Percorso

Addio a Scarpelli, padre della commedia italiana

Si  è spento a Roma a 90 anni Furio Scarpelli tra i più grandi autori del nostro cinema. Scrittore e sceneggiatore di estrema raffinatezza firmò i capolavori di Monicelli, Risi, Scola e si dedicò ai registi della nuova generazione. Il dolore del suo pupillo Virzì: "Per noi era una salvezza, una guida, una medicina". di Donatella Percivale

Fulvio ScarpelliE’ morto all’età di 90 anni Furio Scarpelli, scrittore e sceneggiatore della commedia italiana. Figlio di Filiberto Scarpelli, celebre fondatore del giornale umoristico romano "Il travaso delle idee", Scarpelli affinò nel tempo il proprio talento per il disegno e la scrittura satirica, iniziando, già prima della guerra, a lavorare come illustratore per alcune riviste di satira.

Fu proprio grazie all'amore per lo humor e l'ironia che incontrò Federico Fellini e quindi Age, Agenore Incrocci, con il quale avviò il quasi quarantennale sodalizio che ha fatto la storia del cinema italiano. Sua la firma di alcuni dei primi successi di Totò e delle principali pellicole della cosiddetta commedia all’italiana di cui segna l’inizio ("I soliti ignoti", 1958, e "La grande guerra", 1959, di Mario Monicelli), il periodo d’oro ("I compagni", ancora di Monicelli, 1963; "I mostri" di Dino Risi, 1963; "Sedotta e abbandonata" di Germi, 1964), e la fine ("C'eravamo tanto amati", 1974, e "La terrazza", 1980, entrambi di Ettore Scola) lavorando per i maggiori registi dell'epoca, e ritraendo un vero e proprio campionario di personaggi alle prese con le contraddizioni e il cinismo dell’Italia del boom.

''I mostri''Dopo un fallito tentativo a Hollywood, chiamato da Hitchcock (di cui domani si celebrano i 30 anni della morte), sempre in coppia con Age, Scarpelli firmò anche "Il buono, il brutto, il cattivo" per Sergio Leone (1966). Una volta cessato il sodalizio con Age, proseguì un’attività autonoma, collaborando a lungo con Ettore Scola, ma anche con giovani autori e registi, dei quali divenne, insieme a Leo Benvenuti, un punto di riferimento. Sono nati così, tra l'altro, i primi film di Francesca Archibugi e Paolo Virzì che oggi lo piange al pari di un figlio: "Forse non è chiaro a tutti chi fosse Furio. I giornali scriveranno: un maestro di sceneggiatura, il principale artefice della migliore Commedia all’Italiana, l'autore delle storie dei film popolari più belli, più intensi, più divertenti e intelligenti che abbiamo mai avuto in Italia. Furio era soprattutto una persona meravigliosa. Un maestro, sì, ma di antiretorica e di umanità.

''Il buono, il brutto e il cattivo''I suoi occhi curiosi, sempre spiritosi e compassionevoli, guardavano le persone e le penetravano, canzonandole e coccolandole col suo affetto e la sua ironica dolcezza da romanziere immenso. Era un genio - ha aggiunto Virzì - dal talento insuperabile di dialoghista, di disegnatore, di creatore di personaggi indimenticabili, e però era anche una persona generosa ed umile, e ha sempre preferito sottrarsi all’esibizione di sè, dedicandosi piuttosto al trasmettere il proprio insegnamento alle persone, specie più giovani, che ha avuto vicino, come un autentico maieuta. E in tantissimi lo abbiamo adorato e abbiamo guardato a lui come una salvezza, una guida, una medicina". Generoso con i giovani cui dedicò gli ultimi anni della sua vita divenendo punto di riferimento delll'Anac (Associazione Nazionali Autori Cinematografici) e del Centro Sperimentale di Cinematografia, oggi Scarpelli può essere considerato uno dei più straordinari interpreti della lingua e del cinema italiano.

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