Rutelli: «La legge del cinema si farà»
Dopo l'incontro romano con "l cento autori" il ministro dei Beni culturali spiega i cinque punti della legge di riforma tra cui la nuova agenzia del cinema sul modello francese. di Cristiana Wagner

Cinque i punti della nuova legge di riforma del cinema, tanto annunciata e discussa, che Rutelli ha inteso ribadire. “Occorre istituire un sistema di prelievo di scopo legato a tutta la filiera. Tutti, infatti, devono concorrere a pagare i costi e a investire nel cinema; prevediamo la creazione di una nuova agenzia del cinema sul modello francese; occorre promuovere garanzie di accesso al cinema da parte dei giovani e delle opere prime; occorre modificare la vigente legge n. 122 integrando anche la gestione dei rapporti con nuovi operatori come quelli del web ed infine ridare nuova centralità alla figura del produttore indipendente”. Tutti punti, conclude il ministro, che potranno dar vita "a una nuova legge, che dia più forza e più libertà al cinema italiano".
La nuova legge di sistema sul cinema, dunque, si farà. E in tempi brevi. Accogliendo le proposte e le provocazioni venute dagli interventi, Rutelli ha ricordato che, sebbene il cammino sia ancora lungo, molti passi sono stati già fatti: l’aggiunta di 220 milioni di euro al fondo unico per lo spettacolo; il conferimento di indirizzi pubblici a Cinecittà holding; un decreto ministeriale sui criteri di finanziamento che anticipa parte della riforma. Con pochi passaggi il ministro ha delineato anche la futura legge che conterrà il sistema di prelievo di scopo, "un contributo per il cinema chiesto al cinema", lo ha definito.
A discutere a fianco di Rutelli anche Andrea Colasio, responsabile nazionale del settore Cultura del partito e primo firmatario della legge. "Stiamo lavorando a una normativa che scardini l’attuale assetto duopolistico che regola la produzione cinematografica, attraverso l'adozione del modello francese adattato all’Italia - ha dichiarato il parlamentare della Margherita - oggi in Italia non si può fare cinema se non si passa per lo Stato, per la Medusa o per Rai Cinema. La legge di sistema vuole aprire il settore a più soggetti ridando al cinema libertà e pluralismo culturale. Nel nostro Paese l'industria culturale è debole a fronte dei 500 milioni di euro di finanziamento agli enti lirici”.
Tra i numerosi interventi, quello del regista Carlo Verdone ha sollevato la platea con la sua solita ironia e una vena di cinismo. “Mai come in questo momento - ha dichiarato l'attore - avvertiamo un decadimento culturale confondendo la quantità con la qualità. Liberateci dal caso Cogne che sta diventando il nostro Twin Peaks e trasmettete un film ogni sera; date più fondi al Centro Sperimentale; evitate di definire il nostro un cinema assistitò vista la penuria dei finanziamenti di cui gode ed evitate di permettere la chiusura dei cinema nei centri storici”.
Appassionati gli interventi sul palco, aperti da Bernardo Bertolucci, al quale sono seguiti, tra gli altri, Giuseppe Piccioni, Francesca Comencini e Marco Bellocchio. Si è chiesto maggiore coinvolgimento degli operatori del settore nelle fasi decisionali, più risorse per il cinema in particolare quello d’autore e quello giovanile, costi più alti per l’utilizzo delle pellicole italiane da parte delle pay tv, apertura del mercato ad altri soggetti, oltre a Rai cinema e Medusa film. Ultimo a intervenire, prima delle conclusioni del ministro Rutelli, è stato Marco Bellocchio, che ha sottolineato come maggiore coinvolgimento significhi presenza dei cineasti nelle istituzioni cinematografiche e, a tal proposito, ha ribadito il proprio disappunto per la nomina a presidente del Centro sperimentale di cinematografia di Cinecittà di Francesco Alberoni, "un mio concittadino che mi è molto simpatico ma che di cinema non capisce nulla".
La nuova legge di sistema sul cinema, dunque, si farà. E in tempi brevi. Accogliendo le proposte e le provocazioni venute dagli interventi, Rutelli ha ricordato che, sebbene il cammino sia ancora lungo, molti passi sono stati già fatti: l’aggiunta di 220 milioni di euro al fondo unico per lo spettacolo; il conferimento di indirizzi pubblici a Cinecittà holding; un decreto ministeriale sui criteri di finanziamento che anticipa parte della riforma. Con pochi passaggi il ministro ha delineato anche la futura legge che conterrà il sistema di prelievo di scopo, "un contributo per il cinema chiesto al cinema", lo ha definito.
A discutere a fianco di Rutelli anche Andrea Colasio, responsabile nazionale del settore Cultura del partito e primo firmatario della legge. "Stiamo lavorando a una normativa che scardini l’attuale assetto duopolistico che regola la produzione cinematografica, attraverso l'adozione del modello francese adattato all’Italia - ha dichiarato il parlamentare della Margherita - oggi in Italia non si può fare cinema se non si passa per lo Stato, per la Medusa o per Rai Cinema. La legge di sistema vuole aprire il settore a più soggetti ridando al cinema libertà e pluralismo culturale. Nel nostro Paese l'industria culturale è debole a fronte dei 500 milioni di euro di finanziamento agli enti lirici”.
Tra i numerosi interventi, quello del regista Carlo Verdone ha sollevato la platea con la sua solita ironia e una vena di cinismo. “Mai come in questo momento - ha dichiarato l'attore - avvertiamo un decadimento culturale confondendo la quantità con la qualità. Liberateci dal caso Cogne che sta diventando il nostro Twin Peaks e trasmettete un film ogni sera; date più fondi al Centro Sperimentale; evitate di definire il nostro un cinema assistitò vista la penuria dei finanziamenti di cui gode ed evitate di permettere la chiusura dei cinema nei centri storici”.
Appassionati gli interventi sul palco, aperti da Bernardo Bertolucci, al quale sono seguiti, tra gli altri, Giuseppe Piccioni, Francesca Comencini e Marco Bellocchio. Si è chiesto maggiore coinvolgimento degli operatori del settore nelle fasi decisionali, più risorse per il cinema in particolare quello d’autore e quello giovanile, costi più alti per l’utilizzo delle pellicole italiane da parte delle pay tv, apertura del mercato ad altri soggetti, oltre a Rai cinema e Medusa film. Ultimo a intervenire, prima delle conclusioni del ministro Rutelli, è stato Marco Bellocchio, che ha sottolineato come maggiore coinvolgimento significhi presenza dei cineasti nelle istituzioni cinematografiche e, a tal proposito, ha ribadito il proprio disappunto per la nomina a presidente del Centro sperimentale di cinematografia di Cinecittà di Francesco Alberoni, "un mio concittadino che mi è molto simpatico ma che di cinema non capisce nulla".