Speciale: Al Forte con Pieraccioni che gioca a fare il papà
Incontro col regista toscano sul set del nuovo film “Finalmente la felicità” girato nelle segrete stanze (e piscine) di Forte Village. Sul set c’è anche la figlia: “Serviva una neonata di pochi mesi, ti pare che non raccomandassi mia figlia?”. di Anna Brotzu
Una favola moderna, in cui due mondi s'incontrano e come da copione scocca la scintilla fatale: “Finalmente la felicità”, il nuovo film di Leonardo Pieraccioni, girato tra la Sardegna (proprio in questi giorni) e la Toscana (per altre quattro settimane) con ciak finale a Roma (e Cinecittà), mescola elementi della commedia classica e la potenza del mezzo televisivo.
Perfino Cupido si adegua ai tempi e per recapitare i suoi dardi sceglie il format di “C'è posta per te”: la moderna tecnologia e la percezione dello spazio oltre lo schermo come estensione della realtà domestica approdano anche al cinema, fedele specchio dei costumi e degli orizzonti dell'immaginario. Invece dell'“agnizione”, il riconoscimento tra consanguinei che con un coup de theatre trasformava il finale di una storia, ecco che un programma con alta audience che spia ma anche regala finte o vere emozioni traduce in realtà il desiderio di una giovane donna di conoscere la sua famiglia “a distanza”. L'imprevedibile accade quando un maestro di musica di Lucca (alter ego di Pieraccioni, che in conferenza dichiara il suo amore per le sette note: «come tutti gli attori avrei voluto fare il cantante» e in un'intervista si concede il vezzo di citare la melodia napoletana) si trova davanti la bellissima “sorella” acquisita.
E lì comincia l'avventura, che avrà come sfondo la “natura straordinaria della Sardegna” ma anche un resort esclusivo come il “ForteVillage” in cui la giovane sudamericana (la cubana “31 enne per sceneggiatura” Ariadna Romero), ormai modella di successo, trascina il dapprima riluttante specialista del controfagotto («uno strumento che nessuno vorrebbe mai suonare, ma senza il quale Mozart non avrebbe potuto comporre alcune delle sue partiture», che già dice molto del personaggio). «Leggerezza e bellezza» (incarnata anche – pari opportunità? - da Thyago Alves, reduce dell'Isola dei Famosi pronto a rimettersi in gioco per la decima musa, nel film fidanzato con la protagonista) sono le costanti (deliberate) del cinema dell'ormai 46enne regista fiorentino (tenero e orgoglioso neopadre: «una figlia ti cambia, è inevitabile, come tutto quello che di importante ti succede nell vita: hai un altro sguardo»), che ribadisce che “saltibanchi lo si è per necessità”. E in un'affollata conferenza – complice forse la suggestione del Forte, e il richiamo dell'Isola ma pure l'onda di un successo che continua a inseguire l'autore de “I laureati” e “Il ciclone” - Pieraccioni svela il suo lato più maliconico, che affiora dai racconti – “tristissimi”, avrebbe detto Francesco Guccini, e Marco Masini con lui.
Una dimensione diversa da quella più umoristica, a tratti goliardica così apprezzata dagli spettatori (fa fede il botteghino) tanto da farne quasi un genere a sé,.eppure già fugacemente avvertibile in “Io e Marylin”. Ma il vero referente, il primo e unico giudice resta il pubblico, quello che incontrandolo gli dice “Fai un film? Bravo! C'è bisogno di ridere”. - “E io ci son riuscito?” - “Non sempre. A volte sì”. E tanto basta. Del resto il regista confessa: “faccio i film che vorrei vedere”, ma l'ultima parola ce l'hanno sempre quelli che scegliendo la sala 7 piuttosto che la 8 decidono il successo, o l'insuccesso del film. Le altre restano ipotesi, premonizioni, impressioni finché non confortate dai fatti (con la visione di una folla immensa «fa quasi paura, tanta gente che nello stesso momento pensa e decide – come si accendesse una lampadina - di andare a vedere un film, il “tuo” film»).
Cinema commerciale, si potrebbe dire. Del resto già in lizza per Natale, a vedersela con i cinepanettoni. Lasciandosi strappare (è una promessa?) che c'è, forse, l'idea di rompere schemi collaudati, o meglio cimentarsi con un altro cinema - il soggetto esiste, parla di un musicista, e pure l'interprete ideale ha un volto e un nome, l'artista toscano (una lunga gavetta nel cabaret, dalle scene alla tivvù, prima di finire davanti e subito dietro una macchina da presa) - ricorda che si dovrebbe guardare ad una diversa data per l'uscita in sala e forse ad un altro circuito.
Ma comunque anche “Finalmente la felicità” ha il suo risvolto dark: «il maestro di musica insiste nel dire che sua madre è stata uccisa da Barbara Bouchet» (che, come la De Filippi nella parte di se stessa, ha accettato di buon grado e pure con humour questo ruolo da presunta killer): «per scoprire come e perché (come la sorpresa finale) bisognerà pagare il biglietto».
Intanto il meccanismo si è messo in moto: dopo i provini per attori e comparse (a Cagliari e Lucca) e i sopralluoghi le riprese sono iniziate proprio nell'oasi del sud est Sardegna, tra spiagge incantevoli e centri benessere, mare e piscine dove dovrebbe sbocciare l'amore. Riuscita la sinergia con la Sardegna Film Commission, fin dal casting e l'individuazione delle location (compreso «un convento che potrebbe trovarsi in Brasile»): tra gli attori, oltre a Shel Shapiro e Andrea Buscemi, Michela Andreozzi e Maurizio Battista, ci sarà anche Rocco Papaleo, a bordo di uno strambo pulmino in giro sulle strade sarde tra molto “amichevoli” greggi di pecore. Una sceneggiatura (scritta a quattro mani con Giovanni Veronesi, ma il soggetto porta anche la firma di Domenico Costanzo) che in fondo parla di temi semplici e universali, come l'amore, il desiderio di amare ed essere amati, la passione per l'arte e la musica, la solidarietà (all'origine di tutto, un'adozione a distanza). Per vedere i risultati sullo schermo, bisognerà aspettare l'inverno.
Ma per la Sardegna, e chi crede nell'ipotesi di un'industria del cinema come volano di sviluppo economico oltre che culturale, “Finalmente la felicità” è quasi un caso emblematico: un film girato all'insegna della professionalità, con maestranze di tutto rispetto, dalla giovane assistente Federica Matteoli a un produttore esecutivo come Alessandro Calosci (vd cinemecum del 15.06.2011). Risorse spese, o meglio “investite” nell'Isola (e per chi parteciperà al set, comprese le 380 comparse sarde) un bagaglio d'esperienza e un contatto diretto con la realtà della settima arte, istigazione perché no? a un saper fare oltre ad una ragionevole curiosità. Se poi resterà episodio isolato o meno, sarà anche responsabilità della politica e delle istituzioni, nel calibrare scelte e incentivi per attirare produzioni e artisti. Intanto la vera sorpresa (annunciata) sul set e dietro le quinte è proprio Leonardo Pieraccioni: sorridente e disponibile, si lancia nel tour de force delle interviste, scherza, gioca, parla di sé e della nuovissima bambina (già catapultata sul set: «è un modo per impedirgli di fare questo mestiere, costringerli fin da piccini: serviva una neonata di pochi mesi, ti pare che non raccomandassi mia figlia?»), parla della “sua” Sardegna, racconta aneddoti e storie, con quel brillio negli occhi che inevitabilmente lascia il vago sospetto di una bonaria presa in giro: signori, la verità è questa. O almeno così è se vi pare!
Sempre in bilico, come i suoi personaggi e veri clown, o meglio i saltimbanchi tra l'esplosione d'ilarità e (chissà) una segreta disperazione. Il segreto di una maschera.
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