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Un cafone tra le nubi

Incontro all'Università di Palermo con Checco Zalone, star al box office col suo esordio cinematografico: "Mi sono sentito un artista completo". di Luisa Mulè Cascio
 
 Checco ZaloneNei giorni scorsi l’attore comico Luca Medici, meglio conosciuto come Checco Zalone grazie al grande successo nella trasmissione televisiva "Zelig", ha incontrato gli studenti della Facoltà di Lettere e Filosofia di Palermo per un dibattito, moderato da Gennaro Schembri, docente di Storia e critica del cinema, sul suo film dal titolo "Cado dalle Nubi".
L’incontro, organizzato dal L.U.M. (Laboratorio Multimediale “Michele Mancini”) in collaborazione con la Medusa Film, prevedeva proprio l’esclusiva proiezione di "Cado dalle Nubi" per gli studenti nei locali dell’università.
Il film, benché  fosse solo un esordio cinematografico, ha riscontrato un grandissimo successo sin dalla sua uscita, il 27 novembre scorso, volando in vetta alle classifiche settimanali.
Checco, giovane aspirante cantante pugliese, decide di partire per Milano, dopo essere stato lasciato dalla storica fidanzata, in cerca di fortuna nel campo musicale. Lì comincia la sua avventura, con qualche “incidente di percorso”, che porterà Checco a scontrarsi con una mentalità e uno stile di vita a lui completamente sconosciuti. Una commedia leggera e divertente, incentrata sul noto personaggio comico pugliese, che parallelamente affronta temi attuali e sociali, come l’omosessualità e il razzismo.
A fine proiezione Checco Zalone ha concesso di rispondere ad alcune domande.

Il suo film questo week end si trova al top del box office, superando pellicole come "New Moon" o "2012". Come vive questo grande successo, trattandosi oltretutto di un esordio cinematografico?
Quella cinematografica è sicuramente una bella esperienza. Durante la realizzazione del film mi sono sentito un artista completo, poiché  non ricopro solamente il ruolo di attore, ma sono anche sceneggiatore con Gennaro Nunziante, e mi occupo delle musiche. In più ho provato l’ebbrezza di non sentire quell’ansia insita negli spettacoli televisivi. In televisione i tempi sono molto ristretti, il cinema, invece ha tempi dilatati e più tranquilli. Ovviamente nel film sono presenti quelle piccole ingenuità dell’esordiente, ma so che da esse posso trarne esperienza e perfezionarmi.
Certo è facile essere entusiasti di questo esordio col senno di poi.
A proposito di sceneggiatura, com’è stato per lei realizzarla? E qual è il suo rapporto con Gennaro Nunziante?
Nunziante mi ha scoperto in un programma di Telenorba, che si chiamava Il Sottano. Lì facevo semplicemente pianobar, ma iniziavo a prendere in giro i cantanti melodici italiani. Poi è partita l’idea di farci sopra della comicità professionale, quindi il cabaret.

Abbiamo coltivato negli anni amicizia e “feeling” pugliese e lavoriamo bene assieme.
Per quanto riguarda la sceneggiatura lui ha molta più  esperienza di me, io ho curato maggiormente il versante comico, essendo proprio questo il nostro scopo: realizzare un film comico. Lo ringrazio molto per l’aiuto e il sostegno datomi.

Qual era il vostro proposito per la realizzazione di questo film?
Quello che c’eravamo proposto tutti era di realizzare un film che avesse una storia di base, un filo conduttore per tutta la durata, e non una serie di sketch televisivi separati tra loro, che facesse comunque emergere la natura del protagonista. Inizialmente mi si contestava proprio il fatto di voler portare Checco sul grande schermo, ecco perché abbiamo deciso in questo modo.

Oltre alle divertenti gag del noto personaggio conosciuto da tutti attraverso la trasmissione televisiva "Zelig", il film affronta anche tematiche forti e difficili, come l’omosessualità, il razzismo, le differenze tra nord e sud. Ciò costituisce qualcosa di voluto o no?
In realtà  non in maniera specifica. Sono lieto che molti abbiamo trovato in questo film messaggi e tematiche sociali, ma non era questo lo scopo fondamentale. Il leitmotiv del film è sempre la leggerezza di affrontare la vita. Ciò  che più mi preoccupava era proprio il tema dell’omosessualità, alla luce degli ultimi episodi di omofobia nel nostro paese. La sceneggiatura è stata scritta prima di questi eventi, ed era incline a fare una parodia dell’omofobo e non dell’omosessuale. Anche la scena riguardante la Lega Nord dava qualche preoccupazione.
Le è molto seguito in televisione tanto quanto in Internet, per esempio attraverso il sito internet di Youtube. 
 
Quanto deve Checco Zalone alle nuove tecnologie?
Devo tutto. Quando il film è uscito nelle sale ero molto nervoso, mi sono tranquillizzato solo quando ho visto che su E-mule era scaricabile! Scherzi a parte, la tecnologia, e, in modo specifico il sito di Youtube, sono molto importanti, soprattutto per chi fa parodie e interpretazioni. È utile per studiare i personaggi da imitare, come nella parodia di Allevi. È fondamentale per chi fa questo mestiere.

Prendendo ad esempio una frase presente nel film riferita al protagonista, e cioè ”funziona perché è meravigliosamente mediocre”, secondo lei la mediocrità funzioni meglio di altro?
Il regista del film voleva togliere questa frase poiché sembrava che si volesse dare un giudizio severo sulla realtà del mondo dello spettacolo.
È in realtà una frase che esprime sempre la spontaneità del personaggio, il fatto che sia diretto e arrivi alla gente, e non un giudizio.

A quali grandi comici si ispira?
Massimo Troisi e Carlo Verdone, a cui non oso paragonarmi, ma che rappresentano per me dei punti di riferimento.