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Tax credit e tax shelter, un accanimento inspiegabile

Ma davvero di cinema non si mangia? L’industria cinematografica italiana perde i pezzi: anche le detassazioni sono a rischio. E con la finanziaria di Tremonti si combatte un braccio di ferro per un pugno di briciole. Il produttore Amedeo Pagani: “Un accanimento inspiegabile”. Occhipinti: “L’ennesima dimostrazione d’ignoranza”. di Giovanna Branca

Giuliano TremontiNei giorni in cui si è  tenuto il Festival del cinema di Venezia il ministro della cultura Sandro Bondi aveva rassicurato l'industria cinematografica italiana, garantendo che alla fine di quest'anno sarebbero stati rifinanziati il tax credit – interno ed esterno – ed il tax shelter, varati da una legge del 2008 ed entrati in vigore di recente. E tuttavia, dopo le rassicurazioni di Bondi, è di questi giorni la smentita del ministro dell'economia Tremonti che, invocando la crisi che richiede “austerità” (e probabilmente ignorando che il cinema è un'industria che nei paesi civilizzati porta utili allo Stato) sentenzia che la Finanziaria – da varare entro la fine dell'anno -  non rinnoverà queste agevolazioni per lo spettacolo.
Lo stato di crisi economica in cui versa il cinema italiano è noto, ma spesso il dibattito intorno ai finanziamenti dovuti ad un settore culturale così importante è viziato dalla facile propaganda di chi sostiene che, in un periodo di crisi, i soldi non debbano essere spesi per rimpinguare le casse dello spettacolo.
 
Sandro BondiQuello su cui non si riesce a fare mai abbastanza chiarezza è come allo stato attuale l'industria cinematografica si trovi coinvolta in un braccio di ferro con il governo per quelle che sono – letteralmente – delle briciole.
Anche se insufficienti a risollevare le sorti di un'industria in crisi (bisognosa di interventi ben più strutturali), tax credit e tax shelter si erano comunque rivelati delle utili risorse per rivitalizzare il settore cinematografico nostrano.
Il tax credit interno è un credito d'imposta da far valere nei confronti dello Stato, valido per le case di produzione ma anche per quelle di distribuzione e per gli esercizi cinematografici, qualora decidano di finanziare un film italiano. Tutti quelli che – dall'interno del mondo del cinema – investono nella realizzazione di un film, vengono beneficiati da un credito statale che a fine anno consentirà loro di pagare meno tasse.
 
Sean PennIl tax credit esterno è invece rivolto a tutte quelle entità che, dal di fuori del settore cinematografico, vorranno prendere parte economicamente alla realizzazione di un film (tenendo fermo che al produttore deve restare sempre la quota maggioritaria). L'esempio che si sente più spesso è quello del nuovo film di Sorrentino, girato in Inghilterra con Sean Penn protagonista: "This Must Be the Place", alla cui realizzazione ha preso parte Banca Intesa  - San Paolo con un contributo di ben 2,5 milioni di euro. Il tax shelter è invece solo interno, e consiste in una detassazione degli utili che una casa di produzione reinveste nella realizzazione di film, sempre italiani.  Che cosa accadrebbe se questi sgravi fiscali non dovessero essere riconfermati nella Finanziaria? La determinazione ad accantonare questi dispositivi sembrerebbe forte, perché di spettacolo – secondo il “lungimirante”ministro dell'economia – non si mangia.  Amedeo Pagani è un produttore italiano, a capo della casa di produzione Classic (che ha finanziato – tra gli altri – film di Marco Bechis come Garage Olympo) . A suo parere l'industria cinematografica italiana si trova in una sorta di “interregno”, in un “guado”: se tax credit e tax shelter non dovessero essere rifinanziati bisognerà fare degli accordi “che porteranno ad uno dei soliti pastrocchi all'italiana”.
 
Amedeo Pagani“Ma – afferma - mi sento di portare una nota di ottimismo. Non credo che una cosa del genere possa succedere da un punto di vista legale: non si può applicare una legge a tempo”. Alcuni film sono già in preparazione, altri “sono già stati fatti” contando sugli sgravi previsti dalla legge: non sarebbe legale rimangiarsi a metà strada le garanzie date. Il nodo cruciale per lui sta da un'altra parte: “il problema vero mi sembra l'attitudine verso il cinema: non si capisce questo accanimento verso una delle forme di espressione più nobili che ci siano, che da sempre tra l'altro ha portato lustro all'Italia in tutto il mondo”.
Il problema è politico. “Il sistema Italia va verso un sostegno alla TV piuttosto che al cinema: la TV è un  mezzo più consono al consenso politico - all'addomesticamento delle masse. Mentre il cinema è dialettico, di approfondimento, di riflessione. Da 25-30 anni si investe sulla TV per ragioni politiche: la televisione può essere manipolata, il cinema no”. Pagani spiega che “la vera soluzione sarebbe una legge sul modello francese, quella che voleva fare Prodi, in cui si tassa tutta la filiera: dal produttore all'esercente alle TV (sia quelle free che quelle pay)”. “Sarebbe  una tassazione leggerissima – continua – ma alla fine si creerebbero approssimativamente 500 milioni di euro che vengono dal cinema e al cinema ritornano”.
 
Con il vantaggio ulteriore di scalfire la dittatura televisiva: “a parte De Laurentiis, i veri grandi produttori al momento sono RAI e Mediaset. C'è un duopolio televisivo, in quanto la TV ammortizza qualunque costo coi diritti di messa in onda: lo stesso film può essere passato all'infinito . E' uno scandalo che ci sia un duopolio, ed è uno scandalo che si sia consentito a Sky il monopolio della pay TV”. Per Pagani, l'altro grande problema che lo Stato continua a non affrontare è la pirateria, che priva l'industria cinematografica italiana di miliardi di euro: “servono leggi più restrittive, altri paesi effettuano più controlli”; qui in Italia la compravendita di materiali piratati avviene praticamente sotto gli occhi della polizia che non fa nulla. Ma di cinema non si mangia, questo è il mantra di Tremonti. Il produttore a capo di Classic spiega invece che “quello che lo Stato dà al cinema se lo riprende con largo interesse”. E peraltro nell'industria dello spettacolo lavorano migliaia di persone.  Il cinema – oltre alla cultura – produce anche ricchezza: è un'industria a tutti gli effetti.
 
Andrea OcchipintiSu questo aspetto insiste particolarmente anche Andrea Occhipinti, produttore e distributore fondatore della Lucky Red (che annovera tra i suoi registi anche il sardo Salvatore Mereu), per cui questa situazione “è indicativa della percezione errata che si ha del mondo del cinema. E' provato che esso abbia un effetto benefico: fa da leva, fa sì che in Italia vengano investiti dei soldi, anche dall'estero.” Si sta dando insomma prova di “un'ignoranza anche dal punto di vista fiscale: il cinema porta degli introiti al bilancio statale”. “Se tax credit e tax shelter non venissero rifinanziati sarebbe ridicolo, paradossale”, spiega. “Era già paradossale che la legge stesse per scadere: è assurdo che debba venire rinnovata all'ultimo minuto”. Per non parlare del fatto che, approvata nel 2008, questa legge è entrata in vigore con largo ritardo; “in particolare il tax credit esterno, che sta funzionando solo da luglio, con due anni e mezzo di ritardo: a quanto so l'unico film ad averne beneficiato è quello di Sorrentino che stiamo producendo anche noi”. Come Pagani, Occhipinti spiega che “del tax credit stanno già usufruendo tutte le aziende di produzione e distribuzione; il 15 percento di deduzione sulle imposte è molto importante”.
Ci sono film già avviati che hanno bisogno di sapere se potranno fare affidamento sugli sgravi fiscali previsti dalla legge. “Il tax credit – continua il produttore – è già usato con successo in molti paesi europei”. E non solo: “nello Stato del Michigan, a Detroit, dopo la delocalizzazione dell'industria dell'auto la città è entrata in una forte crisi. Anche lì è stato applicato il tax credit per portare le aziende di altri Stati a investire nelle industrie cittadine, ed è dimostrato che la situazione si sta risollevando”. Una delle conseguenze più  probabili nel caso di un mancato rinnovamento di tax credit e tax shelter è che “i produttori andranno altrove, fuori dall'Italia, dove fare cinema costa meno”. E' un principio valido per tutte le aziende: “penso a quello che sta succedendo in Sardegna”, in riferimento alla situazione degli operai della Vinyls, che da febbraio occupano il carcere dell'Asinara per cercare di impedire la chiusura delle fabbriche in cui hanno lavorato per decenni. Lo scenario prefigurato dalle dichiarazioni di Tremonti è tragico: il capo della Lucky Red ci racconta che “è di questi giorni la conferenza stampa dell'ANICA per denunciare la gravità di questi fatti: ne va della sopravvivenza della società italiana. Nello spettacolo lavorano migliaia di famiglie”. Insomma, “non è vero che di spettacolo non si mangia”.
 
Piemonte Film CommissionE in questo vuoto di interventi statali che ruolo potrebbero avere le regioni, le amministrazioni locali, nel sostenere il cinema? Occhipinti fa l'esempio di una regione “virtuosa”: il Piemonte. “La Film Commission della Regione Piemonte è attiva e ha partecipato alla produzione di moltissimi film, non solo italiani. Hanno addirittura un fondo per scegliere e finanziare i progetti più interessanti, ed è provato che c'è un indotto conseguente di cui si avvantaggia l'intera regione”. “Pur non essendo un esperto fiscale – continua il produttore – so per certo che se nel cinema si investe dieci si ottiene indietro il proprio investimento moltiplicato almeno di due volte e mezzo”. Da questo punto di vista, “la regione di Berlino è una delle migliori in Europa: finanzia tutta una serie di film anche stranieri girati sul posto.
Con vantaggi diretti e indiretti: si crea lavoro e si realizza un'opera sul territorio, che ha tutta una serie di effetti benefici a livello di «immaginario», cosa che porta anche a un incremento del turismo”. In Italia si assiste a delle penalizzazioni incomprensibili, perché “investire nel cinema funziona”. Non solo quindi lo Stato sta creando dei danno irreparabili alla cultura questo paese, ma si può  anche dire che sta lentamente smantellando quella che – con la giusta valorizzazione – potrebbe essere una miniera d'oro.
 
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27 ottobre 2010