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Una cosmonauta di nome Susanna

Incontro con la Nicchiarelli, giovane regista premio Controcampo a Venezia con la sua opera prima e protagonista al "Campidano Film Festival" di San Sperate. Una fiaba per immagini dove s'impara a fare i conti con la sconfitta per poter davvero cominciare a crescere. di Maria Pia  Brancadori
 
''Cosmonauta''"…una bambina in abiti da prima comunione esce dalla chiesa e fugge; nella corsa cerca di togliersi coroncina, velo e guanti, mentre attraversa strade e campi di periferia verso grandi e lontani palazzi; alla madre, che dietro la porta del bagno pazientemente la implora di tornare  “si fa ancora in tempo, la cerimonia non è ancora conclusa” risponde, mentre finisce di spogliarsi dall’abito bianco, che non può farlo perché lei è comunista…"
E' questo lo spiazzante inizio del film "Cosmonauta", opera prima della regista Susanna Nicchiarelli, con cui ha vinto, del tutto inaspettatamente ma con grande felicità, ci tiene a sottolineare, il premio Controcampo italiano al 66° Festival di Venezia ’09.
Frutto di un attento e meditato lavoro di scrittura e sceneggiatura curato dalla stessa regista in collaborazione con Teresa Ciabatti, e di un fortunato incontro produttivo con la Fandango, il film ha avuto una felice accoglienza di pubblico in sala e di critica per la sua levità e la sua verità poetica, su una faglia narrativa di commedia ironica, emozionale e a luce empatica.
''Cosmonauta''Siamo a Roma, quartiere popolare del Trullo, radicata sezione PCI. Dal ’57 al ’63. Una bambina molto legata al fratello più grande, dolce e sognatore malato di epilessia, entrambi innamorati del padre “un vero comunista” da poco morto vivono con la mamma e poi anche il suo nuovo marito. Sognano insieme, esplorano le piccole e grandi circostanze, desideri, umori, amori,  volano sulle ali fiduciose dell’ideologia “la tecnologia sovietica sconfigge la forza di gravità” con l’emozione partecipata dello spikeraggio dalla Giardinetta 600 scoperta, con la cagnetta Laica di cartapesta, montata sopra il tettuccio a simbolico emblema della prima cosmonauta dello spazio (non tornata viva: all’orecchio le sussurra “mi dispiace, te lo volevo dire”).
 
''Cosmonauta''È il 1957, la cagnetta Laika è stata appena mandata nello spazio dai sovietici. Siamo nell’Italia prima del boom economico, nell’epoca dei primi esperimenti nello spazio, del mondo diviso nei due blocchi. Luciana cresce con il fratello che le trasmetterle la passione per i voli dei cosmonauti: un ragazzo strano, che vive in un mondo tutto suo, anche per via delle medicine che prende per l’epilessia: è fissato con l’Unione Sovietica e soprattutto con la corsa allo spazio…
Adolescente frequenta la sezione giovanile con piglio, ha chiare le idee che propone e sostiene: capita che se gli altri – tutti maschi - invece di deriderle le prendono in considerazione subito si trasformano in qualche brillante idea di un compagno (per alchimia di inveterata tradizione maschilista!)
Sogni e conflitti, percorsi di formazione sentimentale e umana di Luciana: determinata, volitiva anche se fragile e confusa ma perseverante … sul refrain di “Mio cuore”, “Cuore matto”, “Nessuno mi può giudicare”, “Io che amo solo te” etc …

''Cosmonauta''La regista ci tiene a sottolineare, anche nell’incontro con il pubblico avvenuto nella sala del “Museo del Crudo”  la sera del 12, l’importanza della rivisitazione musicale, curata dai Subsonica, con gruppi quali Gatto Ciliegia contro il Grande Freddo e la cantante Robertina, Virginiana Miller, e i cagliaritani Sikitikis, che hanno rimusicato con la loro attuale sensibilità quei refrain, per darne il giusto effetto distopico ed evitare l’amarcord dell’identificazione nostalgica o ancor peggio didascalica.
Alla domanda rivoltale dal pubblico, su quanto abbia messo di autobiografico in questa sua opera prima, Susanna Nicchiarelli ha precisato che essendo lei nata dopo il crollo delle grandi ideologie, il suo punto di ricerca e di indagine è scaturito soprattutto dalla curiosità per un’epoca passata e finita, anche se non molto lontana, dalla sfida di pensare e realizzare un film in costume, dall’aver trovato forti suggestioni nella visita al Museo dello Spazio di San Pietroburgo che l’ha spinta a scrivere il primo soggetto, avendovi trovato alcuni articoli di giornali occidentali del tempo (Unità, Umanitè, etc) che l’hanno molto sollecitata.

Susanna Nicchiarelli e Pia BrancadoriQuindi il suo lavoro non è avvenuto su proiezioni autobiografiche, quanto sulla spinta della curiosità di altro da sé, con molto lavoro di documentazione storica ma anche molte interviste alla ricerca di memorie e racconti. Dice peraltro di aver resistito, nella sua condizione di esordiente, ai consigli di alcuni produttori che vedevano più appropriato come film d’esordio per una giovane qualcosa di più contemporaneo e/o personale. Sottolinea invece che la parte personale di sé si è riversata soprattutto nella ricerca e nella scelta delle/i giovani attrici/ori non professionisti: all’uscita delle scuole, molta attenzione rivolta agli atteggiamenti e all’espressione, all’autenticità, all’imperfezione e a segni di fragilità, alla ricerca di una certa “normalità” e “impaccio” per restituire il colore “vero” dell’adolescenza.
La giovane e volitiva Nicchiarelli ci tiene a sottolineare che lavorare con attenzione sui dettagli, sui linguaggi  e gli accenti delle immagini è quanto le piace ed è interessata a fare nel suo lavoro del cinema, sia nella cura del cast e dei set di regia che nelle strategie di scrittura dei soggetti e delle  rappresentazioni, al posto degli stilemi narrativi e degli stereotipi di rappresentazione.
Susanna Nicchiarelli e Pia BrancadoriPlauso alla bravissima Marianna Raschillà - Luciana - ed agli altri ragazzi, plauso alla regista che è anche attrice nei panni di Marisa, la militante dell’UDI, amica affidabile e adulta di riferimento di Luciana, che la accompagna nello slalom non facile della libertà, di quelle donne che non trovano nei ruoli assegnati posto per sé e lo cercano nonostante. Ancora sul terrazzo di casa di notte: il fratellone e Luciana entrambi in pigiama, stesi una vicina all’altro, vicini per farsi caldo o conforto, ancora a guardare la luna bianca nel cielo stellato.
Il film è preceduto da un delizioso corto animato, realizzato con la tecnica del passo1, pupazzi di plastilina mossi 24ft/secondo, prodotto dalla NICCHIA FILM. Dice la regista, di averlo realizzato proprio in corso di montaggio del film, per un suo interesse e piacere. Si intitola "SPUTNIK5" che è il nome del lancio sovietico rientrato per la prima volta con l’equipaggio di bordo vivo: erano 2 cani, 2 ratti, 28 topolini, e un tot di funghi e alghe. Il corto ci mostra le ansie e le speranze di quei “cosmonauti minori” molto fieri del loro ruolo di fare la Storia. Ricorda sorridendo che a Venezia nei materiali di sala con i crediti dei film, alla voce “v.o.” (versione originale della lingua) ha fatto scrivere “linguaggio animale”. Applausi calorosi della sala.
                                                                                                  

Susanna Nicchiarelli
Nata a Roma nel ’75, dopo la laurea in Filosofia alla Sapienza di Roma ed il perfezionamento alla Scuola Normale Superiore di Pisa, Susanna Nicchiarelli si diploma in Regia al Centro Sperimentale di Cinematografia
Cortometraggi e mediometraggi
2009 Sputnik 5 - Corto di animazione
2005 Giovanna Z. Una storia d’amore - Corto
2004 Uomini e Zanzare - Mediometraggio
2003 Il Linguaggio dell’Amore - Corto
2002 La Madonna nel Frigorifero- Corto
Documentari
2009 L’Ultima Sentinella
2003 Il Terzo Occhio  
2001 Ca Cri Do Bo – I Diari della Sacher

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16 febbraio 2011