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"Il segreto dei suoi occhi" di Juan Josè Campanella

Il consiglio di Elisabetta Randaccio
 
''Il segreto dei suoi occhi'' locandinaIl meritato vincitore dell’Oscar 2010 come miglior film straniero “Il segreto dei miei occhi” dell’argentino Juan Josè Campanella, arriva senza eccessivo ritardo sui nostri schermi, regalando la sorpresa di un film ottimo, ma soprattutto scritto assai bene, elemento che può fare la fortuna di una pellicola. Se è vero che “Il segreto dei miei occhi” è tratto da un libro firmato da uno degli sceneggiatori (pubblicato anche in Italia dalla Rizzoli), il lavoro realizzato a tavolino da Eduardo Sacheri e Juan Josè Campanella fa decollare il film, attraverso l’uso adeguato dei registri narrativi del classico noir, della melanconica storia sentimentale, dell’inquietudine politica e dell’ironia liberatoria.

Le prime inquadrature sfuocate ci indicano la chiave della storia: la memoria vera e quella “immaginata”, il ricordo come tentativo di recuperare il tempo perduto, ma pure le rimozioni (e il protagonista, appena sveglio, scrive una frase “in automatismo”, la quale, alla conclusione della vicenda, diventerà viatico per la sua nuova esistenza), l’allontanamento “forzato” dalle ingiustizie e dagli orrori.

''Il segreto dei suoi occhi''Così Benjamin Esposito, ormai in pensione, ex aiuto di un giudice, vorrebbe, come pare essere tipico di buona parte della magistratura, scrivere un libro su un caso “semi risolto” di venticinque anni prima. Una brutta faccenda di stupro e omicidio. Siamo in Argentina e parlare del 1974 vuol dire anche tratteggiare una nazione pericolosamente indirizzata verso una delle più terribili dittature del Novecento, con la sparizione di buona parte della generazione dei più giovani. Nel film, l’elemento politico pare solo accennato: qualche immagine dei telegiornali e, poi, l’evidenza, da parte del regime, dell’uso di criminali come pedine per il lavoro sporco della repressione. Ma si sente soprattutto, a un certo punto della vicenda, la sensazione soffocante di un mondo che sta prendendo una svolta inquietante. Esposito ricorda, ritrova la sua collega del tempo, ancora bella e vitale, per quanto anche lei vissuta “nel niente”.
 
''Il segreto dei suoi occhi''Le fa leggere il manoscritto, insieme ripercorrono un’inchiesta atipica. E l’assassino reo confesso? Dove è finito? Arrestato, è stato liberato durante il golpe del 1976 e poi si è dileguato; in quali meandri burocratici? O è fuggito e si è ricostruito una verginità? E il marito della vittima, così convinto che la giusta pena sia l’ergastolo per un omicida, si sarà fatto giustizia da solo?
Le sorprese non mancano in un film veramente di ottima qualità, dove gli attori, al pubblico italiano sconosciuti (Soledad Villlamil, Guillermo Francella, il grandioso Ricardo Darin), danno forza con la loro interpretazione ai personaggi, fuori dagli stereotipi, e il regista con il contributo del direttore della fotografia (Felix Monti) realizza un’opera dove le ombre, i toni caldi, le musiche evocative ci aiutano ad entrare nel labirinto della memoria, come solo il cinema può fare.
Gli indizi, per lo spettatore, stanno negli occhi dei protagonisti, nel loro “punto di vista” rivelatore, specchio di anime pure o carnivore.