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Review - F. Primo

“Il moralista” di Giorgio Bianchi

di Filippo Primo

''Il moralista'' locandina“Ogni riferimento a fatti e persone è puramente casuale”?!?
E’ stato più forte di me. Ma in questo periodo, in cui si parla e straparla di morale pubblica e morale privata, di “utilizzatori finali”; di “mignottocrazia”, di veline, di politicizzazione della prostituzione, di mogli vilipese, di escort e, tra un mistero… Boffo e l’altro (Dario Fo mi perdoni per il gioco di parole!), verrebbe da pensare ad un clima molto pulp vista anche la somiglianza di cognomi tra il regista Quentin e il procacciatore di “accompagnatrici” salito alle cronache di questi mesi.

La pellicola più attinente, anche per il lungo titolo di sapore “wertmülleriano”, potrebbe essere: “All'onorevole piacciono le donne - Nonostante le apparenze... e purché la nazione non lo sappia” diretta dal grande maestro Lucio Fulci e interpretata dal simbolo del machismo italiano anni 70: Lando Buzzanca. A ben guardare però, c’è stato un regista che nel 1959 ha diretto un film interpretato dall’Albertone nazionale che dimostra come l’Italia di quei tempi non è migliorata ma è profondamente peggiorata. Per questa settimana, allora, riscopriamo il film “Il moralista” diretto dal regista Giorgio Bianchi.

''Il moralista''Agostino (A. Sordi) è l’integerrimo e irreprensibile segretario generale dell’Oimp (Organizzazione Internazionale della Moralità Pubblica). Rispettato e portato ad esempio per la levatura morale, dedica la sua vita  al ruolo di censore a difesa del comune senso del pudore diventando così una persona temuta da tutti: dai proprietari di locali notturni, dalle attrici, dai produttori di film – che Agostino boccia per il solo fatto di avere un titolo equivoco- e persino da chi deve realizzare dei manifesti pubblicitari. Il suo presidente (V. De Sica) lo vorrebbe anche come genero, ed è per questo che cerca  di affibbiargli la bruttina e molto “allupata” figlia Virginia (F. Valeri) appena rientrata dall’Inghilterra dove ha respirato aria di libertà e di permissivismo.

''Il moralista''Mentre l’anziano presidente è impegnato…in una facile avventura con una giovane attricetta che, incoraggiata anche dalla madre, cerca di mettersi in luce nel mondo del cinema, Agostino viene mandato, quale rappresentante dell’Italia, ad un congresso internazionale a Monaco. Qua, dopo un infervorante discorso sui pericoli del nudo e sugli spettacoli di spogliarello, si reca in un night club per verificare –dice lui- l’immoralità che circola in questi locali. Ma, pian piano ecco venir fuori la seconda e vera personalità di Agostino: dietro la maschera del fustigatore di costumi si nasconde infatti un cinico e spietato sfruttatore di giovani ballerine o presunte tali. Approfitando della loro ingenuità, vengono immesse nel mercato della prostituzione da un organizzazione al cui vertice c’è proprio Agostino.

''Il moralista''Al suo rientro in Italia, il presidente e tutti i membri del consiglio dell’Oimp, lo inchiodano alle sue responsabilità e lo invitano ad andarsene. Prima che arrivi la polizia ad arrestarlo, Agostino si prenderà però una rivincita nei confronti dei suoi accusatori mostrando delle prove, da lui acquisite a priori, che dimostrano le loro malefatte (“Qua dentro, il più pulito di voi ha la rogna!”). Vengono così messe alla berlina le frequentazioni di giovani donne da parte del presidente e le spartizioni di mazzette fatte dagli altri dirigenti dell’associazione. Chi di morale ferisce…
A cinquanta anni dalla sua uscita, questa commedia, che scivola volentieri nella farsa e non brilla per eccelse caratteristiche cinematografiche, risulta degna di nota per almeno tre motivi. Il primo vien da se guardando il cast d’eccellenza.

''Il moralista''Su tutti, uno scatenato Alberto Sordi  a suo agio nella caratterizzazione dell’insopportabile moralista, che con i suoi occhiali tondi ed un ghigno mefistofelico va a collocarsi nella galleria dei tanti antipatici, vili, furbi e menefreghisti che caratterizzano la “storia di un Italiano”. Degno di nota anche il gigioneggiante Vittorio De Sica, che sicuramente non avrà faticato nell’interpretare il presidente elegante e con un debole per le belle donne, lui che nella vita reale aveva due famiglie e dilapidava immense somme di denaro nel gioco d’azzardo. Franca Valeri che fa la donna emancipata ma sempre in cerca dell’uomo giusto o meglio dell’uomo pur che sia, è divertentissima e a volta suscita tenerezza in questa parte che aveva fatto la sua fortuna nel precedente film “Il segno di Venere” accanto a Sophia Loren.

''Il moralista''Come molti hanno detto -e veniamo al secondo motivo- questo film è stato una sorta di vendetta che il cinema italiano si prese contro la censura  imperante dagli anni’50 in su. Il personaggio di Agostino è ispirato al realmente esistito assessore Dc Agostino Greggi noto fustigatore di costumi e nemico del nudo. Dunque uno straordinario spaccato d’epoca della censura nel dopoguerra, quando alla Tv non si poteva pronunciare la parola “membro” o “pelo” e al cinema si tagliavano i pezzi di pellicola “immorali” o con una dissolvenza si faceva finire prima la scena di un bacio. Ma oggi, forse più di ieri, emerge quello che è il terzo merito del film: l’aver messo in luce la questione della “doppia morale”, di chi vuole fare il moralista sulla pelle degli altri, di chi si erge a censore non avendo la statura morale per farlo ma soprattutto il pensiero va al politico moralista di turno che poi nel suo privato fa le peggiori porcate e se la cava col sorriso.

Se un moralismo oggi ci deve essere, dovrebbe esplicitarsi nella capacità di indignarsi e di provare schifo per quello che ci gira intorno!