Percorso

Il cinema delle donne

Dirigim ergo existim: una bella tertulia feminina su cinema, cultura e produzioni al teatro Civico di Cagliari in occasione del festival della cinematografia spagnola. di M. Pia Brancadori
 
Iris Martín-Peralta, Federico Sartori e Victoria Abril, alla serata del Festival del Cinema SpagnoloDonne di cinema catalane, intelligenti, attive, con idee chiare e attitudini pragmatiche, hanno portato a Cagliari insieme al loro lavoro, presentato nella "Muestra de Directora de Cine de Cataluña" nel quadro del Festival del Cinema Spagnolo, una autentica e seria conversazione sul lavoro e sul ruolo attuale delle donne nella produzione e nell’arte cinematografica. Un significativo valore aggiunto da sottolineare al merito di questo festival, di cui ringraziare Iris Martín-Peralta e Federico Sartori che lo hanno organizzato insieme a Monserrat Alcoverro curatrice della Muestra.
 La tavola rotonda, che ha chiuso il Festival la sera del 4 giugno, condotta da Iris Martin-Peralta e Monserrat Alcoverro si è focalizzata, con una bella conversazione di pubblica riflessione, sulle esperienze e le passioni delle registe presenti Elisabet Cabeza ("Mascaras"), Judith Colell ("53 Dias de invierno"), Mireira Ros ("El Triunfo"), Mar Col ("Tres días con la familia)" e della produttrice Marta Figueras, da cui hanno preso slancio i temi e le questioni importanti del lavoro delle donne nell’industria cinematografica e nella pubblica comunicazione audiovisiva.
 
Judith ColellCiascuna ha raccontato le esperienze e le pratiche del proprio lavoro: con rapidi flash si sono così delineate le possibilità di quello che è necessario e opportuno fare per avere la visibilità ed il dovuto valore del lavoro delle donne nel cinema, contrastando i dati correnti del sistema culturale di potere maschile. Sono stati oggetto di conversazione sia gli aspetti strutturali ed economici di produzione e distribuzione indispensabili per fare il cinema (investimenti, risorse, condizioni di agibilità), sia i versanti delle rappresentazioni socio-simboliche, dei sensi e dei significati che si mettono in circuito comunicativo negli immaginari collettivi. Su questo punto è stata chiamata in campo esplicitamente l’urgenza di contrastare la violenza alle donne, le stereotipie dei ruoli e il sessismo, il lavoro delle narrazioni, delle storie e degli immaginari che disegnano le diverse forme della convivenza umana.

Montserrat Alcoverro Montserrat Alcoverro (C.I.M.A- Asociación de Mujeres Cineastas y de Medios Audiovisuales; membra anche dell’ Academia de las Artes y las Ciencias Cinematográficas de España; Acadèmia del Cinema Català. PROJECTE VACA, Associació de Creadores de les Arts Escèniques, AADPC, Associació d’Actors i Directors Professionals de Catalunya) ha ricordato l’occasione da cui è scaturita la sua decisione di impegnarsi per un giusto riconoscimento del lavoro delle cineaste: quando, lei attrice, trovandosi a Shangai nel quadro di un festival di cinema spagnolo - rappresentativo quindi della Spagna e la sua cultura - ha dovuto constatare nel numerosissimo carnet di nomi e di film la presenza di un’unica regista ed alla richiesta delle ragioni si è sentita candidamente rispondere che “purtroppo non ce ne sono” “!?!” Cosa fare allora contro l’invisibilità e la trasparenza?: si sono guardate, si sono toccate, si sono dette “beh, noi ci siamo, bisogna che lo mostriamo e quindi ci organizziamo”.  
 
Schermata del sito Asociación de Mujeres Cineastas y de Medios AudiovisualesL’Asociación de Mujeres Cineastas y de Medios Audiovisuales lavora infatti per la giusta partecipazione delle donne in tutti i settori dell’industria cinematografica, dalla sceneggiatura alla produzione, dall’interpretazione alla direzione, alle diverse fasi della post produzione e distribuzione che costituiscono il cinema: per non continuare ad assecondare la menzognera storia ufficiale che ignora il lavoro delle donne del cinema. E per contrastare la cattiva interpretazione che discrimina il “cinema delle donne” come “altro cinema”, mentre invece è propriamente e pienamente cinema.  
 Marta Figueras, produttrice del film in mostra di Mireira Ros, che ha iniziato il suo lavoro di produttora dagli anni ’90 ne ribadisce l’importanza e sottolinea come il bassissimo numero di donne produttrici contribuisce a penalizzare i progetti delle donne.
Elisabet Cabeza, presente in rassegna con il suo film Mascaras, racconta di come dalla sua iniziale professione di giornalista di cultura e spettacolo è poi passata al lavoro del cinema, spinta dalla sua passione per l’arte e dalla buona occasione fornita dall’ESCALC col progetto “Opera prima”; e ironicamente racconta come spesso, cofirmando il film con un partner si sia trovata a scomparire dai crediti e dai comunicati stampa. Segnala quindi l’importanza della critica e della divulgazione informativa.
Mireira RosAnche Judith Colell, molti film realizzati a partire dai primi ‘90, docente di Cinema all’Università e direttrice anche di pieces teatrali, presente in rassegna con "53 Dias de invierno" e Mireira Ros, attrice e regista con molto lavoro in TV alle spalle, presente in rassegna con il film "El Triunfo", nel raccontare il piacere e l’impegno del loro lavoro sottolineano variamente e a più riprese l’importanza delle narrazioni e delle rappresentazioni, apporto necessario alla pubblica comunicazione e al sistema degli immaginari. Si trovano d’accordo nel convenire che un punto dirimente sta  anche nel lavoro della critica cinematografica, che spesso è inadeguato a raccogliere la ricchezza delle differenze e delle diverse narrative e soggettività. Insomma ribadiscono: bisogna poterlo fare il cinema da parte delle donne e bisogna poterlo vedere e parlarne, nella sua consistente realtà e molteplicità, per una piena e fondamentale azione di cultura, di civiltà e di società, una condivisione di visioni e di rappresentazioni, che non può essere solo maschile e monca.  

Mar ColPer chiudere: obiettivo su Mar Col e il suo film "Tres días con la familia". Lei e il suo lavoro meritano un’attenzione speciale. Giovanissima, appena uscita dalla scuola di cinema, figura di adolescente schiva e sorridente, tempra volitiva e sicura del suo, dichiara di non aver avuto ostacoli né difficoltà particolari. E’ ben contenta di essere stata scelta nel Progetto Opera Prima della Escuela Superior de Cinema e Audiovisual de Cataluña (ESCALC) che finanzia e permette la realizzazione di un’opera prima a giovani esordienti, progetto con cui ha potuto realizzare questo film, che è diventato un caso in Spagna e fuori per i premi raccolti e le chances: Miglior esordiente ai Goya 2010,  Premio alla regia al Festival di Malaga 2009, stampato in 25 copie e distribuito nelle sale con grande successo, richiesto nei festival in giro nel mondo. Per la realizzazione ha lavorato completamente con compagne/i di scuola di cinema nei diversi ambiti della produzione in forma amichevole e di collaborazione, mentre per gli interpreti ha lavorato con attori vari cercando di fare del suo meglio e di imparare quanto più.  
Sul film non dico, vale vederlo. Vorrei invece sottolineare cosa lei e il suo caso indicano in modo icastico e ben chiaro.  
 
Elisabet CabezaSe vogliamo poter pensare, come l’altra sera in sala, che “il futuro è possibile” bisogna riconoscere l’importanza che si deve alla formazione, alle scuole, alle chances che si offrono alle soggettività nelle loro reali consistenze: alle ragazze e ai ragazzi. Cosicchè invece che lamentarne l’insipienza potremmo raccoglierne l’intelligenza!   Diceva Mar che lei ha vinto il Progetto Opera Prima dell’ESCALC perché il suo progetto è stato valutato bene perché era bello, e l’anno prima lo aveva vinto Elisabet (che ha potuto così realizzare "Mascaras") e l’anno dopo un’altra ragazza; poi i prossimi sono due ragazzi … e scherza sul fatto che non si vorrà mica pensare che si fanno discriminazioni!...  Pensiamo che si potrebbe fare buon uso di quello che questa ragazza ci ha fatto vedere, anche qui da noi, a volerlo.  Pensiamo che sia stata una buona occasione quella di avere avuto in conversazione donne d’esperienza e di diverse età, sicure di sé e volitive e propositive, ben felici di partire da sé per confrontarsi pubblicamente su aspetti di verità non proprio accreditati, purtroppo, nella pubblica comunicazione.  Donne che si mostrano e si organizzano, fiere di competenza e fuori dall’automoderazione. Avere il palco per averlo loro stesse organizzato e una platea chiamata alla pubblica conversazione: fa mondo. E fa la differenza!
Non una questione al femminile, come troppo erroneamente si dice; ma questione di polis che nomina il mondo nel quale abitiamo, donne e uomini di cinema, di cultura, di strada … o che sia. In questo caso è stato di cinema.
P.S: il nostro circolo del cinema porta il nome di Alice Guy (Alice chi???) per tutto questo. Se volete possiamo riparlarne.
9 giugno 2010
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