Percorso

L’ultima savana di Mocci

E’ ambientato nella Baraggia, nel cuore del biellese, il nuovo film di Davide Mocci, regista cagliaritano tra i documentaristi di punta di Geo. L'anteprima nazionale il 18 marzo. "Ma la Sardegna la conservo nel cuore". di Maria Elena Tiragallo

Davide MocciDavide Mocci vola in Piemonte. La sua macchina da presa questa volta ha scelto la "baraggia", un habitat unico al mondo, una sorta di steppa, di brughiera molto affascinante, arricchita da scorci panoramici suggestivi, da antiche attività tipiche del biellese, da ripristini ambientali.

“Baraggia, l’ultima savana” è infatti il titolo del documentario che il regista cagliaritano presenterà in anteprima nazionale  a Biella, il 18 marzo,  (ore 21) a Palazzo Ferrara (ingresso libero) con il protagonista  Lucio Bordignon, (l’evento rientra nell’ambito delle celebrazioni del 150° anniversario  dell’Unità Nazionale).

Com’è arrivato in Piemonte, lei  che di solito documenta  la Sardegna e il Nord Europa?
Di solito non seguo dei filoni ben precisi, anche se effettivamente negli ultimi anni mi sono dedicato a documentare quasi tutti i paesi nordici, perché mi attraggono per la natura straordinaria che possiedono; a breve su Geo andranno in onda due documentari sulle isole svedesi: “Gotland nel cuore del baltico” e “I  colori di Oland”.

Mocci e BordignonLa Sardegna è un discorso a parte, è la mia terra e di tanto in tanto desidero girare qualche lavoro che la racconti. In Piemonte,  sono arrivato grazie all’incontro con l’ornitologo piemontese Lucio Bordignon che mi ha descritto un fenomeno che sta avvenendo negli ultimi decenni nelle provincia di Biella, e in Lombardia nelle provincie di Novara e Vercelli, ovvero la perdita di un incolto naturale dal valore ambientale unico per diverse caratteristiche che possiede.  Ho apprezzato  subito questo paesaggio noto con il nome di “Baraggia”, soprattutto per le affinità che possiede con il paesaggio africano, così è nato “L’ultima savana” un documentario che, a sorpresa, è stato apprezzato dal mondo scientifico che ha visionato il filmato in anteprima e che a breve verrà trasmesso dalla Rai  nella trasmissione Geo.
Nel film in evidenza le ultime sacche rimaste di questo paesaggio che, grazie anche al mio documentario, sarà conosciuto dal grande pubblico e maggiormente rispettato e tutelato.           

Cinzia SecchiCosa c’è di sardo nel documentario sulla Baraggia?
Sicuramente la mia sardità, visto che racconto in prima persona il film e compaio in diverse scene, in alcuni contesti commento in live con la mia voce certi dettagli, poi il film inizia proprio con le immagini della Sardegna. Così recita il testo all’inizio del documentario letto dalla nuova voce di Super Quark Riccardo Mei: “Sono trascorsi molti anni da quando, per la prima volta, ho desiderato raccontare gli ambienti naturali…  Tramite i documentari ho portato all’attenzione di un vasto pubblico le bellezze e alcuni aspetti negativi della Sardegna, la terra nella quale sono nato e in cui vivo, e di molti altri luoghi in Italia e nel mondo.  Con questo documentario desidero farvi conoscere la storia di una terra che nel tempo ha subito drastici cambiamenti”.

Quanto tempo ha richiesto la realizzazione di questo documentario?
Le riprese sono state realizzate in tempi diversi, nel corso di due viaggi, anche perché ho desiderato mostrare il territorio in differenti stagioni. Ciò che ha richiesto più tempo è stato scrivere la storia, raccontare un fenomeno che interessa migliaia di famiglie che vivono sfruttando quella terra, in molti casi eliminando letteralmente l’ambiente della Baraggia per creare le risaie, e quindi ho dovuto affrontare un problema che ho incontrato in molte altri parti del mondo, in particolare in Amazzonia, dove la gente deve vivere e mangiare e questo comporta buttare giù la foresta, di conseguenza è sempre molto difficile trattare obiettivamente un argomento cosi complesso e delicato, e soprattutto quando il film viene trasmesso in tv, e visto da milioni di spettatori, devi sempre conservare un certo equilibrio, fare attenzione ai messaggi che trasmetti, la difficoltà sta proprio in questo, raccontare una realtà in maniera onesta firmando il tutto con le tue personali osservazioni.       

Davide MocciArriverà a Cagliari, o in Sardegna?
L’anteprima è il  18 marzo, lo presenterò a Biella a Palazzo Ferrero,  poi  andrà in onda sulla Rai in tutto il territorio nazionale e via satellite nel mondo. Non è prevista una presentazione a Cagliari, almeno per il momento, per non accavallarsi con un’altra presentazione che terrò a breve e relativa un altro importante lavoro. 

Ci racconta qualche aneddoto?
Girare in natura è sempre molto faticoso ma  spesso ci divertiamo molto, ricordo quanta simpatia ha suscitato nella troupe l’airone “kamicaze”. Mentre era sotto il tiro dei miei obiettivi e come gli altri uccelli andava dietro ad un trattore che arava la risaia, improvvisamente iniziò a lanciarsi sotto il grande mezzo e con sorpresa puntualmente ne veniva fuori con le rane pinzate sul grande becco, la sensazione era che avesse intenzioni suicide ma ovviamente agiva così perché sapeva il fatto suo.  

Quali sono i suoi progetti futuri?
Dopo l’Europa ho un progetto da girare in centro Africa, poi riprenderò a girare oltre Oceano, desidero filmare nuovamente in sud America e per la prima volta in Oriente. Ma in questi mesi, anzi proprio mentre i lettori leggeranno questa intervista sarò già in viaggio per la Croazia dove girerò il primo di due documentari per la Rai,  che ho intitolato “Il fiume che unisce e divide”, nel quale racconto la natura lungo la confluenza del Danubio con il fiume Drava ed il parco di Kopacki-rit  situato al confine tra Bulgaria, Serbia e Bosnia, quindi oltre alla natura metterò in evidenza la storia recente di questa terra che fino agli anni Novanta è stata dilaniata dalla guerra, ed in particolare vedremo la città di Vukovar, poi alleggerirò la tensione quando mostrerò nuovamente le bellezze della Slavonia insieme alla vita e le tradizioni dei “Sokci” i fieri abitanti di queste terre. Nel frattempo arriverà il caldo e dopo qualche bagno nel mare della mia Sardegna, eccoci con le valige pronte per girare il secondo “Croazia” e  “I segreti della natura” nel quale percorrerò in tre settimane tutta la dorsale croata e guarda caso sa cosa farò nell’ultima settimana? Andrò ad esplorare le bellissime isole, soprattutto quelle disabitate, selvagge come lo era la Sardegna cinquanta anni fa.             
 
Davide MocciVisto che sta cambiando il suo campo d’osservazione,  vedremo ancora la sua amata Sardegna nei suoi film?  
La Sardegna è il mio rifugio nel mondo, la mia casa e, tra un viaggio e l’altro, contribuire a valorizzare la mia terra è un obiettivo che ho sempre presente.  Da alcuni mesi ho ultimato un cortometraggio "L'isola che danza. I colori della natura” che attualmente la Regione Sardegna utilizza in numerose manifestazioni culturali e promozionali. Sono quindici minuti di immagini naturalistiche che ti fanno apprezzare questa terra unica. Colgo anche l’occasione per segnalare in anteprima ai lettori di Cinemecum che per  fine  aprile presenterò alla stampa e al pubblico il mio ultimo lavoro sulla Sardegna, una docufiction  lunga 1 ora e 50 minuti nel quale racconto la vita del popolo della montagna sarda, con alcune ricostruzioni filmate mai girate fino ad ora.
 
Geo & Geo cosa presenterà di Davide Mocci ai suoi telespettatori?

Su Geo vedremo  “Baraggia, l’ultima savana” , Gotland “nel cuore del Baltico”, “I colori di Oland”, mentre su "Cose dell’altro Geo” andranno in onda le repliche di alcuni documentari sulla Sardegna  e un po più avanti in onda avremo i documentari girati oltre il circolo polare artico: “Isole Lofoten” e “La luce del Nord” che attualmente sto scrivendo e montando.

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16 marzo 2011

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