Goffredo Fofi: «Il cinema è morto!»
Quattro chiacchiere notturne col critico più famoso d'Italia. Che inveisce: «Il cinema in Italia? Non esiste più». E poi: «Però, il vostro Mereu...». di Arianna Salaris
Cagliari, venerdì 20 aprile, ore 23: al Manamanà, il locale amato dagli scrittori e dai bibliofili, si è appena conclusa la cena in onore di un ospite speciale, Goffredo Fofi, uno dei più caustici e corrosivi critici letterari e cinematografici italiani viventi, in città per la presentazione del libro di Alberto Capitta. Tentiamo un approccio, che non riesce: inizialmente l'arzillo settantenne rifiuta con fermezza l'intervista: «E' troppo tardi», - si giustifica - «devo essere a Nuoro fra poche ore».
Eppure, un'ora dopo è ancora là e, complice il buon cibo e la calorosa conversazione dei suoi commensali, appare sorridente sulla soglia del locale, con un'aria decisamente più bendisposta rispetto all'inizio serata.
Incoraggiati lo agganciamo al volo: «Signor Fofi, che ne pensa del cinema di oggi?». «Il cinema è un'arte morta!» - esordisce . «Oggi conviene occuparsi di fumetto, di musica e di letteratura. Queste sì che sono arti vive! Mi ritengo un uomo del Novecento e per tale ragione penso che il cinema esisteva soltanto quando c'erano le sale, quando cioè era l'arte popolare per eccellenza. Adesso, che ci sono soltanto effetti speciali americani, il cinema è diventato un'appendice della televisione e delle conventicole che si creano in occasione dei festival. Tutti poi fanno film: Basta! Non se ne può più. Preferisco pensare ad autori come Cronenberg , quello sì che è un genio».
Uno scenario nefasto e scoraggiante, dunque, quello dipinto da Fofi. Ma rilanciamo speranzosi: «E il nuovo cinema sardo? Cosa ne pensa? C'è qualcosa che salva dal rogo?» - . E qui Fofi ci spiazza: «In effetti Mereu è un bravo autore, così come anche Columbu, del quale ho apprezzato molto il film "Arcipelaghi". A ben guardare, ci sono anche altri autori sardi che riconosco davvero validi. Ma non facciamo confusione: quella di Mereu non è arte popolare, è arte aristocratica e assistita».
Un'ultima domanda, prima che Fofi scappi via, trascinato dagli amici: «Quale romanzo sardo potrebbe essere adatto a realizzare un buon soggetto per un film?». Ancora in vena di provocazioni Fofi suggerisce: «Volete una buona idea per un film sardo? Chiedetela allo scrittore Todde!».
Effettivamente Giorgio Todde, il medico-scrittore, è proprio alle nostre spalle mentre ascolta, sornione, l'intervista. Allunghiamo il microfono nelle sua direzione, ma niente da fare: lesto come un gatto, si dilegua in un istante, scomparendo tra le buie viuzze del quartiere di Marina. Quale sarebbe stato il suo consiglio cine-letterario? Un noir? Un giallo? Chissà.
Incoraggiati lo agganciamo al volo: «Signor Fofi, che ne pensa del cinema di oggi?». «Il cinema è un'arte morta!» - esordisce . «Oggi conviene occuparsi di fumetto, di musica e di letteratura. Queste sì che sono arti vive! Mi ritengo un uomo del Novecento e per tale ragione penso che il cinema esisteva soltanto quando c'erano le sale, quando cioè era l'arte popolare per eccellenza. Adesso, che ci sono soltanto effetti speciali americani, il cinema è diventato un'appendice della televisione e delle conventicole che si creano in occasione dei festival. Tutti poi fanno film: Basta! Non se ne può più. Preferisco pensare ad autori come Cronenberg , quello sì che è un genio».
Uno scenario nefasto e scoraggiante, dunque, quello dipinto da Fofi. Ma rilanciamo speranzosi: «E il nuovo cinema sardo? Cosa ne pensa? C'è qualcosa che salva dal rogo?» - . E qui Fofi ci spiazza: «In effetti Mereu è un bravo autore, così come anche Columbu, del quale ho apprezzato molto il film "Arcipelaghi". A ben guardare, ci sono anche altri autori sardi che riconosco davvero validi. Ma non facciamo confusione: quella di Mereu non è arte popolare, è arte aristocratica e assistita».
Un'ultima domanda, prima che Fofi scappi via, trascinato dagli amici: «Quale romanzo sardo potrebbe essere adatto a realizzare un buon soggetto per un film?». Ancora in vena di provocazioni Fofi suggerisce: «Volete una buona idea per un film sardo? Chiedetela allo scrittore Todde!».
Effettivamente Giorgio Todde, il medico-scrittore, è proprio alle nostre spalle mentre ascolta, sornione, l'intervista. Allunghiamo il microfono nelle sua direzione, ma niente da fare: lesto come un gatto, si dilegua in un istante, scomparendo tra le buie viuzze del quartiere di Marina. Quale sarebbe stato il suo consiglio cine-letterario? Un noir? Un giallo? Chissà.