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"Alice in wonderland" di Tim Burton

Il consiglio di Elisabetta Randaccio
 
''Alice in Wonderland'' locandina“Nessuno mai fu attratto così profondamente dal mondo ignoto, che sta <al di là> del nostro mondo..”. Questo giudizio di Pietro Citati riferito a Lewis Carroll (ovvero Charles Dogson, illustre matematico e scrittore britannico, 1832-1898), senza errare si potrebbe adattare anche al regista Tim Burton, una carriera impostata sul visionario, sul fantastico, sull’ “universo parallelo” della fantasia non rassicurante e del “diverso”. Nessuno meglio di lui sembrava adatto per trascrivere sullo schermo, aiutato dalle nuove tecnologie che possono far “incontrare” attori e animazioni, le bizzarre avventure di Alice, trascinata in un mondo dove “i nomi non sono consequentia rerum, ma al contrario, le cose sono le conseguenze dei loro nomi”, un’opera apparentemente destinata all’infanzia (Carroll la scrisse anche per le sue narrazioni alle bambine con cui amava passare il tempo, prima fra tutte Alice Liddol), in realtà, complessa, giocata sul surrealismo linguistico, su simbolismi forti, persino su logiche matematiche di cui l’autore conosceva assai bene le dinamiche. I due testi “Le avventure di Alice nel paese delle meraviglie” e “Attraverso lo specchio” sono diventati fondamentali, perciò, non solo in ambito letterario, ma pure in quello filosofico,  semiotico, scientifico.

''Alice in Wonderland'' di Tim BurtonTim Burton, dunque, era il candidato perfetto, ma un problema c’era: la Disney detiene i diritti del testo per lo schermo, per il quale aveva già tratto un mediocre lungometraggio di animazione (1951), dove la petulante, curiosa, azzardata e trasgressiva Alice diventava una sdolcinata bambina svagata. Nei nostri tempi, la Disney non prevede sicuramente le spesse barriere censorie del passato e il target rigorosamente mirato degli anni cinquanta, ma ancora vaglia i progetti cinematografici in maniera accorta e, comunque, attenta al pubblico, seppure assai più variegato, a cui si rivolge principalmente. Esclusivamente questo “problema”, immaginiamo, possa aver messo il freno a Tim Burton il quale, servendosi di una sceneggiatura scipita di Linda Woolverton (nella squadra Disney dai tempi di “Re leone”, 1994, e “La bella e la bestia, 1991) si dedica non tanto ad approfondire i personaggi nelle loro contraddizioni e follie, ma all’aspetto di meraviglia visiva, come un autentico autore barocco.
 
''Alice in Wonderland'' di Tim BurtonIl film, in questo modo, risulta splendido per gli occhi, ma contraddittorio nell’impostazione. Non manca l’ironia, soprattutto nella scelta del cast. Così, la Regina Rossa con il volto di Helen Bonham Carter (la moglie del regista, il quale si diverte a distruggerne il background artistico stereotipato di dolce signora britannica) è strepitosa e il “Cappellaio matto” di Johnny Depp, ombra e doppio di Tim Burton, ha ogni tanto degli sguardi inquietanti e ambigui, una melanconia di fondo, che riscattano la poca chiarezza del personaggio. Scegliere un Alice diciannovenne (la giovane e bella Mia Waikowska), la quale  “rivive” i sogni-viaggi del tempo infantile, poteva essere una carta vincente se si fosse spinto sul pedale dell’allusione erotica, solo vagamente accennata; nei termini in cui è posta, invece, risulta un po’ forzata, come il finale discutibile.
 
''Alice in Wonderland'' di Tim BurtonInfatti, mentre il bruco (personaggio splendido) è divenuto farfalla, Alice, neo imprenditrice (!!!!!) e proto femminista, sale su una nave, la quale vorremmo diretta “all’isola che non c’è” e non alle Indie britanniche in cerca di migliori strategie di mercato. Il film, comunque, nonostante non sia l’opera maggiormente riuscita di Burton, è sicuramente godibile, soprattutto se ci allontaniamo con un giusto distacco da qualsiasi influsso letterario, immergendosi nei giochi di contaminazione tecnica (chi vuole può gustarselo in 3D) appaganti la vista e il divertimento puro. Senz’altro, “Alice in wonderland” risulta più vicino a un tipico fantasy piuttosto che, come affermava Citati, al “grottesco precursore di ogni avanguardia”.
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