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Avatar-mania

Mancano solo due giorni all'uscita nelle sale italiane dell'ultimo film di James Cameron destinato a polverizzare ogni record d'incassi. E intanto sulle pagine della stampa internazionale fioccano critiche e commenti. di Donatella Percivale
 
''Avatar''Due ore e quaranta di spettacolo per un pubblico attentissimo ad ogni fotogramma, in 3 D, quello della anteprima di "Avatar", il colossal di James Cameron, che ha scelto Roma per il suo debutto italiano (per vederlo su tutti gli schermi bisognerà aspettare fino a venerdì). Una sala gremitissima, quella dell’Auditorium della Conciliazione, tra gente comune, ospiti illustri e moltissime personalità dello spettacolo, tutti rimasti incollati alle poltrone per assistere al film considerato evento dell’anno: la produzione più costosa della storia del cinema con 400 milioni di dollari e una realizzazione di quattro anni e mezzo. Tutti muniti di appositi occhialini che consentono la visione in tre dimensioni del film prodotto dalla 20th Century Fox.

''Avatar''E' la storia di un marine americano che, trovandosi su un pianeta abitato da alieni dalla pelle blu, simpatizza con loro e vi si unisce nel combattere gli umani (secondo un piccolo ma attivo gruppo di contestatori è una nuova versione di un classico tema razzista: l'uomo bianco che arriva a salvare gli indigeni primitivi. Il regista ha però sempre detto di aver voluto fare un film sul rispetto delle differenze e sulla tolleranza).

La pellicola punta a polverizzare il record d’incassi di "Titanic" (il film con Di Caprio incassò più di 1,8 miliardi di dollari) e in pochi giorni dall'uscita ne ha già guadagnati più di 1,3; un record però l’ha già raggiunto: è il film che è costato di più nella storia del cinema, ben 400 milioni di dollari.
''Avatar''Come noto Cameron aveva già concepito il film quindici anni fa, quando le tecnologie per realizzare la sua visione non esistevano ancora: alla fine la produzione della pellicola è durata ben quattro anni ed è stata possibile grazie a una nuova generazione di effetti speciali.

Condita con un forte spirito ecologista e antimilitarista (e per questo molto criticata dalla destra americana), la pellicola affascina soprattutto per gli effetti spettacolari: se gli alieni umanoidi sono stati per anni interpretati dagli attori grazie ad un trucco sofisticato, con il processo di "performance capture" di Cameron sono realizzati con la computer grafica ma somigliano agli attori che li interpretano, ne mantengono le espressioni e appaiono incredibilmente reali.
''Avatar''E grazie alla "virtual camera" il regista per la prima volta ha girato delle scene all’interno del mondo generato dal computer, proprio come se stesse effettuando le riprese in un normale teatro di posa.

Apprezzamenti dalla stampa italiana che subito dopo l’anteprima romana non ha mancato di commentare il film. «Chi vede nella tecnologia un fattore di disumanizzazione, e teme che la geometrica potenza degli effetti speciali sfratti dallo schermo la semplicità dei sentimenti, lo vada a vedere e ci porti tranquillamente anche i bambini. Se "Avatar" ha un difetto non è certo la lussuria ottica. E’ il moralismo da fiaba edificante», scrive su Repubblica Michele Serra.
''Avatar''«Dolce follia? Sfrenato irrazionalismo? Innocuo capriccio? I quesiti sono tanti. Di certo le cifre parlano - scrive sul Giornale Michel Maffesoli - Potete arricciare il naso, disgustati, ma "Avatar" ricorda la prevalenza della magia, anzi della "tecno-magia", indizio fra tanti del "reincanto del mondo"».

Eppure nonostante gli applausi e i consensi ricevuti, a molti in America non è piaciuto. Fortemente critica la destra che ha parlato di «un miscuglio sdolcinato di antimilitarismo, ideologia hippie e superficiali critiche ai cambiamenti climatici».  Altri ancora si sono scagliati contro il panteismo del film. «E' come un gospel. Ma non un gospel cristiano, una lunga apologia del Panteismo», chiosa Ross Douthat dalle pagine del New York Times.