Percorso

Ebraismo - A. Matta

La rappresentazione della resistenza ebraica nel cinema

II parte  1961 – 2010. di Alessandro Matta
 
Holocaust locandinaSerie Tv drammatica di grande successo realizzata per la televisione americana alla fine degli anni '70, "Olocausto" (Holocaust , 1978 ) Di Marvin J. Chomsky,  si caratterizza per la grande cura storica con cui le vicende (assolutamente realistiche) sono state trattate e per avere consentito ad un tema drammatico ma storicamente fondamentale un "accesso" televisivo. E’ la I volta nella storia del cinema e della televisione che la storia della Shoah entra con un effetto dirompente davanti agli occhi di miliardi di telespettatori in tutto il mondo.
Tornando al tema della rappresentazione della resistenza ebraica al Nazismo, lo sceneggiato tv ha un secondo merito spesso taciuto: quello di aver mostrato con spirito critico il dovere di sfatare il mito degli ebrei che “si sarebbero fatti sterminare come pecore al macello”. Il film infatti mostra attraverso il personaggio di Rudi Weiss  un esempio di ebreo che si rifiuta di accettare in toto il destino dello sterminio o della deportazione nei ghetti e nei campi di sterminio. Il personaggio di Rudi è ben particolare, si tratta di un giovanotto alto e  prestante, un atleta, abituato  a rendere sempre colpo su colpo e a non tirarsi mai indietro davanti a risse o aggressioni dove sia lui la parte lesa per difendere se stesso o i suoi familiari o amici.  
 
''Holocaust''Già all’inizio dello sceneggiato, con la scena della espulsione di Rudi dalla sua squadra di calcio, provocata da antisemiti presenti nella stessa, abbiamo la caratterizzazione netta del personaggio Rudi. Rappresenta  le migliaia e migliaia di ebrei che si sono ribellati alle barbarie, che hanno avuto la forza di dire no. E come tale, Rudi, quando inizieranno le prime restrizioni contro gli ebrei, deciderà di scappare. Vivrà nello sceneggiato le esperienze più disparate, tra cui:  l’entrata a far parte di un gruppo di partigiani ebreo-ucraini,  la deportazione nel campo di sterminio di Sobibor e la messa in atto della rivolta e della fuga collettiva dei  deportati dal campo di sterminio (rivolta veramente avvenuta ). Infine, unico superstite, non è un caso che proprio a questo giovane dal carattere esteriormente duro e  marmoreo, ma   protettivo verso i suoi fratelli e compagni di sventura, saranno affidati, nell’ultima parte del film, un gruppo di bambini superstiti dello sterminio, allo scopo di accompagnarli nel nascente stato di Israele.  
 
''Holocaust''Un eroe,  quindi. Ma Rudi non è l’unico eroe ebreo dello sceneggiato: anche lo zio di Rudi, Moses Weiss, è un eroe anche senza quell’evidenza che Rudi sprizza da tutti i pori. Egli è infatti uno degli ideatori della rivolta del ghetto di Varsavia, episodio più celebre in assoluto della resistenza ebraica.
Per la I volta, quindi, nella storia della cinematografia della Shoah occidentale, abbiamo un prodotto che non solo abbatte un muro di silenzio fino ad allora parso insormontabile sulla tragedia, ma per la prima volta, lo sceneggiato, seppur in una visione generica e non priva di eccessive stereotipazioni all’inverso,  da una visione di quella che è stata la resistenza ebraica al Nazismo. I risultati di ciò non si faranno attendere, tenuto conto che tra le successive fiction  prodotte da Hollywood e anche dal cinema europeo, moltissime conterranno riferimenti o narreranno episodi della resistenza ebraica durante la Shoah.
 
''Fuga da Sobibor''Un esempio di tale risveglio è rintracciabile in una altra pellicola per la televisione del 1987: "Fuga Da Sobibor" (escape from Sobibor) di Jack Gold. La miniserie, in due parti, racconta un episodio ripreso già nello sceneggiato di Chomsky , ma qui raccontato con più dovizia: la rivolta del camp di sterminio di Sobibor del 14 Ottobre 1943, quando circa 300 ebrei deportati nel campo e ancora non assassinati, riuscirno a evadere dopo aver ucciso le SS di guardia. In questo film, è utile un' analisi dei due personaggi principali: da un lato il personaggio interpretato da Alan Arkin, dall’altro quello interpretato da Rutger Hauer. Il I interpreta Leon,  un comune civile ebreo deportato nel campo di sterminio, dove tutta la sua famiglia è stata uccisa. L’altro, che fa il suo ingresso nella II parte del film, interpreta il personaggio realmente esistito del Comandante dell’Armata Russa Sascha, ebreo deportato a Sobibor insieme a tutti gli ebrei suoi commilitoni, e  divenuto la reale mente della rivolta.
 
''Fuga da Sobibor''Se Leon Cerca fin dall’ inizio di organizzare una fuga dal campo, tuttavia non avendo una mentalità tattico-militare ampia, ne un carattere forte come quello di un soldato, non riesce a mettere in piedi la rivolta prima dell’arrivo del comandante  Sascha. Ed ecco quindi che questo film ci da una nuova versione della resistenza ebraica, cercando di rispondere  anche alla domanda di chi ancora oggi si chiede come mai da parte ebraica pochi siano stati i casi di rivolta. Il regista Gold fa capire con questi due personaggi che ci sarebbero voluti più personaggi forti come quello di Sascha per poter organizzare più rivolte nel loro insieme “riuscite” come quella di Sobibor.
Valutanto  il cinema europeo, gli anni ’80 vedono la comparsa di due opere con ampi riferimenti alla resistenza ebraica al Nazismo.
"In Nome dei Miei" (au nom de Tous les miens) di Robert Enrico , girato tra la Francia e il Canada nel 1983 e poi rigirato nel 1984 per la televisione in una versione lunga oltre otto ore (rispetto ai 140 minuti della versione per il cinema), è basato su una storia vera.
 
''In nome dei miei''E’ la storia di Martin Gray, eccezionale testimone dello sterminio tuttora in vita. Il film parte negli anni ’70 . Martin Gray sta per uccidersi. E' un ebreo polacco cinquantenne, che vive nel Midi della Francia, il quale ha perso moglie e bambini in un furioso incendio scoppiato  nella propria villa. Martin decide di registrare un messaggio, per lasciare a chi voglia ascoltarlo il racconto della propria tormentata vita. Adolescente nel 1940 nella natia Varsavia, trascorre ore di angoscia e di avventura nel ghetto, unitamente ai genitori e a due fratellini, dandosi al mercato nero per sopravvivere con i suoi cari. Deportato a Treblinka, vede sparire la madre con i bambini in quel terribile lager di morte, da dove poi riesce fortunosamente ad evadere. Raggiunto di nuovo il ghetto di Varsavia, partecipa con il padre, ritrovato,  (e che poi morirà) alla Resistenza e poi, scampato, si arruola nelle file dell'esercito russo, diventando Tenente dell'N.K.V.D.
 
''In nome dei miei''Finita la guerra, Martin emigra negli Stati Uniti, dove incontra la vecchia nonna, fa fortuna con il proprio lavoro, si sposa e si trasferisce con moglie e figli in Francia. Ora ha riepilogato tutta una vita di dolori e di lutti inenarrabili. Ma troppi altri sono stati assassinati: Martin comprende che non è con il suicidio che egli può raggiungere le ombre. Egli continuerà dunque a vivere ed a rendere testimonianza anche a nome di tutti i suoi.
Come scrisse Tullio Kezich: Martin Gray si può considerare un eroe della sopravvivenza ebraica. La sua paradossale odissea, narrata nel libro scritto a quattro mani con lo storico Max Gallo (Rizzoli), include anche un tremendo capitolo in tempo di pace. Seguiamo giorno dopo giorno  le cronache del ghetto, dall'imprigionamento degli ebrei nel '39 alla rivolta dell'aprile '43; Le immagini sono reali, tremende, come nemmeno "Holocaust" di Chomsky aveva finora mostrato (si pensi alla tremenda sequenza della camera a Gas del campo di sterminio di Treblinka). Ma Martin vuole sopravvivere per la sua gente, per far capire anche ai “suoi” che si deve resistere e sopravvivere. Non è un caso che Martina, appena tornato dall’ inferno di Treblinka dal quale è scappato, saputo che nel ghetto di Varsavia si sta finalmente organizzando una rivolta, decide di ritornarvi! Lui “deve prendere le armi, deve vendicarsi , ribellarsi” non può restare con le mani in mano. Il messaggio del film, da questo punto di vista,  è qualcosa di straordinario.
 
''Il prezzo della vittoria''Altra pellicola europea degli anni ’80  è il film olandese "Il prezzo della vittoria" (In de schaduw van der overwinning) di Ate De Jong, del 1986. Nel film, in realtà una fiction per la tv olandese in due parti per la durata di circa 160 minuti di durata in tutto,  condensate per l’edizione italiana in un  film di appena 100 minuti, si racconta la resistenza all’occupante nazista in una cittadina olandese di due uomini di differente estrazione sociale e religione. Da un lato: Peter Vaijk, eroe della resistenza, lotta con la violenza in nome della libertà; dall’altro lato, abbiamo Blumberg, fine intellettuale ebreo, che  è costretto a utilizzare le armi del sotterfugio e della menzogna perché si è prefisso il disperato compito di salvare il maggior numero di correligionari dalla deportazione nei campi di sterminio.  Il film è nel suo insieme poco chiaro, e non a torto diversi critici e storici l’hanno accusato di trattare la questione della resistenza ebraica in modo ambiguo, addirittura dipingendo in certi momenti gli ebrei come una sorta di collaborazionisti disposti a tutto pur di aver salva la vita. Il film di De Jong resta  una piccola delusione, ma è anche probabile che la mancata circolazione all’infuori dell’Olanda della versione lunga in due parti abbia contribuito a falsare diversi personaggi e vicende riprese nel film.
Del 1985, guardando  alla cinematografia israeliana, è "Piccoli soldati" (Little Soldiers) di Didi Kedem che mette in luce, con l’ausilio di preziose testimonianze, un episodio trascurato della Seconda Guerra Mondiale: uno sparuto gruppo di ebrei dell’Europa orientale si ribella e resiste, in condizioni indescrivibili, all’oppressione nazista. Una piccola opera  semisconosciuta e poco circolata fuori dallo stato ebraico.
 
''La rivolta''Gli ultimi dieci anni hanno  visto l’uscita di due belle pellicole sulla resistenza ebraica al Nazismo. Del 2001 è "La Rivolta" (Uprising) di Jon Avnet,  8 gennaio 1943. Le truppe naziste irrompono nel ghetto di Varsavia per una missione già ripetuta in precedenza: raggruppare gli ebrei per la deportazione nel campo di concentramento di Treblinka. Ma questa volta la situazione è diversa. Uomini e donne armati appartenenti alla Jewish Fighting Organization si intrufolano nella folla dei deportati. Quando viene dato il segnale, si rivoltano contro gli oppressori. La miniserie, andata in onda in due puntate ma anche diffusa in unico film per i cinema,  racconta per la prima volta  con una dovizia di particolari precisa, anche se pur sempre hollywoodiana , la rivolta del ghetto di Varsavia. Il film inizia con l'occupazione della Polonia da parte dei nazisti che creano il ghetto.
 
''La rivolta''Capo del consiglio del ghetto è Adam Czerniakow. Il 22 luglio 1942,  Adam Czerniakow viene convocato dai nazisti e gli viene ordinato all'indomani, per ogni giorno, avrebbe dovuto fornire 6.000 persone da deportare. Adam Czerniakow si suicida e il giorno dopo cominciano le deportazioni. Gli ebrei, comandati da Mordechai Anielewicz e da Yitzak Zuckermann, decidono di rivoltarsi. Il 18 Gennaio avviene il primo atto di restistenza. La battaglia continuerà fino a quando gli ultimi combattenti sopravvissuti dovranno cercare una via di fuga dal ghetto. Per la prima volta, la più famosa delle rivolte accadute durante la Shoah viene ben raccontata in un film tutto dedicato a lei,  e entra nel linguaggio comune dei telespettatori.
Del 2008 è  il film "Defiance" (id.) di Edward Zwick. Nella Ucraina occupata dai nazisti, i  fratelli Bielski, agricoltori bielorussi, sopravvivono al massacro dei genitori e trovano riparo nei boschi dell'entroterra, dove giocavano da bambini.
 
''Defiance''Qui incontrano altri fuggiaschi, ai quali Tuvia, il fratello maggiore, offre spontaneamente protezione. La notizia della loro resistenza e del furore con cui cercano vendetta, richiama nella foresta molti altri ebrei, che hanno bisogno di essere curati e sfamati. Zus, impulsivo e competitivo, non ci sta e si arruola tra i partigiani armati, mentre Tuvia e il giovane Asael lottano contro il freddo e la fame per costruire il villaggio che li ospiterà fino alla fine della guerra. Grazie all'impresa degli sconosciuti fratelli Bielski, più di 1200 ebrei scamparono allo sterminio." Defiance – I giorni del coraggio" recupera la loro strordinaria vicenda dal passaparola dei sopravvissuti che ispirò il libro omonimo di Nechama Tec. una storia di ebrei combattenti, che sfugge alla retorica del popolo-agnello sacrificale marcando la differenza tra passività e impotenza, come scriverà il giornalista  Gad Lerner  dopo aver visto il film. Una storia premiata dagli alti incassi al botteghino, nelle settimane di uscita del film, coincidenti con la Giornata della Memoria 2009.
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