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Iaccarino, la preferita dei registi sardi

In Sardegna è la dama della sceneggiatura, la Suso Cecchi D'Amico nostrana. Sempre più di frequente, infatti, i registi isolani scelgono proprio lei per dare vita, anima e spessore ai personaggi e alle storie dei loro film. di Arianna Salaris

 Antonia Iaccarino, partenopea fino al midollo ma ormai sarda acquisita, dalla vittoria del premio Solinas in poi, non si è fermata un solo istante, arrivando ad affermarsi, con la forza del suo originale talento, nel complicato e non facile mondo del cinema.
Come si diventa sceneggiatori?
Occorre avere molta fortuna, saper prendere i treni giusti e scegliere le occasioni migliori. Io non ho frequentato scuole o corsi particolari, all' nizio, semplicemente, di punto in bianco ho cominciato a scrivere. Ero giovanissima quando nel 1995 e nel 1997 ho partecipato al premio Solinas: grazie ai riconoscimenti ottenuti, ho potuto accedere al corso Rai per sceneggiatori. In seguito ho partecipato a diverse fiction, con Sandro Petraia. Poi, il mio incontro col cinema: una collaborazione al primo cortometraggio di Enrico Pau, il film "Jimmy della Collina", sempre di Enrico Pau, ed infine "Tutto torna", del regista Enrico Pitzianti.

Quanto servono i corsi di scrittura in questa professione?
Non so spiegare nel dettaglio come si fa a diventare uno sceneggiatore, non ho ricette e consigli da offrire. Credo che i corsi di scrittura servano nella misura in cui risvegliano la curiosità della persona che li segue. Ma una cosa sono i corsi e un'altra cosa è il lavoro sul campo. Ognuno ha un approccio unico e personale con la scrittura ed esistono molti modi diversi iniziare a farsi strada. Probabilmente i corsi di scrittura servono per affinare il talento di una persona, ma funzionano solo se questa persona, il talento, lo possiede davvero.

Come vive il suo rapporto con la scrittura?
A me piace quando, scrivendo, provo la sensazione di un mondo che si forma. Non devo avere la sensazione di raccontare o di scrivere una storia, non mi interessa: mi piace quando i personaggi diventano persone e gli ambienti sono diventati un mondo dietro al quale io sparisco, nel quale riesco ugualmente ad orientarmi. E' bellissimo, anche se poi quando concludo diventa molto difficile il distacco. Sento di essere ancora piena di questi mondi, di avere dentro l'universo di tante persone ed è una sorta di simbiosi da cui diventa faticoso staccarsi. Un momento sgradevole ma, al contempo, decisamente normale...

A giugno pubblicherà il suo primo romanzo. Può darci qualche  anticipazione in proposito?
Si tratta di una storia ambientata a Napoli, negli anni '80, subito dopo il terremoto: due protagonisti, un uomo e una donna che in seguito alla morte del fratello di lei, danno vita ad un legame sentimentale, creando come una rinascita, attraverso l'amore. Gli esiti di questa rinascita però saranno molto diversi dalle attese dei protagonisti. Il romanzo ruota, infatti, attorno ai temi del cambiamento, della trasformazione, dell'ambiguità e dell 'equivoco, della scoperta di chi si è e dell'accettazione o non accettazione di questa scoperta.

Un romanzo che potrebbe diventare presto un film?
Si. Assolutamente: ho già tutto in mente! Ma non fatemi dire di più...