Percorso

Ebraismo - A. Matta

"Adam resurrected" di Paul Schrader

Giunge  in Italia il film tratto dal romanzo israeliano inizialmente rifiutato da tutti i registi. di Alessandro Matta
 
''Adam's resurrection'' locandinaSi intitola “Adamo Risorto” (Adam resurrected), la pellicola  risultato di una mega-coproduzione internazionale tra Germania, Usa e Israel.  Il film affronta uno dei nodi meno conosciuti e più complessi nella tragedia della Shoah. Quanti sopravvissuti, infatti,  dopo Auschwitz hanno vissuto una sorta di prolungamento negli anni della loro sofferenza causata dai gravi traumi,  dalle gravi perdite e soprattutto dalle torture subite? 
Sicuramente la stragrande  maggioranza  dei superstiti della Shoah ha subito ciò, eppure pochissimi libri si sono incanalati negli anni in questo universo inesplorato. 
“Adam resurrected” il romanzo di Yoram Kaniuk da cui il film di Paul Schrader è tratto è uno di questi.  Pubblicato in Israele nel 1968,  il romanzo (e anche il film) è imperniato sulla figura malinconica di Adam Stein, artista circense ebreo che negli anni '40 è deportato nei campi di sterminio con tutta la sua famiglia. Risparmiato alla camera a gas, vedrà morire non solo moltissime persone, famiglia compresa, ma si ritroverà a dover “servire” con scene  da circo il comandante del lager nazista, suo accanito ammiratore. Come non bastasse, Adam dovrà intrattenere con numeri da circo altri deportati ebrei, che dopo  pochissimi minuti vengono avviati alla camera a gas.
 
''Adam's resurrection''Una storia che per molti versi ha ricordato  a quella del film di Jerry Lewis “ Il giorno che il clown pianse” (the day the clown cryed) pellicola mai uscita nelle sale,  in quanto rimasta inedita e nascosta per volontà dello stesso Lewis  e ancora oggi circondata da un alone di leggendarietà negli studios di Hollywood. 
Mentre la storia del picchiatello di Hollywood finiva nel lager di Auschwitz, quando lo stesso clown decideva di suicidarsi entrando nella camera a gas con le piccole vittime dell'ennesima selezione, questo film porta una storia a metà strada tra sopravvivenza e mantenimento di una condizione di prigionia in un mondo dove la follia sembra essere ancora in vita, solo nascosta al primo sguardo.  Il povero Adam Stein, infatti, sopravvive al lager e si ritrova negli anni '60 a vivere in un manicomio nel pieno deserto del Negev in Israele, dove sono ricoverati solo superstiti dello sterminio affetti da gravi turbe mentali o problemi di varia natura, che impediscono, a vent'anni di distanza dalla fine della guerra, a essi di vivere una vita “normale”.
 
''Adam's resurrection''Ed è qui che verrà per Adam (un Jeff Goldblum sublime) la prova del fuoco: era stato costretto dal comandante Klein a comportarsi come un cane,  ora si ritrova a tentare di aiutare un bambino che cammina a quattro zampe e abbaia.
Un film pesante, chiaroscuro, impietoso, che fa capire come dopo la Shoah molti superstiti abbiano trascinato dentro di sè una marea di segni dell'offesa mai facilmente rimovibili. Un film così tanto complesso, che lo stesso romanzo da cui è tratto non è stato accolto molto bene negli anni '60.  Il romanzo è stato reputato per moltissimi anni “inadatto allo schermo”,  probabilmente non solo per la sua complessità, ma anche per la velata accusa che nasconde verso la società del dopoguerra,  spesso disattente nell'ascoltare le storie e i bisogni dei superstiti della Shoah.  Non è un caso che il romanzo e il film siano ambientati negli anni '60 in Israele, e non è un caso che questi superstiti si trovino proprio nel deserto del Negev  isolati  dal resto del mondo. 
 
''Adam's resurrection''Il film ha un collegamento non secondario con la concezione storica che Israele ha avuto della Shoah. 
Se infatti da un lato la memoria della Shoah è alla base dell'identità di Israele e la Shoah è presente nella legislazione, nelle preghiere, nei tribunali, nelle scuole, nei monumenti  e proprio in Israele vi è il più importante Museo  al mondo quanto a conservazione e raccolta di documenti sulla Shoah,  lo Yad Vashem,  dall'altro lato la società israeliana proprio fino agli inizi degli anni '60 non ha considerato la Shoah col giusto spessore.  
Israele ha iniziato  a comprendere la complessità della tragedia e la sua unicità solo nel maggio 1961  col processo al criminale nazista Adolf Eichmann, catturato in Argentina, dove viveva sotto falsa identità, grazie a un blitz del Mossad nel 1960. E' questo lo spartiacque storico molto importante che ha fatto risvegliare non solo Israele  ma anche il mondo occidentale,  dando  inizio a quella che gli storici definiscono “era del testimone” , entrata nel vivo a partire poi dagli anni '70 grazie al successo di produzioni internazionali come lo sceneggiato tv “Holocaust” di Marvin J. Chomwsky.  
 
''Adam's resurrection''E’ proprio dagli anni '60-70 che i testimoni, sollecitati dalle nuove generazioni, iniziano a parlare il più delle volte per la prima volta dalla fine della guerra, sulla loro esperienza.  Le nuove generazioni prestano per la prima volta orecchio alle parole dei superstiti. 
Questo  non accade negli immediati inizi degli anni '60, nel deserto del Negev e nel film di Schrader,  dove i sopravvissuti alla Shoah sono stati isolati, messi lontano, quasi come un non volerli sentire, ascoltare, ricordare. Come non vedere in questo film anche un ritratto del mondo israeliano a cavallo tra i silenzi del dopo Shoah e l'inizio dell'era del testimone. 
Anche per questo il film di Schrader  (l'Italia è quasi l'ultimo paese al mondo che vedrà uscire nelle sale a maggio 2010) è necessario e utile. 
Dell'uscita del film si sta occupando la Tlize Productions di Roberto Telli  che ha intenzione di organizzare un grosso evento di prima nazionale per maggio a Roma. Un evento a cui si spera parteciperanno diverse istituzioni italiane e non solo impegnate nella memoria della Shoah.
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