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Percorso

Sigur Ros, Islanda. Estetica e semiotica dei videoclip

Il Fenicio 

 Avvertenze : trattasi di articolo complesso e lungo, per lettori esperti e più che abili.

Quando la codificazione di un linguaggio, o la messa a punto di una metodologia espressiva, muove i primi passi, essa risente in modo determinante dei linguaggi che l’hanno preceduta, o l’hanno vista nascere, facendole un po da balia.
E’ stato così per la pittura nei confronti della fotografia, per la fotografia nei confronti del cinema, del cinema per i videogiochi o per i videoclip, dei fumetti per i videoclip, etc.. etc..
Quando uscirono i primi videogiochi, gli Space Invaders, l’ispirazione, il riferimento, i richiami erano chiaramente volti al maggior film di successo di quel periodo e alla saga conseguente, Guerre Stellari.

L’avvento dei computer, il progredire delle tecniche e dei tecnici, il cambiamento dei target e la conseguente variazione delle commesse pubblicitarie, ha fatto sì che il segno grafico dei videogiochi (i fumetti in realtà lo avevano già fatto) acquistasse la propria autonomia creativa e la propria dignità semantica, ribaltando il rapporto di subalternità, con il cinema.
Ecco quindi nascere nel tempo film chiaramente ispirati ai videogiochi, il primo è stato Supermario bros, (1993), e il più famoso Tomb raider. (2001)

Lo stesso iter, anche se con sfumature diverse, è accaduto con i videoclip.

 In genere quando si vuole sminuire o criticare un film lo si accusa di avere un’estetica da videoclip, intendendo con ciò un montaggio spezzato, accelerazioni e ralenty improvvisi, assenza di storia, riprese che fungono da semplice accompagnamento alle musiche, volentieri condite con primi piani di tizie scosciate impegnate in coreografie improponibili.

Capita a volte però di vedere dei capolavori.

È il caso dei video del gruppo rivelazione dei Sigur Ros. Scoperti e lanciati da Bjork, che inserì un loro brano nella compilation che celebrava i 50 anni di indipendenza, questo gruppo islandese considerato l’erede dei Pink Floyd, è esploso rivoluzionando anche la classica durata dei brani e dei videoclip oramai tarati sui tre minuti e mezzo massimo, mentre i video dei brani durano 8,9 minuti come dei cortometraggi d'autore.

 Strana terra l’Islanda Indipendente dal 1945 e dominata per 600 anni dalla Danimarca ha prodotto un fermento culturale capace di sfornare in dieci anni due artisti del calibro di Bjork e Sigur Ros.
Quando si guardano i video dei Sigur Ros il primo pensiero che si ha è che le musiche siano state composte per accompagnare i video e non il contrario. Essi hanno sviluppato una poetica filmica che è possibile riconoscere in tutti i loro video, nonostante siano stati affidati a registi con registri espressivi molto diversi tra loro.

Un esempio di diversità stilistica tra tutti, è il video del primo brano Untitled 1 dell'album "()" affidato alla regista italiana emigrata in Canada Floria Sigismondi.

Il video inizia con una normale ricreazione in una scuola elementare con immagini sgranate e primi piani dove il maestro controlla i bambini, i bambini si vestono, ma dopo le sciarpe e i cappotti si mettono le maschere antigas, per uscire in un pianeta con un tramonto rosso fisso, coperto da una spessa coltre di fuliggine. questo mondo non turba i bambini che giocano e ridono attraverso le maschere fino a quando...

 

I bambini sono i protagonisti di tutti i loro video anche di Hoppipolla dove un simpaticissimo gruppo di attempati vecchietti, suona i campanelli e poi scappa, fa la guerra con spade di legno e i palloncini pieni d'acqua, e salta nelle pozzanghere (traduzione della parola Hoppipolla). Ogni video narra una storia compiuta con delle scene commoventi ed emozionanti, affrontando grandi temi, come l’omosessualità tra adolescenti di Viðar vel tl loftárasa (oggi è una buona giornata per gli attacchi aerei) l’inquinamento del futuro(untitled 1), la vecchiaia, la morte.
 
Le atmosfere sono speso sospese come nei ricordi lontani o nei sogni senza tempo, grazie ad una fotografia mai invadente come nel dolcissimo video Svefn-g-englar (gli angeli notturni) interpretato da una compagnia teatrale formata da disabili affetti dalla sindrome di Down.

Ma sempre con un proprio linguaggio poetico riconoscibilissimo fatto di ralenty (non spezzati) primi piani o campi lunghissimi in cui si vede un Islanda magica, come nel video Glòsòli
 
(quanto vorrei un regista capace di riprendere la Sardegna così).

P.S. questo articolo si intende scritto con la filosofia di wikipedia, chiunque ravvisi delle imprecisioni, o voglia apportare correzioni, può farlo.

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