Dachau: 20 secondi dall'Inferno

Sembra incredibile a constatarlo, ancora oggi. Eppure, una delle principali e più assurde caratteristiche relative sia alla storia della Shoah sia alla storia dell'Universo Concentrazionario Nazista in generale, fu la totale efficienza dei carnefici dal punto di vista della totale registrazione, catalogazione e successiva documentazione di quanto stava accadendo nei lager, nei ghetti, e in tutti i luoghi nei quali lo sterminio degli ebrei o la deportazione di milioni di civili nei campi di concentramento nazisti stavano avvenendo. Ad oggi, non esiste spesso documentazione migliore di quella fornitaci dai nazisti stessi. L'intero sistema di catalogazione dei nomi di tutte le vittime, che negli ultimi giorni di guerra, si cercò in tutti i modi di eliminare o di cineregistrazione degli interni dei ghetti o delle eliminazioni di massa, rispondeva, da un lato, a una assurda logica burocratica nazista, tesa alla “perfezione assoluta” perfino nel previsto sterminio di oltre 11 milioni di ebrei europei, sia dall'altro anche a una esigenza propagandistica con filmati, montati in modo particolare per nascondere la realtà dello sterminio in atto nei territori dell'Europa dell'Est.

Nelle intenzioni dell'operatore erano immagini da montare, con un commento parlato che screditasse la popolazione ebraica, sottolineando la disumanità ed il disinteresse dei ricchi verso i bisognosi, addossando ad essi la responsabilità delle morti nel ghetto.
I filmati non furono mai proiettati durante la guerra e furono ritrovati in archivio al termine di essa. I capi nazisti si resero ben presto conto che al di là del montaggio, le immagini degli ebrei mendicanti e morenti di fame, avrebbero potuto tranquillamente scatenare verso quelle povere persone un sentimento di “pietas” da parte dei civili tedeschi.


A ciò si aggiunge ora un importante ritrovamento, dovuto al mio caro amico Gianluca Cardinaletti di Ancona. Un collezionista privato tedesco ha recuperato, in una compilation di filmati originali riversati su dvd da pellicole 16 mm, un filmato a colori di soli 20 secondi. In questo filmato, è presente una veloce inquadratura del campo di concentramento di Dachau, ripresa che mostra il lager, le baracche, e sullo sfondo, riconoscibili, alcuni prigionieri e parecchie guardie delle SS. Uno scorcio veloce, ripreso probabilmente da qualche SS stessa, catalogato poi nella bobina come “Kz Dachau – private aufnahnen” e ritrovato per caso nella collezione di un privato. Inutile dire che si tratta di un ritrovamento a dir poco prezioso.

Marcello Pezzetti , direttore del costituendo Museo della Shoah di Roma , mio amico e ormai “direttore” col quale sto collaborando nella costituzione della videoteca, è rimasto, davanti a queste immagini, molto sorpreso.
Ma non è il solo ritrovamento che avviene in questo periodo. Dai National Archives di Whashington , mi è arrivata la notizia, la scorsa settimana, del prossimo arrivo di due altri filmati, mai usciti finora, a colori anche questi: uno sarebbe un filmato relativo alla liberazione del campo di Buchenwald l'altro relativo a quella del campo di Ohrdruf.
Un filmato relativo a Buchenwald a colori fu già recuperato da Roberto Olla proprio nei national archives, nel 1994, e messo in onda in una puntata di “Combat Film” , ma da un primo controllo, quest'altro filmato presenterebbe degli spezzoni in più. Quello di Ohrdruf è invece saltato fuori al quanto pare per la prima volta e mostrerebbe a colori delle immagini della liberazione di Ohrdruf, in bianco e nero, mostrate a Norimberga nel 1946 come prove contro i crimini nazisti all'interno del filmato “Nazi Concentration Camps”.