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Ebraismo - A. Matta

"La versione di Barney" di Richard J. Lewis

 
Vita, cattiverie, successi, matrimoni, divorzi e morte di un cinico uomo di successo. Con queste parole si potrebbe riassumere “La versione di Barney”  di Richard Lewis, pellicola tratta dall’omonimo romanzo Best Seller di Mordechai Richler,  presentato alla 67° Mostra del Cinema di Venezia e da alcuni giorni nelle sale italiane, dove sta riscontrando un ottimo successo di pubblico. Una storia scritta sotto una chiara chiave autobiografica  (anche se Richler lo ha sempre negato) , dove la vita di un uomo di successo si accartoccia sempre più tra  un cinismo beffardo di cui  egli è intriso sino al midollo, ben 3 matrimoni tutti in frantumi, una pseudo-accusa di omicidio  e una vita esagerata da ricco nababbo canadese, che mai sembra apprezzare abbastanza quanto nella vita sia riuscito a raggiungere.  Il film,  pur uscendo dai ranghi del romanzo in molte parti (soprattutto nella collocazione temporale, in quanto il romanzo  è del 1997 il film arriva sino al 2010), ne presenta una trasposizione, si può dire, divisa in tre punti, uno per ciascuno dei matrimoni di Barney, esattamente come il romanzo di Richler si presenta.  Alcuni critici, come Marzia Gandolfi, vedono nella trasposizione filmica  del romanzo, anche una ingiusta visione “poco ebraica” di Barney, ma non penso sia così.
 
''La verisone di Barney''Al contrario: Barney pare nel film passare da una concezione Laica a una concezione sempre più vicina alla religione , pensiamo solo alla decisione di comprare una sepoltura familiare ebraica per lui e l’ultima delle 3 ex mogli , la più amata certamente , e anche la più Innamorata di Barney, nonostante tutto.
Sarà proprio questa donna , Miryam, a dare a Barney un’ultima, grande possibilità di riscattarsi e passare insieme a lei gli ultimi momenti di una vita esagerata . Una fiducia che viene data al protagonista del film   proprio nel momento in cui Barney viene colpito,  dopo una vita abbastanza sregolata, passata tra eccessi e tra lo scrivere un romanzo autobiografico (la “Versione” del titolo appunto) per dimostrare la sua non colpevolezza da una falsa accusa di aver ucciso il suo migliore amico, dalla peggiore delle malattie che un ebreo possa avere: l’Alzheimer.  Proprio qui non si può non vedere un messaggio tipicamente ebraico. 
 
''La verisone di Barney''Il “Popolo del libro”,  che da una importanza fondamentale allo studio, alla memoria e al ricordare e tramandare il passato alle future generazioni , non può che vedere come una sventura tra le peggiori una malattia come quella della perdita progressiva della memoria, il non ricordare , o meglio il dimenticare a poco a poco proprio tutto : affetti , errori , matrimoni , divorzi … una vita !  Ed è qui che entrano in gioco le nuove generazioni : i figli di Barney , i tre figli avuti da Miryam , e specialmente Michael , che inserirà nel testamento di Barney pignole note a piè di pagina a correzione delle sviste di Barney, provocate dai vuoti di memoria di Barney e nelle quali viene infine chiarito il mistero sulla morte dell’amico, tutt’altro che assassinato da Barney.
 
''La verisone di Barney''Il film è  lo specchio di una vita  di un uomo ribelle, sciagurato, che non smette mai di stupire con il suo cinismo e le sue parole cariche di un misto tra l’attacco e l’avvelenamento all’altrui pensiero e il geniale di un produttore televisivo assolutamente inutile (!) che tuttavia ha finito col diventare un milionario ben sistemato, che può sposarsi oggi e divorziare domani , trattare bene la sua attrice di punta e poi farle capire in modo chiaro,  che se è ancora lì lo deve solo ai soldi sprecati, per farle credere di essere ancora ben volute nel suo paese di origine, un uomo che insomma tutto può e tutto fà, in modo sregolato, perché ricco,  sistemato , e quindi capace di ubriacarsi di vita. Ma anche lo specchio di una vita che, volgendo drammaticamente a un termine inaspettato , prende la via giusta della vita, si riappacifica con i suoi cari, vive i suoi ultimi momenti di senilità calorosamente immerso in quell’abbraccio familiare che chiunque in un caso come questo , merita.  Perché chi è canaglia per amore non è cattivo.  Un film da non perdere  e non vergognatevi se, come me,  riderete prima delle malefatte di Barney e poi piangerete per i suoi ultimi, dolci momenti di vita.
 
19 gennaio 2011