Percorso

Il coraggio di Sergio

Salvatore Sardu racconta in anteprima la figura di Usai, il sindacalista ucciso durante un tragico incidente di macchina. «Ho girato questo film per non dimenticare». di Arianna Salaris

 Al Nuovo Supercinema di Carbonia, il 19 maggio Salvatore Sardu presenta un suo documentario dal titolo "A Sergio" dedicato alla figura di un coraggioso sindacalista della CGL scomparso tragicamente l'anno scorso. Lo abbiamo incontrato.

Perché un documentario su Sergio Usai?
Era il sette marzo 2006 quando, una mattina, scorrendo i titoli del giornale, ho appreso della tragica scomparsa di Sergio: aveva solo 56, era
uscito per una passeggiata in bicicletta con amici ed è stato falciato da una macchina. Ho avuto poche occasioni per incontrarlo quando era in vita, ma ho sempre ritenuto Sergio persona degna di stima: grande sindacalista, aveva condotto numerose battaglia in difesa dei lavoratori del Sulcis. Non era una persona facile, per il suo carattere irruento e passionale, ma è stato un "vero" sindacalista.
La notizia della sua morte mi ha sconvolto, è venuta a mancare una persona che aveva dei forti ideali, e mi sono sentito in dovere di parlare di lui, raccontarne l'esperienza umana e l'impegno nella difesa dei diritti dei lavoratori. Per non dimenticare, per far riflettere la gente su alcuni valori: la vita di Sergio è stata un esempio positivo per tutti.

In che modo, nel documentario, ha scelto di raccontare questo personaggio?
Ho pensato di dividere il documentario in due parti. Nella prima, prettamente di fiction, ricostruisco grazie all'aiuto di amici ciclisti, l' incidente di Sergio; la seconda parte invece, di natura documentaristica, riporta il momento delle sue esequie, una messa funebre molto toccante, con la chiesa stracolma di gente.
Ho voluto ricordare Sergio anche attraverso una serie di interviste: le testimonianze, gli aneddoti della sua vita raccontati dagli amici sindacalisti, dalle persone che lo hanno sostenuto nelle sue battaglie. Per far questo ho girato a lungo nei luoghi che lo hanno visto protagonista e, in quell'occasione, ho potuto constatare di persona che c'è tanta gente che lo ricorda con affetto e gratitudine.

Come giudica lo stato dell'arte del cinema in Sardegna, in particolare per il documentario?
La situazione è sconfortante: in Sardegna, per il documentario, non ci sono spazi, finanziamenti, e non viene valorizzato come strumento culturale, ambientale e promozionale per la nostra terra. Un esempio? Per il mio ultimo lavoro ho speso di tasca mia: ho avuto solo il contributo finanziario del Comune di Carbonia, del Cral Carbosulcis e della CGL (sezione di Iglesias e di Cagliari).Questi soldi sono serviti soprattutto per realizzare 650 copie del mio lavoro. Oggigiorno diffondere un documentario è difficile: tutto è finalizzato alla proiezione nelle sale, c'è una vera e propria lobby della fiction che taglia fuori i documentari dalle principali manifestazioni, e i costi poi sono altissimi. La produzione e la figura del regista non hanno alcun potere in questo senso, chi comanda è la distribuzione. Anche nel circuito televisivo le cose non cambiano: non esistono investimenti, devi sempre pagare per andare in onda e non si guadagna quasi niente.

E lei nonostante tutto ha ancora voglia di continuare?
Sì. Seguendo la linea del documentario "A Sergio", l'anno prossimo, in occasione del quarantennio del '68, ho in preparazione un progetto: "La rabbia di quei giorni", tre o quattro documentari che ricostruiscono l' atmosfera e gli accadimenti di quel periodo così tanto travagliato anche in Sardegna, in particolare a Cagliari.
Ricordo che in quei giorni, nei momenti di lotta nelle piazze, mi tuffavo in mezzo ai subbugli e riprendevo tutto. Anche la polizia aveva molto materiale ma loro giravano tutto facendo riprese dalle macchine mentre io ero a piedi, giravo stando in strada. Ho intenzione di suddividere questo materiale in due parti, due diversi Dvd. La prima sarà una sintesi delle mie produzioni più "arrabbiate" di quegli anni, ispirate dal tentativo, tipico di quell'
epoca, di mettere l'arte al servizio del popolo; la seconda, invece, raccoglierà le interviste ai leader politici di allora, personaggi che in Sardegna hanno animato le lotte di quegli anni come Pietro Clemente e Vincenzo.

Infine, ho in mente di girare un documentario contro l'inquinamento in Sardegna. A parte l'impegno politico, infatti, mi sono sempre sentito profondamente ambientalista ed ecologista. Penso che ci vorranno almeno due anni; probabilmente, ancora una volta, farò tutto a mie spese, ma sono sicuro: ne varrà la pena.

Powered by CoalaWeb

Accesso utenti e associazioni