Stampa

"Sonetàula" in corsa a Venezia

Reportage dal set di Salvatore Mereu: la pellicola realizzata come un film ma anche come fiction tv, sarà presentato alla 64esima Mostra del cinema. di Elena Campolo

 "Sonetàula" è un antieroe, un bandito, un "balente". Uno che vive in solitudine sui monti di Sardegna e ha sete di vendetta. In paese sanno che è armato, un "ragazzo di fegato" che a sedici anni ha scelto la latitanza.

Sullo sfondo c'è l'Isola intatta e scabra degli anni Quaranta, descritta da Giuseppe Fiori col piglio del reporter, mentre in "Continente" si spegne la guerra. Il regista Salvatore Mereu ha scelto la storia semplice e intensa del primo romanzo di Fiori e le vicende di un bandito romantico, per raccontare sullo schermo un'Isola antica dove straripa la natura e ancora non arriva l'energia elettrica.

Sarà presentato alla sessantaquattresima Mostra del cinema di Venezia "Sonetàula", opera seconda del filmaker dorgalese, che sta girando intorno a Tempio le ultime scene della pellicola voluta dalla Rai. Il film sarà distribuito prima al cinema, poi sarà diviso a puntate e andrà in onda sul primo canale come una fiction tv. Tutto gira intorno a Orgiadas, paese immaginario che tanto assomiglia a Orgosolo, un luogo dove «alla luce del crepuscolo gli ulivi brillavano uguali a un volo di farfalle», come scrive Fiori nel romanzo.
 
E ora che è quasi un film "Sonetàula", persino il set su cui il regista che con "Ballo a tre passi" vinse la Settimana della critica, sempre a Venezia, assomiglia a un dipinto. C'è qui un alito antico, tra cavi, microfoni e telecamere, il silenzio intorno. Il film sarà nelle sale alla fine del prossimo autunno, con la firma anche di Luckyred: «Abbiamo cercato di ricreare quella Sardegna che Fiori ha battuto per tanti anni durante gli anni da cronista», dice Mereu che su questo film sta lavorando da due anni e ha scelto una per una, in un lungo tour nell'entroterra, le facce dei protagonisti descritti da Fiori. "Sonetàula" (che significa rumore di legna perché, come scrive Fiori, «ogni colpo dato a lui sembrava di essere dentro una bara») è Francesco Falchetti, che al cinema preferisce il calcio.
 
Maddalena, invece, la dama contesa del romanzo (che poi si fidanzerà col più caro amico di Sonetàula) si chiama Manuela Marteli, mora e bellissima, è cilena. Mereu l'ha vista in "Machuca", presentato a Cannes nel 2004 e le ha proposto la parte. C'è poi Giuseppe Cuccu, Peppeddu, idolo del cast e veterano del cinema: era il bambino di "Banditi a Orgosolo" di De Seta e qui interpreta Tiu Giobatta, personaggio chiave del romanzo che poi si ammalerà di cirrosi. Tutti i dialoghi sono stati girati nella lingua dei protagonisti. Si capisce come Mereu («attingendo anche da un'altra "bibbia" di Fiori, "La società del malessere"») abbia voluto tratteggiare un'Isola primitiva che d'un tratto scopre la modernità, come con l'arrivo dell'energia elettrica, tra le pagine più belle del romanzo («è una delle scene di cui abbiamo più paura, la stiamo girerando nella piazza di Tempio, che è rimasta intatta come allora», dice Mereu).

C'è l'amore struggente per una donna, la malaria che infesta l'Isola. «Il fatto di usare la limba è stato un lusso concesso dalla produzione», spiega il regista. «Il film sarà doppiato quando lo trasmetteremo in tv».Mereu ha scelto una fotografia poetica quanto quella di "Ballo a tre passi" anche se il film è un'altra avventura: «Mi è mancato il confronto con Fiori per la sceneggiatura che è morto poco tempo dopo aver saputo della mia scelta. Il romanzo mi ha conquistato come se avessi già visto il film».