Percorso

Ebraismo - A. Matta

"Shutter Island" di Martin Scorsese

Quando anche Martin Scorsese può esagerare. di Alessandro Matta

''Shutter Island'' locandinaSarà il manierismo originale, variegato e di successo con cui il cinema americano da più di 30 anni tratta il tema della Shoah, inserendolo letteralmente in tutti i generi cinematografici, sarà l'effetto di successo dato da "Bastardi senza Gloria" di Quentin Tarantino, dove soldati ebrei e altri ebrei nascosti riescono a far fuori Hitler dando alla II guerra mondiale un altro finale, una cosa è certa: il troppo rischia di storpiare, e soprattutto in questo caso, è opportuno che un argomento altamente infiammabile come il Nazismo non diventi certo materia di gioco o di spremitura in modo sbagliato da parte di registi.

E' quanto penso a seguito della visione dell' ultimo film di Martin Scorsese: "Shutter Island", nei cinema da venerdì scorso. Il film narra una storia americana degli anni '50 , quando un agente FBI, insieme a un collega, vengono destinati a una indagine su Shutter Island, a largo della costa est, per investigare sull'improvvisa scomparsa di una pericolosa infanticida residente presso l'istituto mentale Ashecliffe, appositamente creato per criminali molto pericolosi e malati di mente.
Fin qui tutto ok se non fosse per il fatto che il film presenta in uno dei personaggi dei continui richiami. Spaventosamente pieno di ricordi che si risvegliano sempre di più nella sua mente via via che ci si confronta col mondo orrendo di un pericoloso istituto psichiatrico, dove si cerca di districare il mistero di una strana scomparsa di una paziente, ecco che il protagonista del film non riesce a fare a meno di non ricordare il suo passato di ufficiale dell' esercito americano, responsabile di una cruda vendetta dopo la liberazione del lager di Dachau.

''Shutter Island'' Ancora una volta una citazione relativa ai campi nazisti in un cinema completamente diverso. Tipico, nel cinema americano, è il fatto che ha sempre inserito la Shoah in tutte le trame: dal thriller ( "Il maratoneta") alla fantascienza (ai confini della realtà) o al musical (cabaret), oltre al classico genere drammatico o di guerra.
Ma stavolta, devo ammetterlo, è ora che si riconosca che si è toccato il segno nell' usare la Shoah in ogni film che si voglia rendere più accettabile. Passi per il ritmo inizialmente troppo veloce e poi via via sempre più lento e quasi soporifero della pellicola, passi la trama e le questioni in essa sulle congiure di infiltrazioni naziste tra i medici della clinica psichiatrica, ma l'uso della liberazione di Dachau è veramente perverso e vicino a un insidioso rischio revisionistico. Passi per il fatto che il cancello di Dachau (nella realtà presenta la scritta il lavoro rende liberi, presente anche a Auschwitz) è ricostruito come quello di Auschwitz , ma che dire del fatto che si smanetta su quel episodio storico, presentando la liberazione del lager sotto la neve? (Dachau è stato liberato nell' aprile 1945) che dire dell' enorme falso storico del comandante di Dachau ammazzato dalle truppe alleate dopo un tentativo di suicidio non riuscito?

''Shutter Island'' E che dire della scena della esecuzione di massa delle SS di guardia al campo, ripresa in maniera perversa quasi a dire che i liberatori erano come i carnefici?
E il fatto che Dachau venga definito nella stessa frase di Leonardo Di Caprio dapprima konzentrazion lager ossia campo di concentramento dal'idioma tedesco e poi subito dopo in italiano: campo di sterminio?
Quanti giovani scambieranno questo film per realtà storica pensando che il comandante di Dachau ha cercato di suicidarsi al momento dell' arrivo degli alleati nel lager e che poi non c'è riuscito ed è morto dopo 90 minuti di agonia? Quanti giovani tradurranno il tedesco konzentrazion lager in campo di sterminio, dopo averlo sentito da Leonardo Di Caprio? Quanto ha ragione Claude Lanzmann, grande documentarista francese regista del fondamentale Shoah viene da pensare, vedendo un simile utilizzo osceno della Shoah da parte di Scorsese! Quanto ha ragione Lanzmann quando sostiene l' impossibilità di ricostruire con colori finti, attori e immagini di fiction la Shoah, viene da pensare! E' tutto dovuto a un'esageranzione di Scorsese e altri registi, quali soluzioni per evitare che succeda di nuovo?

''Shutter Island'' Purtroppo, la soluzione eccede i limiti della democrazia cinematografica stessa. La Shoah per non essere utilizzata da ogni regista come parco giochi su cui filmare e ricostruire come si vuole dentro le fiction, dovrebbe essere riportata sul grande schermo o a livello documentaristico solo con fiction o documentari seriamente girati, stando attenti a non usare Nazismo e crimini nazisti in modo morboso, giusto per un gusto dello spettatore. Con consulenze storiche serie e attente. Ma non siamo, purtroppo, in grado di imporlo. Non per le fiction. Oltretutto, c'è anche chi ha proposto una moratoria delle fiction sulla Shoah.
La soluzione è solo una: che si capisca una buona volta che il Nazismo e la Shoah non possono diventare oggetto di speculazioni di bassa lega e si cerchi di evitare di mettere la Shoah in ogni film tanto per parlarne. Molti, troppi, pensano che per ricordare la shoah basta parlarne. No! Non basta parlarne, non basta fare film su film con all'interno errori enormi per pulirsi la coscienza e dire "anche noi ricordiamo". E' importante il modo in cui se ne parla. Come dice anche Elie Wiesel, non si onorano le vittime della Shoah con banalizzazioni. E in questo caso la banalizzazione è bene vidente.

"Shutter Island": vai alla recensione di Elisabetta Randaccio

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