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"Exils" di Tony Gatlif

di Fenicio

 Stasera ho visto un film: Exils.
Un amico mi ha detto è il film per te.
Poi ho capito.
Il mio intestino, ha sentito il film prima del cervello. Si contraeva, si rilassava, il regista ha parlato ai miei liquidi, letteralmente.
C'è tutto, il desiderio, il viaggio, la gelosia, la musica, il ballo (da brividi la scena del flamenco)...

Il regista è gitano, e si vede, si chiama  Tony Gatlif, già conosciuto in Italia per il suo film Gadjo dilo, lo straniero pazzo del 1998, è autore anche delle musiche originali che sono le vere protagoniste del film.
Un lui e una lei, bellissimi entrambi, compiono un viaggio a ritroso da Parigi ad Algeri, che costringerà entrambi a riaffrontare un passato doloroso. La sofferenza sarà inevitabile per la catarsi finale della protagonista. A ritroso rispetto a quello fatto dalle rispettive famiglie decenni prima. Lui è figlio di pied-noir, costretti ad abbandonare di tutta fretta Algeri, così come fecero i palestinesi nel 1948, all’arrivo di quelli che poi sarebbero diventati gli israeliani. Lei ha un nome arabo, genitori arabi ma non parla l'arabo. a ritroso nelle loro vite.

 Durante tutto il viaggio incontreranno sempre persone che vanno nella direzione opposta alla loro, tutti si aiuteranno. Nonostante le (poche) parole non è un film parlato, parlano i corpi, le inquadrature, la musica. Siamo lontani dai film iraniani o del medio oriente, è un film gitano, nei volti, nei luoghi, nel respiro. La fotografia è calda, solare, spietata  forse. Ti restituisce i personaggi per come sono, nella loro sporca bellezza, nella ricchezza sperperata dell'umanità, che non si misura in obbligazioni o blue chips . Noleggiatelo, finisce bene ed è ricco di poesia.