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"Lavorare sul set? Sembra di stare nell'esercito"

Intervista a Federica Matteoli, assistente cagliaritana di Pieraccioni "assoldata" per il nuovo film che si girerà in Sardegna a partire dal 30 maggio. "Se sbagli una volta ok, se sbagli la seconda la reazione può essere molto dura". E la paga? "Come quella di un operaio". di Anna Brotzu

Federica MatteoliFare cinema in Sardegna si può. Ma si deve cominciare dalla gavetta: è il caso di Federica Matteoli, assistente alla regia nata a Cagliari che ha varcato il mare per confrontarsi con la decima musa. E scoprire i segreti, le tecniche e le regole di una professione, anzi un mestiere “serio”, dove contano valori umani e rispetto per le persone come per le gerarchie dettate dall'esperienza. Ma anche la fortuna.

L'abbiamo incontrata nell' sola, tra scatti, video e provini “su parte” del casting delle comparse e degli attori per il nuovo film di Leonardo Pieraccioni che si girerà in Sardegna dal 30 maggio al 18 giugno, per farci raccontare il suo viaggio nell'universo cinema.

Com'è iniziata questa avventura?

Io son partita dopo le scuole per studiare, mi sono laureata al DAMS da “regista cinema e tivvù” e contemporaneamente ho studiato alla Link Academy di Roma - adesso principalmente scuola di  recitazione, però quando l'ho fatta io c'era anche regia -  che mi ha dato tantissimo, perché comunque all'università studi la teoria che poi realmente in questo mestiere non serve, almeno non immediatamente, se non come cultura personale. Invece l'accademia mi ha dato le basi, l'approccio a questo mondo.

Federica MatteoliGli esordi?
Ho iniziato dal teatro, ho fatto per due anni prima l'assistente e poi l'aiuto a teatro. Ho collaborato con Carlo Fineschi, un regista che mi ha insegnato tantissimo: non è un nome tanto conosciuto a livello nazionale, anche se siamo andati all'Eliseo e al Piccolo di Milano, abbiamo fatto insomma “bei teatri”, con Alessio Di Clemente agli esordi come protagonista!

Bei ricordi?

Erano le prime prove, e c'era il massimo dell'entusiasmo, la voglia di fare, di farsi conoscere e imparare.
Poi mi è capitata un'occasione di gran fortuna, nel senso che io andavo con i miei curriculum porta a porta per le varie produzioni - ovviamente offrendomi come volontaria perché al cinema e in televisione si inizia da lì. Un bel giorno uno mi ha risposto: “Se hai qualcuno che ti fa una convenzione di stage, sì”. Io mi ero appena diplomata, e dopo l'accademia hai sei mesi di tempo per  fare degli stages: son corsa alla Link e... ho fatto il mio primo film: “Ho sposato uno sbirro”. E lì ho imparato tutto, perché son stati sei mesi di “schiavismo” puro. Questo mestiere è un po' come stare nell'esercito: c'è la disciplina, il rispetto, a livello di gradi, e devi riuscire a far andare tutto nel verso giusto. Se sbagli una volta ok, se sbagli la seconda la reazione può essere molto dura: “ti fanno piangere”. Però io volevo fare questo mestiere, ho le spalle grosse e le ho sfruttate. Quello è il punto peggiore: se piangi torni a casa. Per fare il film dopo devi saper andare oltre.

Federica Matteoli ai proviniPoi?
“Incantesimo”: un anno di lavoro, molto formativo sotto un altro punto di vista. Da stagista ti usano a livello operativo: organizzazione e gestione attori, gestione comparse. Mentre per “Incantesimo” io facevo esclusivamente preparazione: devi organizzare tutto quello che poi servirà per il set. Io non andavo sul set, rimanevo in ufficio tutto il giorno a organizzare, contattare, curavo anche i rapporti con la stampa, cose del genere.

Altri set?
Dopo questo ho fatto “I delitti del cuoco”, ho fatto “Gente di mare”. Tutte cose che mi hanno impegnato per quasi un anno: queste lunghe serialità ci metti otto mesi per girarle più almeno uno/ due mesi di preparazione (gli assistenti non fanno tutta la preparazione, quello è più lavoro da aiuto o da secondo aiuto; gli assistenti arrivano in coda, per le ultime cose).
Poi ho preparato un altro film – che ancora deve partire - da secondo aiuto.

E...?
si girerà in Calabria, finanziato dall'art. 8 quindi il ministero ci ha “graziati”.

D'accordo: un po' di “scaramantico” mistero. Invece l'incontro con Pieraccioni?
Ho sentito, perché nell'ambiente le voci girano in fretta, che avrebbe girato a Cagliari e  “sfacciatamente” ho trovato il modo di arrivare lì e presentarmi come assistente. Quando si gira fuori gli assistenti non si prendono da Roma: ad esempio “Gente di mare” è stato girato all'Elba e mi hanno portato esclusivamente perché avevo trovato chi mi ospitava. Per gli assistenti non c'è albergo e non c'è diaria, quindi si cercano sul posto. Siccome ho perso una serie di lavori infinita per questo, perché non avevo di che sopravvivere - questi ultimi film li ho fatti da pseudovolontaria, e io ho già un affitto da pagare a Roma.. mi sono proposta: “Io sono di Cagliari: vi posso servire?”. Erano terrorizzati di non riuscire a trovare nessuno, oppure avrebbero dovuto portare qualcuno da fuori. Invece io qui sto a casa, da mamma e babbo: chi sta meglio di me?

Federica Matteoli ai proviniQuasi una vacanza al contrario
Per me è un'esperienza particolare, perché è la prima volta che la mia famiglia mi vede da lavoratrice, vive il mio lavoro. Una cosa è dire al telefono io mi sveglio alle cinque del mattino, torno a casa la sera alle nove, poi magari devo ancora lavorare e vado a letto a mezzanotte, poi la mattina alle cinque mi rialzo, e una cosa è vederlo. Poi magari alla fine del film capiranno delle cose. Come il pandemonio che è successo con le comparse: noi non riuscivamo a fare tutti quanti, dovevamo finire per le sei, e io avevo le idee molto chiare su chi mi serviva. Quindi era inutile far entrare tutti; avrebbero perso del tempo loro. Ho messo la mia assistente sulla porta a fare la preselezione e alle sei meno un quarto sono uscita per dire: dai 18 ai 25 andate via perché comunque non mi servite. Ce n'erano tantissimi, ragazzi e ragazze anche bellissimi - tanto che ho chiesto all'aiuto se potevo inserirli anche in altre scene – ma non avevo dove metterli: me ne servivano venti! E lì battute e controbattute. Io urlavo perché avevo 250 persone davanti e mi dovevo far sentire da tutti. Poi se uno urla può anche sembrare...

Del resto per fare i provini ci vuole tempo
Una foto non basta, può esserci una preselezione ma per dire sì o no “ci devo parlà”, devo avere altro materiale. Ne abbiamo visti 750 per scegliere 380 comparse.

A che punto è la preparazione del film?
Le comparse sono già inquadrate: ho fatto una selezione attenta (il weekend del primo maggio ho lavorato ininterrottamente da venerdì sera a domenica. Ma va bene: son stata ferma cinque  mesi prima di questo film: ho avuto tempo di riposarmi!). Ho già diviso in giornate, aspetto le date per fare le convocazioni precise perché il piano di lavorazione è ancora in fase di cambiamento, bisogna far coincidere la disponbilità degli attori e delle location, bisogna incastrare tutto.
Del cast sono abbastanza contenta: la media è molto alta. Non sapevo molto degli attori sardi, anche se mi son avvicinata a questo mondo pure grazie al teatro che frequentavo con la scuola e con i miei genitori. Sapevo che c'era una vita teatrale, ma non la immaginavo così ricca. Questi  provini per me son importanti anche per capire che materiale c'è: per un prossimo film vado a colpo sicuro.
La troupe verrà prevalentemente da fuori; ci saranno probabilmente alcuni assistenti. Posso dire del mio comparto: noi in regia abbiamo già un volontario, Paolo Garau di Oristano, che mi sta aiutando con i provini.
Son stati fatti i provini anche in Toscana, poi i sopralluoghi definitivi: ci siamo quasi. Il 30 maggio iniziamo a girare... in notturna.

Provini alla Cineteca SardaAvete coinvolto anche la Film Commission Sardegna?
Sì, certo. La Film Commission è fondamentale: le Film commission che funzionano bene “ti fanno il film”, sono importantissime, non solo a livello regionale. Le produzioni che vanno a girare in un posto lo fanno perché c'è una Film commission che funziona. L'ultima che ho potuto “tastare” è quella del Friuli: loro hanno creato delle loro maestranze, quindi chiunque va a girare si porta solo i capisquadra e questo a livello della produzione è un vantaggio notevole. Quindi un incentivo a girare lì.

E la conoscenza del territorio, della cultura, della lingua...
Quando io mi sono proposta, è stato fondamentale anche questo.
Il novantotto per cento di quello che ho fatto è stato per botta di fortuna. La bravura arriva dopo. Quando ti prendono lo fanno perché gli conviene: non è che si parla di collocamento, funziona che tu conosci l'amico dell'aiuto e lo chiami, oppure è l'aiuto che chiama e chiede all'amico: “senti ma non è che hai un'assistente da consigliarmi? Non è che conosci qualcuno?” Purtroppo è così: devi avere la fortuna di capitare al posto giusto nel momento giusto o di conoscere le persone giuste. Non è una raccomandazione, di per sé. Però io credo che il caso non esiste: che siamo noi che emaniamo delle energie , quando emano energie positive mi capita di tutto e devo scegliere, invece ci sono dei momenti in cui mi chiudo in me stessa e non succede niente.

Vita privata di un'assistente: l'amore?
Io ho trovato l'amore sul set... un macchinista.

Film galeotto?
“I delitti del cuoco”, due anni fa. Siamo stati molto fortunati perché ci siamo innamorati e abbiamo fatto quasi tutto il film insieme. Poi “Gente di mare”, anche lì la gran parte del tempo siamo stati insieme – e questa è la convenienza anche per le produzioni perché ci pagano una camera in due!! E quando siamo a Roma... stiamo a casa.

Provini ala Cineteca SardaProgetti professionali?
Adesso verso l'aiuto, poi si vedrà, spero nel prossimo film di fare da secondo aiuto. Vorrei arrivare a fare l'aiuto con tutta la gavetta, per essere un aiuto serio, non mi voglio bruciare: è una grandissima responsabilità e devi essere veramente all'altezza. Il nostro aiuto è meraviglioso, si chiama Federica anche lei, Federica Ciciarelli, la Cicia. Dal poco che ho potuto lavorare con lei, sarà una brava maestra. E la vorrei prendere come esempio anche perché ha una famiglia, è una ragazza grande con dei figli ed è la prima volta che mi capita, in questo mondo in cui siamo tutti in carriera, e mi interessa perché anch'io vorrei avere una famiglia e spero di capire un po' come si fa a fare entrambe le cose.

Parliamo di soldi?
Vivi come un operaio X, con il minimo indispensabile nel senso che io lavoro sette mesi l'anno, guadagno una cifra più o meno normale e mi deve bastare anche per quando non lavoro. Il senso comunque è di risparmiare perché non sai quello che succede dopo.

C'è un film che l'ha ispirata, l'ha spinta verso il cinema?

Io sin da bambina non “volevo fare” la regista, sapevo, ...lo facevo, ecco. Il mio gioco preferito: ci son ospiti a cena? Dai, organizziamo uno spettacolo! Bene: schiavizzavo mia sorella e i cugini, dirigevo e facevamo gli spettacoli. Ho avuto la fortuna di andare in una scuola che mi ha dato tantissimo spazio, le magistrali che stavano a via Macomer, che non ci sono più: la preside, suor Peppinetta mi ha sempre appoggiata in qualsiasi mia iniziativa. Devo tutto a loro. Son stati loro a dire: “ma perché non pensi di farlo come mestiere?”. I miei professori sono stati fondamentali in questo, perché altrimenti uno dice: mi piacerebbe farlo, però rimane un desiderio. Loro mi hanno spinta, mi ci hanno fatto pensare.

I proviniFilm per un'isola deserta?
Tarantino, da “Pulp Fiction” in poi, no anche prima. Oppure Hitchcock. Italiani? Tornatore: il film che mi ha fatto piangere di più è stato “La sconosciuta”. Mi ha toccata. Penso sia il problema della maternità: sono una donna, dopo tutto.

Cosa racconterebbe da regista dietro la macchina da presa?

La mia terra: i film che scrivo, i miei progetti cinematografici son ambientati qua. Ho anche delle idee per dei “corti” - se trovassi il tempo... Vedremo.

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