Percorso

"Inception" di Christopher Nolan

 
Regia e sceneggiatura di Christopher Nolan. Don Cobb (Leonardo DiCaprio) è un abilissimo ladro di segreti industriali, lavora con un gruppo altamente qualificato e i suoi colpi vanno sempre a buon fine.  
Ma, pur essendo innocente, è ricercato dalla giustizia per uxoricidio e perciò si deve imboscare, rinunciare ai suoi figli, vivere di sotterfugi. Rubare. Però Don Cobb non è uno qualunque che apre caveaux e casseforti coi soliti metodi: no, lui ruba scassinando cervelli nel momento in cui sono meno vigili, cioè quando dormono e sognano.
 
''Inception'Cobb e la sua banda si addormentano contemporaneamente alla vittima designata ed entrano a far parte della sua vita onirica, si insinuano in essa e fanno man bassa di idee segrete. In questo livello fantastico si muovono come vogliono in luoghi, ambienti, atmosfere che solo certi sogni (o trip?) possono creare, in cui tutto può accadere, in cui si può torturare e uccidere come passeggiare sui soffitti, sempre in contatto tra loro.
"Siamo in un sogno, no? e allora sogniamo in grande!" dice uno dei compari sostituendo al mitra un bazooka. C'è un'ultima impresa da compiere in cambio del ritorno alla vita reale: un magnate (Ken Watanabe) vuole che questa volta  Cobb non rubi ma impianti una idea distruttiva nel cervello di un rivale. "Si può fare", dice lui ma, dovendo scavare ad un livello più profondo, ha bisogno di un "architetto" che gli costruisca un ambiente onirico molto complesso. Il suocero (Michael Caine) gli propone una fanciullina, Arianna (Ellen Page), che si rivela all'altezza del compito.
 
''Inception'Questa allettante impresa turba profondamente Cobb: ha già compiuto un esperimento simile con Mal (Marion Cotillard) l'amata bellissima moglie defunta che boicotta i suoi sogni e agisce contro di lui, colpevole di averla coinvolta nei suoi viaggi extracorporei. Come? Questo il film non lo dice, semmai lo accenna nell'enigmatico titolo. Inception, infatti, significa coazione nonché inizio e principio, ed essendo un'opera sceneggiata, diretta, prodotta dall'osannato Christopher Nolan, creatore sommo di film "thriller e fantascienza", stracolmi di strabilianti effetti speciali, fatti di partite a scacchi con l'inverosimile come un supervideogame di lusso, dal sonoro incalzante che si smorza nell'inconfondibile voce di Edith Piaf che canta "Rien... rien de rien", strappa agli appassionati del genere aggettivi superlativi a non finire. Se a tutto questo si mescolano attori eccellenti il botteghino, pardon, il gioco, è fatto. E non manca neppure "the happy end".
 
 
''Inception'Il senso di colpa e l’ambiguità, il sovrapporsi di sogno e veglia e le false apparenze della realtà. In “Inception” si trova un concentrato di tutti i temi ricorrenti di uno dei registi più visionari dei nostri tempi: Christopher Nolan.
Il film è prima di tutto un monumento al cinema come esperienza visiva, come entità che può addentrarsi in quei mondi che sono preclusi alla realtà tangibile. La macchina da presa non riprende il visibile ma l’immaginabile, tutto ciò su cui si può fantasticare e anche di più. In questo senso il regista statunitense è erede della grande tradizione fantastica che discende in linea diretta da Mèlies, che non a caso usava il cinema da prestigiatore come il personaggio diChristian Bale in un altro dei film di Nolan, “The Prestige”. E proprio il senso di onnipotenza della macchina da presa, il suo disvelare ciò che è al di là dell’attualità del mondo, è ciò che rende
questo film così affascinante.
 
''Inception'La storia verte su un gruppo di futuristici ladri di idee, che entrano nei sogni delle persone per rubare i loro segreti. Lo sprofondamento nel mondo onirico – l’unico che consente di trascendere la realtà – è ciò che offre la possibilità di costruire le immagini così visionarie di questo film; su tutte Parigi che letteralmente si ripiega su se stessa nel sogno dei due protagonisti, Dom Cobb (Leonardo Di Caprio) e Ariadne (Ellen Page).
Dom è tormentato dall’idea di essere la causa del suicidio della moglie (Marion Cotillard) e vive pericolosamente in bilico tra i sogni in cui lei ancora vive e la “realtà” in cui deve penetrare i sogni degli altri. Il senso di colpa che offusca il suo giudizio e pregiudica la sua capacità di agire richiama il personaggio di Al Pacino in “Insomnia”, poliziotto tormentato dall’aver ucciso involontariamente il partner, ma soprattutto dall’oscuro dubbio di aver voluto questa morte a causa delle compromettenti scoperte che il collega aveva fatto su di lui.
 
''Inception'Col procedere del film sogno e veglia si sovrappongono pericolosamente per questi due personaggi: Al Pacino è appunto perseguitato dall’insonnia, Di Caprio è sempre più tentatoda un mondo di fantasie in cui ritrovare l’amore perduto.
La dichiarata ambiguità morale del protagonista di “Insomnia” cede qui il posto a dei personaggi apparentemente positivi: anche se sono dei ladri, e anche se la loro missione nel film è “impiantare” un’idea estranea in un soggetto inconsapevole, tutti i loro connotati sono esplicitamente positivi. E la stessa idea che devono impiantare ha un buon fine: far sì che l’erede di un ricco magnate frantumi l’impero del padre per non creare un monopolio troppo potente. Resta però il fatto che il loro mestiere non è quello dei tradizionali ladri gentiluomini alla “Ocean’s Eleven”: si tratta di violare la dimensione più sacra dell’essere umano e addirittura di influenzare il libero arbitrio. Anche se Nolan non approfondisce l’aspetto inquietante di questa attività potrebbe non trattarsi nel suo caso di una semplice“superficialità etica” da regista hollywoodiano.
 
''Inception'Così come il suo  “Batman Begins”  lasciava titubanti per il percorso di formazione para-fascista cui andava incontro l’eroe, nel successivo “Il cavaliere oscuro” si chiariva come l’ambiguità morale del protagonista fosse una scelta voluta e anzi il cuore stesso della narrazione. Così nel sequel Batman decide di violare le libertà individuali dei cittadini per salvare Gotham City da Joker, ma lasciando aperto il dubbio su fin dove ci si può spingere in una lotta contro il “male”. Allo stesso modo l’amoralità che serpeggia in “Inception” è un elemento che disturba e deve –forse – farci porre delle domande. Domande che il protagonista del film, Leonardo Di Caprio, consente di allargare al più valido cinema americano contemporaneo tout court. L’attore è infatti curiosamente protagonista (in questo stesso anno) dell’ultimo film di Martin Scorsese, “Shutter Island”, anch’esso  tutto incentrato sui fantasmi dell’inconscio e sul labile confine tra folliae ragione. Nel finale non ci è dato sapere se il suo personaggio  Andrew Laeddis/ Teddy Daniels è tornato a vivere nel suo mondo di fantasie o se ha fatto una scelta sulla base della comprensione della realtà. Il lato oscuro dell’inconscio è dunque un tema toccato da due dei film statunitensi più importanti usciti quest’anno.

''Inception'Il “maestro” e cinefilo Scorsese realizza un’opera tutta costruita su rimandi al noir tradizionale, quello delle soggettività malate e delle scenografie claustrofobiche, fortemente debitore alla psicanalisi nella sua esplorazione del mondo criminale. Nolan raccoglie invece una tradizione immaginifica che declina anche nei suoi aspetti più inquietanti. Ed è nella tenebra nascosta nei meandri dell’inconscio che i due film si incontrano, indicando un ripiegamento verso l’interno della psiche che forse dice qualcosa dell’America di oggi, pur nel ricorso al genere ed al cinema di finzione più spettacolare che ci sia. Così come il sogno alle volte è più rivelatore della veglia.
E l’onirico è connaturato al cinema, arte illusionistica per eccellenza: così “Inception” è anche un’apologia di un certo modo di intendere la settima arte, edificatrice di sogni che, come quelli veri, nascondono oscuri segreti e allo stesso tempo costruiscono mondi meravigliosi. 
 
29 settembre 2010 
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