Percorso

"Il discorso del re" di Tom Hooper

di Clara Spada

''Il discorso del re'' locandinaFa il pieno di nominations al prossimo Oscar, battendo il favorito “The Social Network”, questo film dalla apparente flebile trama che riesce a tenere avvinto lo spettatore per circa due ore. Un duello alla pari fra Colin Firth (Bertie) e Geoffrey Rush (Lionel Lang) talmente bravi da creare incertezze su chi lo è di più.

Entrambi meritano la stessa nomination di migliore attore protagonista ma forse la differenza è data dal “noblesse oblige”: Bertie è il duca di Kent, secondogenito di Giorgio V, Lionel è un attore mancato improvvisatosi logoterapista, figlio di un birraio australiano. Lo scontro è senza tregua e nonostante le reticenze e le resistenze del titolato Bertie, abituato all’etichetta di Corte, è lui che si piega e accetta i preziosi insegnamenti e imposizioni di Lionel per niente intimidito dall’identità del suo paziente. E’ tipico di ogni suddito di Sua Maestà britannica sentirsi re nella sua casa per quanto umile essa sia, e un tipico segno è dato dall’offerta di una tazza di tè e dalla naturalezza dell’invito a cena fatto con deliziosa grazia da Jennifer (Myrtle Logue), moglie di Lionel, alla duchessa di Kent. Il duello di “classe” è esaltato dalla fantastica gamma di espressioni nei visi dei protagonisti, dalla perfetta ambientazione storica, dall’atmosfera lattiginosa della nebbia di Londra che ne ingrigisce i lunghi viali inghiottendo personaggi e cose.

''Il discorso del re''Perfettamente british i rapporti formali della Royal Family e quelli più intimi della famiglia di origini coloniali, le riunioni politiche e le feste private, le fastose sale delle residenze reali e il misero divano sfondato sperduto in uno stanzone dalle pareti macchiate di umidità. Fin da bambino Bertie è affetto da balbuzie, un difetto che deve superare ad ogni costo in quanto il suo ruolo istituzionale, seppur minore, richiede discorsi in pubblico che il re suo padre (Michael Gambon) gli impone. Ma al fianco di Bertie adulto c’è una donna forte e determinata, che sa imporsi a Corte e col marito di cui conosce le vere capacità, che ama come lo amano le loro bambine. La maggiore diventerà l’attuale Regina Elisabetta II. Lionel impone i suoi metodi con fermezza, scava nell’intimo e tanti dettagli dell’infelice infanzia di Bertie vengono alla luce rivelando anni di sofferenze e di frustrazioni che sono all’origine della sua balbuzie.

''Il discorso del re''La vita privata dei principi non è mai stata tutta rose e fiori. Il vero dramma per Bertie scoppia quando alla morte del re, suo fratello, re Edoardo VIII (Guy Pierce), rinuncia al trono e abdica per amore della pluridivorziata Wallis Simpson (Eve Best) che, come sovrano e capo della Chiesa d’Inghilterra, non può sposare. Il momento storico è particolarmente drammatico, i sempre più tesi contrasti con la Germania nazista preludono la guerra, e tocca a Bertie l’onore e l’onere di rappresentare la sua patria. Rinuncia al suo nome troppo tedesco e sale al trono come Giorgio VI. Il problema della balbuzie diventa un impellente imperativo da risolvere e soltanto Lionel, allontanato tempo prima da un irritato iroso duca di Kent, può aiutare il suo re a pronunciare alla radio il discorso di entrata in guerra. E’ un discorso memorabile, fa parte della Storia, coinvolge e tocca nel profondo tutta la nazione, giunge in tutti gli angoli dell’impero mentre nel cielo di Londra già volteggiano i palloni antiaereo.

Sul set de ''Il discorso del re''Fino alla morte di Giorgio VI, Bertie e Lionel saranno legati da profonda amicizia. Un commento positivo meritano anche gli attori che fanno da contorno a questo “gioco a due”, tutti scelti con meticolosa cura e somiglianza coi personaggi autentici. Un eccellente Timothy Spall è Winston Churchill; Claire Bloom, giovane fragile debuttante in “Luci della Ribalta” di Charlie Chaplin, è una austera regale Regina Mary; sir Derek Jacob, noto per il suo ruolo ne “Il gladiatore” e per la serie tv “Cadfael” interpreta l’Arcivescovo Lang. Infine, anzi last but not least, è perfetta nel ruolo di Elisabetta duchessa di Kent la dolce, tondetta, positiva, forte Helen Bonham-Carter che merita appieno la nomination come attrice non protagonista. In attesa delle sorprese che l’evento Oscar immancabilmente regala, questo perfetto film molto inglese e poco australiano è stato già premiato dal DGA Awards e dalla Screen Actors Guild.

 

2 febbraio 2011

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