticabile e istrionico Sordi, il quasi fantozziano Manfredi e un Tognazzi andreottiano, che guidati da una sceneggiatura perfetta e ben calibrata ci regalano risate, sorrisi, e riflessione su chi siamo stati e chi siamo.

Un'irresistibile scena del dentone-Sordi che nel film è circondato da tanti nomi illustri della tv di allora.