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Reload ex tv - S. A. Endrich

“Prima Linea” di Renato De Maria

Prima linea e i film che in tanti non volevano. di Stefano Anedda Endrich
 
''La prima linea'' locandinaIn Italia c’è sempre stato il problema dei film d’attualità, politica in modo particolare. Per alcuni film le polemiche prendono così tanto il sopravvento da superare e rendere risibili le reali qualità artistiche e cinematografiche. Per il film è un vantaggio in quanto aumentano gli incassi con crescere del calore delle contese. In America questo non accade.
Grazie ad una maggiore libertà della satira e del linguaggio cinematografico tutto si risolve in poche schermaglie e raramente si trova  qualcuno che invoca la censura parziale o totale del film. È tradizione, infatti, che i film americani portino sullo schermo personaggi viventi e fatti scottanti di interesse nazionale e internazionale. In Italia non si può fare a meno delle discussioni animose; anche se ultimamente questo fenomeno va affievolendosi. La querelle del caos quotidiano sui giornali e tv, fortissima e senza sosta, scema la voglia di scandalo sul grande schermo. Non ha scatenato troppi putiferi, nel 2006, nemmeno “Il Caimano” di Moretti; forse proprio per la volontà di Berlusconi di non attirare troppe attenzioni. Neppure per   “Il Divo”, che ha, comunque, avuto tanti riconoscimenti dalla critica e dal pubblico, si sono scatenati attacchi dai protagonisti.
 
''La prima linea''Andreotti, dopo aver sbottato alla prima definendolo “una mascalzonata” ha poi fatto marcia indietro limitandosi a dire che non si riconosce in quel personaggio freddo e abulico e che non necessariamente il film deve essere coerente con la storia. Le ferite che dolgono maggiormente ancora oggi sono quelle del crimine e degli anni del terrorismo. Ultimamente il pieno di contestazioni lo ha fatto Michele Placido con il suo “Vallanzasca- gli angeli del male”. Le mamme ne denunciavano la possibile cattiva influenza sui figli. Temevano che l’assassino crudele e spietato ma belloccio e con grande ascendente sulle donne, potesse venir trasformato in un eroe da imitare. I parenti delle vittime si sono accodate alla diatriba. Non sono mancate neppure manifestazioni delle forze dell’ordine fuori dalle sale di proiezione. Il film è uscito e anche Placido ne ha guadagnato in pubblicità e tanti biglietti in più, nonostante le sue minacce di emigrare in Francia.
 
''La prima linea''Le polemiche roventi per il recente film “Prima Linea” di Renato De Maria, invece, sono sorte ancor prima della sua uscita tanto da ritardarla.  Tratto dalle di memorie “Miccia Corta” di Sergio Segio, terrorista non pentito. Ha avuto difensori e attaccanti accaniti. Le polemiche maggiori sono scaturite dal fatto che al film sono stati concessi fondi statali. Anche Riccardo Scamarcio protagonista, era parso a molti un “decoro eccessivo” per un personaggio ha lasciato una così lunga scia di sangue.
Infatti a leggere la storia di Prima Linea si rimane basiti. Il gruppo di fuoco, che badava poco ai comunicati e molto all’azione, ha ucciso un gran numero di  persone in pochi anni a partire dal 1976, nell’ultima stagione del terrorismo.  Fra i più clamorosi l’omicidio del giudice Emilio Alessandrini. La storia però è lunga e merita comunque delle riflessioni: sono molti i film oramai che hanno affrontato l’argomento con registi di alto livello: ricorderei Ferrara, Bellocchio, Bertolucci e ancora Placido. Quel che mi chiedo è se ci sia possibile un’interpretazione cinematografica obbiettiva.
 
''La prima linea''Tante volte mi è parso che effettivamente  ci fosse una certa indulgenza e condiscendenza nei confronti di coloro che scelsero le armi fuoco per modificare la politica italiana. Cosa che fa venire i capelli dritti ai parenti delle vittime, speso civili e innocenti; uccisi solo perché simboli di questo o quel potere dello Stato. Nessuno mette però in evidenza è la prospettiva del cambiamento. Non mancano fra questi coloro che  hanno dato la loro visione degli eventi sposando anche tesi improbabili per scaricare le responsabilità maggiori su “poteri forti e nazioni imperialiste”. Renato De Maria ha cercato una via neutra; tanto che persino il ministro Bondi ha dovuto riconoscere l’assenza nel film di qualunque debolezza o comprensione verso i terroristi. Il risultato è un film asciutto nel raccontare la storia di prima linea fino ad uno dei suoi atti più clamorosi: l’assalto al carcere di Rovigo con la dinamite per liberare delle compagne. Sergio Segio non è mai stato un vero pentito ma il film inizia proprio con una sorta di abiura e ammissione del fallimento della lotta armata.
 
''La prima linea''Vince insomma una ragionevolezza, non so quanto forzata dalla paura di critiche, che funziona. Insomma non chiede di capire ma cerca di far capire.  È un caso isolato e  la strada è ancora lunga. La mia idea è che le divisioni politiche in Italia siano ancora troppo forti e le ferite aperte ancora tante e vive. Troppe anche le forzature nelle interpretazioni e le strumentalizzazioni politiche. Ci sono persino latitanti assassini che causano contrasti diplomatici fra paesi. Le future generazioni sapranno capire e interpretare meglio sia il periodo che i film prodotti. Nessuno si scandalizzerà se verranno mostrate le ragioni dei terroristi e anche le giuste reazioni dello Stato. Forse si riuscirà a fare anche il quadro esaustivo di quel che è stata la cosiddetta “strategia della tensione. Quando qualche governo illuminato toglierà gli ultimi veli da insensati “segreti di stato”. Non ci saranno più ex terroristi che danno lezioni all’università ed i libri dei protagonisti verranno letti col giusto metro dell’analisi storica.
Per ora possiamo solo litigare fra noi e informarci con tutti i mezzi che abbiamo in modo tale che nessuno possa riportarci in quella drammatica e sanguinosa situazione; qualunque ne sia il motivo.
23 febbraio 2011