Percorso

''Una sconfinata giovinezza" di Pupi Avati

 
''Una sconfinata giovinezza'' locandinaL'ultimo lavoro di Avati si incentra sulla storia di una coppia di mezza età e sul loro matrimonio felice che si trasforma, attraverso la malattia progressivamente degenerativa di lui, in un legame ancora più profondo. Provengono da due ambienti diversi, Chicca e Lino, Lei ha alle spalle una prolifica ricca famiglia romana; lui, orfano, è cresciuto in campagna con gli zii e col suo cane Perché. Entrambi culturalmente impegnati e una consolidata carriera, hanno una bella grande casa e vivono in simbiosi nonostante la mancanza di figli tanto desiderati. Lino, noto giornalista, ha vuoti di memoria sempre più frequenti ma ne ride e ci scherza con Chicca, non ci danno peso. Le assenze però sono sempre più frequenti e gravi fino a fargli perdere i freni inibitori e renderlo inabile al lavoro. Giorno dopo giorno si manifesta in lui una regressione che (attraverso molti flashback) lo riporta ai tempi dell'infanzia. L'incidente d'auto che lo ha privato dei genitori, il trasferimento in campagna, l'amore materno della zia (una brava Serena Grandi), le scorribande con gli amici, i giochi: ecco, questo è nuovamente il mondo in cui si sente sicuro mentre Chicca si trasforma da moglie in madre, lo abbraccia e lo coccola come il bambino che non ha avuto, gioca con lui, sceglie di stargli accanto per difenderlo dal mondo esterno e dalla malattia.
''Una sconfinata giovinezza''Avati ci presenta un film molto coraggioso e misurato su una malattia che si tende a tenere nascosta, non cerca la compassione per il malato ma evidenzia la tragedia di chi lo ama e gli sta accanto.
L'incredulità iniziale di Chicca si trasforma in sgomento, in sofferenza, in riserbo, in accanimento, in attaccamento verso chi era marito, complice, amante. Assiste impotente al disfacimento dello sguardo di lui che si appanna sempre di più a causa di quel male tremendo che lo sta portando via, in una giovinezza senza confini. Francesca Neri, ancora più bella coi capelli grigi e l'aspetto elegantemente trasandato di chi non ha più tempo per se stesso, dà intensità al suo personaggio di moglie "tradita", è una lottatrice, vuole vincere e riprendersi il suo Lino. Fabrizio Bentivoglio, che in "MineVaganti" ha già avuto a che fare con la malattia, è lodevole nel rappresentare i vuoti di memoria, le ire, la regressione, il rifugio nell'infanzia, nel nulla. Il coro di personaggi di contorno, tipico dei film di Avati, è come sempre (quasi) perfetto: da Gianni Cavina a Lino Capolicchio, a Isa Barzizza, a Erika Blanc. Un particolare ricordo per l'indimenticabile Vincenzo Crocitti.

 13 ottobre 2010


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