Percorso

Lettera a Cinemecum

A proposito delle polemiche sul concorso Storie di emigrati sardi, riceviamo e pubblichiamo una lettera di Antonello Zanda
 
Un momento della premiazioneI concorsi per progetti cinematografici “Storie di emigati sardi” e “Il cinema racconta il lavoro” si sono conclusi recentemente con la realizzazione e la presentazione al pubblico di 7 nuovi film “sardi”. I film sono stati realizzati grazie a contributi pubblici, assegnati a concorsi che attraverso un bando hanno chiamato gli interessati a presentare dei progetti cinematografici (soggetti e/o sceneggiature accompagnati da una relazione descrittiva del progetto da realizzare).
Due giurie hanno valutato i progetti pervenuti per i due concorsi, 69 per “Il cinema racconta il lavoro” e 70 per “Storie di emigrati sardi” secondo criteri di pertinenza del progetto in relazione al tema, l'interesse della tematica trattata; l'originalità del soggetto e la fattibilita del progetto proposto. Si trattava di giurie composte di esperti di riconosciuta competenza che hanno valutato i progetti senza alcun condizionamento e senza interferenze di alcun tipo, politiche o altro che siano. In quanto responsabile dell’organizzazione del concorso, in qualità di direttore del Centro Servizi Culturali della Società Umanitaria – Cineteca Sarda, posso dirlo con assoluta certezza. Se c’è qualcuno che sostiene il contrario venga allo scoperto con uno straccio di prova o taccia, altrimenti fa solo dell’accattonaggio qualunquistico. Siamo nell’epoca in cui se vuoi criticare qualcosa è sufficiente alludere a controlli politici, raccomandazioni, privilegi e trucchi e ottieni audience. Ma è solo l’audience degli ignoranti e dei provocatori.
 
Chi conosce gli operatori della Società Umanitaria - Cineteca Sarda ci conosce per l’onestà e la serietà con cui organizziamo le attività culturali e progettiamo i nostri interventi, sa che siamo sempre stati indipendenti e che abbiamo lavorato in completa autonomia, avendo solo a cuore lo sviluppo e la diffusione della cultura cinematografica. Tutto il resto è fantasia, probabilmente mossa da invidia e frustrazione. Per il resto si può obiettare su tutto - e siamo nel mondo delle opinioni - ma le scelte sono state fatte con grande consapevolezza e autonomia. Può piacere o no che ci siano tre premi diversificati, ma noi abbiamo riscontrato che questa formula ha funzionato bene perché funziona come un incentivo creativo molto forte che ha stimolato positivamente gli autori. Certo le cifre dei premi non sono da capogiro, ma giustamente deve essere così (anche se qualche euro in più non avrebbe guastato). I premi servono – e infatti hanno funzionato così – come spinta, come incentivo: tutti gli autori che hanno realizzato i film con i premi dei concorsi hanno infatto sempre trovato altre risorse presso altri enti e sponsor. La formula del concorso ha innescato quindi un meccanismo virtuoso che spinge gli autori a realizzare produzioni ampie che coinvolgono diversi soggetti a seconda del progetto che vogliono realizzare.
 
È indifferente che siano documentari o fiction e questo mi consente di dire perché abbiamo eliminato la distinzione tra le sezioni fiction e documentario. Perché oggi la distinzione è solo funzionale ad una attribuzione di genere e non ha rilevanza sostanziale. Oggi peraltro la maggior parte di storici, critici e teorici del cinema tende a preferire il termine “film”, perché c’è nel documentario quel tanto di creazione e invenzione che lo avvicina alla fiction e c’è nella fiction quel tanto di riferibile al mondo reale che lo avvicina al document ario. Il linguaggio cinematografico è il loro comune denominatore: in tutti c’è un discorso per immagini, c’è un regista che organizza esteticamente il lavoro, c’è una direzione della fotografia, un montaggio, una colonna sonora, e così via. È solo una ispirata categoria di modalità che ci induce a classificare i prodotti come documentari e fiction, anche se oggi sempre di più ci ritroviamo a mescolanze tali che si usa frequentemente il termine “docufiction”.
 
Antonello  ZandaÈ certo legittimo e ha senso distinguere tra fiction e documentari, ma è un senso circoscritto ad alcuni aspetti che ne definiscono caratteristiche storiche e teoriche. Non è questo il contesto dei concorsi di cui si parla: qui è più importante la traduzione dal soggetto all’immagine, dal progetto al film. Le giurie dei due concorsi, quando sono state chiamate ad assegnare il premio finale, non hanno d ovuto “confrontare” i film l’uno con l’altro: chi legge bene i bandi lo capisce subito. Hanno valutato le realizzazioni cinematografiche in relazione ai progetti presentati e ne hanno verificato coerenza estetica, compiutezza linguistica, capacità comunicativa. Su questa base è stato possibile attribuire il premio finale. I film realizzati per entrambi i concorsi sono tutti molto buoni. Lo dimostra il successo delle due serate realizzate nella sala Amedeo Nazzari del Cineworld. E lo dimostra anche il fatto che il pubblico ha apprezzato le scelte fatte dalla giuria.
 
Poi sappiamo che c’è sempre qualcuno insoddisfatto che avrebbe preferito premiare un film piuttosto che un altro: capita in tutti i concorsi come nel calcio che ognuno pensa di essere il migliore allenatore del mondo e il più grande arbitro del pianeta. Ma quello che conta veramente è il fatto che grazie ai due concorsi, in piena trasparenza e con poche risorse, si è dato modo a sette autori (Francesca Balbo, Paolo Carboni, Daniele Atzeni, Antonio Macciocco, Marco Pani, Mario Piredda e Nicola Contini) di realizzare i loro film, con grande fatica, ma anche con grande soddisfazione, e di farli bene. E a questi dobbiamo anche aggiungere i quattro film realizzati due anni fa per la prima edizione del concorso “Il cinema racconta il lavoro”. Questo è un dato indiscutibile ed è altrettanto chiaro a tutti che gli organizzatori - la Cineteca Sarda della Società Umanitaria, l’Agenzia regionale per il lavoro e la FASI - sono riusciti a fare quello che in 4 anni la Legge regionale sul cinema (n. 15 del 20/09/2006) non è ancora riuscita a fare: produrre 11 film. E ora ci stiamo muovendo per proiettarli e mostrarli al pubblico, in Sardegna e fuori. Tutto il resto è noia.
 
Articoli correlati:
 
Antonello Zanda
Powered by CoalaWeb

Accesso utenti e associazioni