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Il genius loci di Nule

Si è svolta a Cagliari sabato 5 marzo la serata di presentazione del film d'animazione “Le fiamme di Nule” di Carolina Melis, una manifestazione cui ha fatto da contraltare l'esposizione degli abiti dello stilista Luciano Bonino e dei gioielli dell'Istituto Benvenuto Cellini utilizzati nel film. di Eugenio Mangia

''Le fiamme di Nule''Sembra nascere dall’incontro con il genius loci della Sardegna, in particolare quello di Nule, lo stimolo che ha fatto sì che la serata si trasformasse in un’occasione in cui a circolare, nell’ambiente moderno e raffinato del  Museo Etnografico Regionale, fosse un’avvincente trama di memorie, idee, emozioni, suoni e cultura.

Di ciò si sono ben accorti i numerosi partecipanti alla serata che, dal particolare e suggestivo clima che ha caratterizzato l’evento, si sono sentiti da subito rapiti e coinvolti, sia emotivamente che intellettualmente, come è stato possibile evincere dalle testimonianze raccolte e dalle impressioni personali.
La magia dell’apparire del genius loci, quel genio benevolo che integra l'identità fisica, culturale e spirituale di un luogo, è sembrato materializzarsi già nel momento in cui sono cominciate a scorrere le prime immagini del film.

''Le fiamme di Nule''L’impressione che subito se ne ricava dalla visione è quella di una favola, le cui suggestioni sono offerte dal tono e della cadenza della voce del narratore (che recita in lingua inglese), dalle belle immagini in bianco e nero, dal dispiegarsi di una storia che sembra originare da lontano: dal vissuto di donne le cui vite si intrecciano con gli orditi e i ritmi dei telai, dal passato di una tradizione che ha voluto che nelle forme, nell’andamento zigzagato di colori che non si intrecciano mai e nelle geometrie impeccabili di un tappeto a fiamma, continuassero ad incarnarsi i miti, le narrazioni che si esprimono nel fare, i gesti e le dinamiche antiche delle relazioni delle genti di una comunità. È quanto sembra emergere dalle parole di Maria, una delle tre protagoniste del film, che, nello “svelare” la trama simbolica del suo tappeto, recita: "Il mio omaggio a Nule è Nule stessa. Stupenda, sì, ma non perfetta. Armonica, sì, ma non sempre a tempo. Ospitale, sì, ma a volte in conflitto. Ordinata, sì, ma a volte in confusione. Ho osservato tutti noi, come lavoriamo, come amiamo, come viviamo. Anche se qualche mia forma non è ben accostata, se qualche mio colore contrasta, noi qui ci siamo tutti e questo è il mio regalo per Nule".

Carolina MelisMa funzione del genius loci è anche quella di presidiare quella porta temporale che permette ad una comunità di stabilire un contatto con i suoi predecessori, di conoscere, valorizzare, tutelare e raccontarne la storia.
Questo ruolo in Sardegna è sapientemente ed efficacemente interpretato dall’'Istituto Superiore Regionale Etnografico di Nuoro, un organismo il cui interesse per il cinema è testimoniato dalle parole del direttore Paolo Piquereddu: “Un ente come il nostro ha sviluppato sin dai primi anni della sua vita un peculiare interesse nei confronti dell’uso dei mezzi cinematografici per la documentazione etnografica. Il nostro interesse nasce sotto questo profilo, cioè documentare la cultura popolare della Sardegna”.
L’Istituto, infatti, oltre a  promuovere la pratica dell'antropologia visuale quale primario strumento di analisi e documentazione della vita sociale dell'isola, esplica altresì tali funzioni con l’organizzazione di una rassegna internazionale biennale di cinema etnografico (Sardinia International Ethnographic Film Festival - SIEFF). E ancora, mettendo in concorso un finanziamento per la realizzazione di uno o più documentari o brevi fiction riguardanti l’antropologia della Sardegna.

La presentazione con le musiche di Rossella FaaSempre secondo il parere di Paolo Piquereddu: “Il film di Carolina Melis è interessante sotto questo profilo perché riprende una tradizione, quella della tessitura in Sardegna, e lo fa con gli strumenti, le tecniche e la sensibilità propri della comunicazione contemporanea. Ciò rappresenta anche un buon esempio della nostra concezione di cinema etnografico che non ha niente a che fare con i documentari descrittivi o di osservazione, ma che sono da considerare dei veri e propri film con un autore dietro, un racconto, una costruzione e quindi con un linguaggio ed una creatività che sono molto vicini a quelli propri del cinema tout court.” A conclusione della serata l'esibizione dal vivo di Rossella Faa che ha eseguito, tra gli altri, il brano “Sa Vela” che accompagna i titoli di coda del film.

9 marzo 2011