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Sicilia

Greco: "Pellicole italiane in crisi da 34 anni"

Intervista al regista Emidio Greco, protagonista a Palermo di un progetto cinematografico legato ai giovani: "Ho visto  aspiranti pieni di entusiasmo e con una preparazione sorprendente” . Ma non basta. di Luisa Mulè  Cascio
 
Emidio GrecoSi sono concluse venerdì 12 febbraio, a Palermo, le selezioni per il progetto "Due film" con il L.U.M., patrocinato dal L.U.M., Laboratorio Universitario Multimediale "Michele Mancini” di Bagheria (Palermo), in collaborazione con l’A.N.A.S, Associazione Nazionale Azione Sociale. Il progetto nasce dall’idea di realizzare nel territorio siciliano un laboratorio teorico e pratico di formazione e sperimentazione rivolto ai giovani che desiderano specializzarsi nei principali settori professionali del cinema, e prevede, come prodotto finale, la realizzazione e la produzione, con valenze di linguaggio tecnologico sperimentale, di almeno un lungometraggio a soggetto. A presenziare alle selezioni, direttamente da Roma, il regista Emidio Greco, direttore artistico del progetto. In occasione del suo soggiorno a Palermo, il regista ha concesso un’intervista durante il suo primo giorno di selezioni, mercoledì 10 febbraio:

Emidio Greco e Gennaro SchembriCom’è nata la sua collaborazione con il L.U.M. (Laboratorio Universitario Multimediale) di Bagheria?
È tutto molto semplice, perché nasce da una chiamata del professore Renato Tomasino. Ci conosciamo da un numero di anni preoccupante poiché eravamo assieme al Centro Sperimentale di Cinematografia. Lui mi ha telefonato e mi ha invitato a Palermo per proiettare il mio primo film, "L’invenzione di Morel", lo scorso luglio. In quell’occasione mi ha parlato del progetto. A me piace molto insegnare, al Centro Sperimentale di Cinematografia l’ho fatto diverse volte, quindi ho risposto che se potevo, compatibilmente con i miei impegni e il tempo libero, lo facevo volentieri. E, infatti, sono qua.  

In qualità  di direttore artistico di Due film con il L.U.M. quali sono i suoi pronostici circa l’evoluzione del progetto e la selezione dei candidati?
Trovo l’iniziativa coraggiosissima, molto intelligente, e spero che vada in porto nel migliore dei modi, sia perché è una novità, sia perché non è un’impresa facile. Noi ci contiamo comunque, siamo convinti che andrà a buon fine, ma bisogna lavorarci bene.  Questo è il primo giorno in cui mi trovo a Palermo ad assistere alle selezioni, e ho visto giovani aspiranti nel settore della fotografia pieni di entusiasmo e con una preparazione sorprendente. Io mi aspettavo di trovare “tabula rasa” e invece no, poiché i candidati hanno un livello d’informazione interessante. Mi sono apparsi non solo entusiasti ma anche svegli e intelligenti. Speriamo che questa prima impressione venga confermata. Questo comunque mi ha molto colpito, perché in altre circostanze non ho avuto la stessa impressione.

Schembri, Greco, Falcone, GigliorossoDue film con il L.U.M. darà la possibilità ai giovani corsisti di acquisire competenze nel campo delle professioni del cinema, incrementando quindi il numero potenziale di personale qualificato nel settore nella regione Sicilia. Ma l’argomento giovani/lavoro è molto discusso negli ultimi tempi in tutti i settori, lei crede nei giovani come risorsa ed energia per il futuro? Potranno realmente, dopo essersi formati, trovare lavoro in questo campo?
Devo essere sincero, perché questo è  un tema particolarmente importante. Che i giovani siano una risorsa non ci sono dubbi. Sarebbe assurdo se non fosse così, mi vien da dire che siamo obbligati a pensarla così, è doveroso. Poi non si può nascondere che in Italia in modo particolare, e, in particolare, in questo campo, la situazione non è molto allegra. Per una ragione ormai accettata da tutti, il cinema italiano, da almeno trentaquattro anni, è un cinema in crisi e povero, sia come numero di opere, sia per la quantità di denaro impiegata per fare questi film.
Per spiegarmi meglio, da molto tempo si fanno in Italia burocraticamente appena cento film, e solo una sessantina sono realizzati con denaro sufficiente. Inoltre, di questi sessanta film solo una trentina hanno una distribuzione adeguata. Questa è la realtà, e per capire meglio perché è un cinema povero bisogna pensare che un film francese costa almeno due volte e mezzo quello italiano. E questo non perché il cinema francese sperperi il denaro, ma perché strutturalmente va bene e il film viene sostenuto adeguatamente in senso economico.
 
Un momento dele selezioniSe si pensa poi che in Italia solo una trentina di film hanno una distribuzione degna di questo nome, il cinema italiano è un cinema sconosciuto all’estero e straniero in Italia. C’è una situazione legata alla distribuzione, quindi alla visibilità, insostenibile e incentrata sul duopolio. Quindi alcuni film, qualunque sia il loro valore, vengono strozzati alla nascita, e altri film, qualunque sia il loro valore, vengono favoriti.
Tornando ai nostri entusiasti e intelligenti allievi, vi si può fare il massimo dell’augurio, ma la situazione del cinema in Italia è questa. Certamente ci si adopera per migliorarla. Io mi adopero in questo senso, interessandomi ai problemi strutturali del cinema italiano, come anche rappresentante di associazioni di autori, e si spera che la situazione cambi in futuro.
Per quanto riguarda l’impiego lavorativo oggi esso è molto più interessante e con più possibilità nella televisione che nel cinema in senso stretto. Ovviamente quello che ho detto non è la fotografia di un deserto, ci sono altre possibilità lavorative e ce ne saranno altre di più in riferimento all’autonomia regionale. La Sicilia, per esempio, è particolarmente interessata a questo settore e mostra impegno proprio nell’audiovisivo più che nel cinema. Nell’ambito della regione si possono fare molte cose, incominciando proprio ad avvicinarsi a questo tipo di lavoro.

Emidio GrecoPuò  darci qualche anticipazione sul suo prossimo film?
Spero che me lo facciano fare!
Il film si chiama Notizie degli scavi, ed è tratto da un racconto molto bello di Franco Lucentini, conosciuto spesso per la coppia Fruttero-Lucentini. Questo racconto l’ha scritto soltanto lui. Da quel che mi risulta è uno dei tre racconti che ha scritto prima della collaborazione con Fruttero. È un racconto che uscì nel ’64, ma io lo ambiento oggi. Si svolge tutto a Roma, in modo specifico a Tivoli, agli scavi di Villa Adriana (da qui il titolo).
Dovrei incominciare a girare alla fine di maggio. Protagonista assoluto è Giuseppe Battiston, e la protagonista femminile dovrebbe essere (o meglio, io preferisco dire” sarà”) Ambra Angiolini.

Il suo primo film, "L’invenzione di Morel", nasce in un clima in cui la sperimentazione era possibile a causa dell’affermarsi del “nuovo” nelle cinematografie europee.  Il suo prossimo film e il lavoro che, in qualità di direttore artistico, cercherà di avviare in seno al progetto “Due film con il L.U.M.”, pensa che possano accogliere spunti di sperimentazione?   
Quella de L’invenzione di Morel è un tipo di sperimentazione linguistica e stilistica, nel senso che ci sono delle scelte di regia molto spinte, perseguite “paranoicamente”. In questo senso non è escluso che questo ultimo film sia ugualmente paranoicamente estremo.
Il mio prossimo film è una pellicola che va controcorrente per la storia che racconta e per il modo in cui sarà raccontata. Non ha nulla a che vedere con il cinema odierno: non è una commedia né un film d’azione. Però a me pare che come tema di fondo sia di straordinaria attualità. Il racconto di Lucentini, nel suo significato ultimo, è più attuale oggi di quando uscì nel 1964. È da tempo che volevo fare questo film, ma all’epoca il protagonista principale, “il professore”, sembrava quasi fuori dal tempo. Paradossalmente, quarantasei anni dopo, appare di straordinaria attualità.
Emidio GrecoPer quanto riguarda il film, prodotto finale, di "Due film" con il L.U.M., esso dipende molto da ciò che i ragazzi, selezionati per regia e sceneggiatura, vogliono fare. Il mio compito sarà quello di cercare di renderli consapevoli delle loro scelte. Il regista è un signore che sceglie, il problema è che deve scegliere con consapevolezza. Se non si ha consapevolezza stilistica e se non si ha ben presente il punto d’arrivo del progetto, si finisce per andare alla cieca a cercare il risultato finale. Questo tipo di consapevolezza anche le sperimentazioni devono averlo. Quindi sarà questo quello che cercherò di comunicare, poi faranno loro.
Il problema è anche quello di non mettersi al posto loro, ma di dar autonomia, sennò non serve a niente realizzare progetti come questo. Quando io e il professore Tomasino frequentavamo il Centro Sperimentale di Cinematografia pensavamo che la cosa più straordinaria era che, alla fine del corso, realizzavamo il film di diploma, e in questo film eravamo liberi di fare quel che volevamo. Il risultato finale era, in qualche modo, nel bene o nel male, la tua carta d’identità.
Quindi, se si gira al posto dell’allievo lui non verrà mai fuori, e, invece, in qualunque modo verrà, il prodotto finale dev’essere suo.

Potrebbe esserci la possibilità, finito il progetto di Due film con il L.U.M., che qualche giovane candidato possa prendere parte ai suoi prossimi lavori? Magari al suo prossimo film in lavorazione?
Questo è possibile. Potrebbe essere, come avviene spesso, come eventuali assistenti volontari. Ne ho già avuto esperienza negl’ultimi film. A me piace molto come idea, d’altro canto non c’è altro modo per cominciare. È sempre stato così e sarà sempre così, almeno per le prime volte che si lavora in un set. Gli stessi registi molto spesso, quando realizzano il loro film di debutto, fanno gli assistenti volontari di se stessi, cioè lavorano gratis, quindi figuriamoci se questo non possa valere per gli altri!  Se qualcuno vorrà seguire il film sarò  ben contento che lo faccia.
 
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