Le invasioni barbariche
Una riflessione sulla funzione elaborativa e contenitiva del gruppo. di Eugenio Mangia e Maurizio Crispi

I protagonisti del precedente film hanno smesso di litigare e amoreggiare, scontrarsi e rincontrarsi, accusarsi e poi subito dopo raccontarsi gioie e dolori. Come si apprende all’inizio de “Le invasioni barbariche” ognuno ha finito con il prendere la propria strada: c’è chi si è sposato e ha costruito una famiglia, chi ha divorziato, chi è andato a lavorare all’estero, chi si strugge al pensiero della figlia tossicodipendente e chi si dà ancora da fare in cerca di conquiste.
Tuttavia ciò con cui lo spettatore si confronta all’inizio del film è l’esistenza di un gruppo di amici “assente”, sia pure da Remy atteso: egli infatti non vuole muoversi dall’ospedale della cittadina in cui ha vissuto perché lì attende che, da un momento all’altro, vengano in visita gli amici di prima che - apparentemente - lo hanno dimenticato.
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