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"Fantastic Mr. Fox" di Wes Anderson

Il consiglio di Elisabetta Randaccio
 
''Fantastic Mr. Fox'' locandinaWes Anderson ha sempre incuriosito la critica internazionale, sin dai suoi primi film. In opere come "I Tenebaum" (2001), "Le avventure acquatiche di Steve Zissou "(2004), "Il treno per Darjieling" (2007) aveva mostrato un talento sicuro e una originalità spiccata. Portato per la tragicommedia, ha sempre, però, parzialmente lasciato un po' delusi, nel complesso: qualche sfilacciamento in sceneggiatura, qualche inquadratura inutile, qualche dialogo non riuscito, mentre la sua piccola factory di attori non lo ha mai deluso, perché è sempre riuscito a trarre dai suoi interpreti abituali (soprattutto Owen Wilson, Jason Schartzman, Bill Murray) un contributo essenziale alla definizione dei personaggi.

Con il suo ultimo film, il quarantenne regista di Huston dall'aspetto fanciullesco, giunge, però, alla maturità, sorprendendo pure per la scelta di genere, l'animazione, come afferma lui stesso, "old fashion", in stop motion, ovvero i pupazzi ripresi nel loro ambiente ricostruito con oggetti e disegni, maggiormente efficaci dell'ormai abusato 3D. In "Fantastic Mr. Fox", un'opera scritta, rivista e corretta nell'arco di molti anni e ispirata da un classico libro per bambini di Roald Dahl, Anderson mette a frutto la sua passione per la realtà alterata da un tratto di visionarietà, la sua attenzione verso i rapporti intergenerazionali, soprattutto all'interno del nucleo familiare, la sua garbata ironia, la sua anarchia degna della generazione degli hippies - che certo non è la sua - accentuata da un amore sfrenat per la musica dei sessanta e settanta.
''Fantastic Mr. Fox''Infine, il suo rifiuto per qualsiasi mielosità lo allontana dai moralismi edificanti alla Disney e ne fa un panphlettista melanconico.
Di Mr Fox vediamo nel prologo la sua natura selvaggia e libera che ne fa un arsenio lupin dei rubapolli (ammazzati con un solo morso) insieme alla sua compagna, a cui, però, dopo, una mezza disavventura, promette di cambiar mestiere. Riuscirà la nostra volpe a rimanere nella sua tana, diventato addirittura editorialista per un giornale, padre di un adolescente ribelle e imbranato, vestito con un elegante completo di velluto a proseguire un'esistenza pacata? (ma la sua voracità mentre fa colazione, ci dimostra quanto la selvaggeria non sia andata perduta). Ovviamente no. Ed eccolo sfidare la sorte, provocare tanti guai, utili semmai per sciogliere anche i nodi dei rapporti con moglie, figlio e nipote; ritornare animale e non antropoanimale è una gran bella soddisfazione soprattutto se si deve combattere contro tre capitalisti tanto ricchi di mezzi e di armi quanto stupidi.
''Fantastic Mr. Fox''Sanno sparare, ma non pensare e i loro attacchi alle volpi sono devastanti benché assolutamente inutili. Fox non è dipinto né come un eroe, né come un novello Robin Hood (vi ricordate che nel film prodotto dalla Disney l'arciere di Sherwood era proprio una volpe?), ma come un nostalgico predatore libero, impossibilitato a rinchiudersi in una borghesizzazione forzata.
 La sua fobia per i lupi, gli antagonisti per eccellenza delle volpi come razziatori delle foreste, è sciolta quando ne vedrà uno in lontananza, su una collina: una sagoma nera, astratta, che ricorda la solitudine e la morte, da salutare giustamente con il pugno chiuso. Sopravvivere è l'ultima battuta di un film assai divertente, ma profondo. La versione nostrana è una delusione, ma almeno c'è il tentativo di usare le consuete voci italiane (la coppia Pannofino-Di Meo) dei doppiatori originali (due grandi come George Clooney e Meryl Streep, affiancati da Willem Defoe, Owen Wilson e naturalmente Jason Schwartzman) per cercare di ricreare la situazione  interpretativa voluta da Anderson.
"Fantastic Mr. Fox" è dunque il suo film più bello e godibile, adatto a bambini intelligenti e a adulti disposti all'autoironia quanto a meditare su quando si poteva essere, allo stesso tempo, ribelli e tolleranti.